Cap. 25 - Siamo una famiglia

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E vivere l'esperienza del parto da ostetrico era tutto diverso. Vivere quell'esperienza in prima persona era stato così immenso da essere descritto come terrificante, emozionante e soprattutto pieno di gioia allo stesso tempo quando senti l'altra tua metà sussurrare incredulo, incapace di fare il forte e quindi con gli occhi lucidi, "sono stupendi" mentre le voci dei neonati che avevi nella pancia fino a qualche secondo prima riecheggiano nelle tue orecchie.
«Che facce hanno?» non si ricordava di aver fatto una domanda simile, lo apprese dall'audio del filmino fatto da Derek che aveva risposto con un "credo non siano felici della stanza operatoria: piangono e si tengono per mano" «Allora stanno bene» aveva aggiunto senza troppo nesso, ma insomma: era stato pesantemente narcotizzato con i medicinali, visto che l'anestesia localizzata non aveva fatto effetto e non voleva una totale: che ogni tanto delirasse era normale.

E li aveva visti per meno di un minuto, quando l'infermiera glieli avvicinò al viso, prima che li portassero via per accertamenti con Derek che era voluto rimanere inizialmente con lui, ma che poi aveva ceduto alle sue minacce da persona non lucida ed era andato nella saletta neonatale dove li stavano visitando. Stiles si era addormentato una volta solo, mentre lo ricucivano.

Si svegliò nella stanza, accanto al letto la culla coi suoi due bambini. Nessun nome ancora sul lato, ma due etichette: una rosa e una azzurra.

«Olivia e Oliver» disse, sorprendendo il moro, suo padre e Melissa che erano arrivati mentre era in sala cesario «Derek, ti piacciono?».

Il moro gli andò subito vicino «Ehi, amore. Ben svegliato» disse, rivelandogli che il sushi sarebbe arrivato per cena, visto che era quasi pomeriggio «Non scherzavo, loro stanno dormendo, vuoi che ti passi il gemello B».

«Perché il B?».

«Perché A ha preso da te mi sa» intervenne suo padre, ricordandogli che nei primi mesi di vita ogni volta venisse svegliato, anche solo per fare la poppata, si arrabbiava e piangeva «Ricordo ancora come con il broncio ciucciavi il latte, come se ti avessimo fatto un dispetto».

«Oh, ma andiamo» disse corrucciandosi «Questa non può essere vero. Lo sanno tutti che amo mangiare, mangerei anche da addormentato».

«Sì, dopo i due anni fu così» gli svelò.

«Questo è un gioco impari» affermò, riuscendo con il pronto aiuto di Melissa e Derek a mettersi seduto «Oh, sì, il cuscino sotto le gambe sì» asserì con fare sollevato «Comunque sono anche i miei bambini, non potevate aspettarvi che non prendessero nulla da me» disse con fare ironico, accettando il bacio sulla fronte che Derek gli lasciò.

«Per fortuna che è così» disse il moro, voltandosi verso la culla e prendendo la piccola in braccio che neppure si scompose «Non è bellissima?» chiese e mentre lo sceriffo filmava la scena, gli mise la neonata tra le braccia «È perfetta».

«Già, è perfetta» affermò, tenendola con la giusta cura e passandole una mano tra i capelli matti scuri «Chissà se avrà i tuoi occhi?».

«Meglio abbia i tuoi, ha già il colore dei miei capelli»rispose, girandosi subito ai versetti che vennero dalla culla «Oh, qualcuno non è felice di rimanere da solo» commentò con tono amorevole, andando a sollevare anche il loro maschietto «Ehi, ti manca la tua sorellina?».

«O forse vuole conoscere di persona chi l'ha ospitato per nove mesi» parlò dalla soglia della stanza Isaac, mentre teneva per mano Mel.

«Posso vedere i miei nipoti?» domandò invece Scott, facendosi largo nella stanza con gli occhi già umidi nell'incontrate lo sguardo stanco e felice di Stiles.

«Sì, anch'io voglio vedere i miei cugini!» esclamò la bambina, quasi fremendo per venir lasciata dalla presa del padre «Non lo tocco, guardo solo» promise.

Our FOREVER [COMPLETA da revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora