Capitolo III - Gli dei

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Mi svegliai e andai a scuola. Mia cugina mi accompagnò in classe.
《Ciao Alexis》mi salutò.
《A dopo Jenn》
Entrai in classe, ma la lezione fu interrotta di colpo. Delle creature comparvero dal nulla. Erano meravigliose, sembravano eteree.
Parlavano l'inglese con un accento stranissimo, non lo avevo mai sentito.

《Noi siamo ninfe, creature degli dei ai quali è dovuta la creazione di tutto. Essi erano quattro: il grande Niehl, il possente Phylis, il saggio Lhokar e la vitale Astraea. Siete stati forgiati dai tre fratelli e Astraea vi ha dato vita. Inchinatevi a loro e sarete risparmiati.》
La maggior parte dei ragazzi scoppiò a ridere, alcuni le guardarono scettici. Io mi alzai e mi avvicinai timidamente a loro.
《Perché erano quattro? Ora quanti sono?》domandai.
《Sono tre. La vitale Astraea è morta, lasciandoci soltanto le sue lacrime di fuoco. Il fuoco è vita, la stessa vita che scorre in voi e in tutti gli esseri viventi.》

Gli altri continuavano a ridere, io mi sentivo un po' stupida, ma credevo alla loro assurda storia. Rimasi lì, esitante, indecisa su cosa fare e chi seguire.

《Gli dei non esistono. Se anche fosse, ci hanno abbandonati da millenni.》gridò qualcuno.
Loro lo fulminarono con uno sguardo, tesero le braccia verso l'altro e ci trovammo in una sala immensa. Era adornata con statue, specchi, quadri e decorazioni di ogni genere. Su un lato c'erano tre enormi troni, sui quali sedevano tre uomini. Avevano fattezze divine... ma certo. Quelli erano gli dei. Appena giunsi a quella conclusione, caddi in ginocchio e chinai il capo. Nemmeno io capivo cosa mi avesse spinta a reagire così, la mia mente aveva smesso di funzionare appena avevo visto le ninfe, mi affidavo all'istinto. Mi sentivo piccola davanti alle tre divinità. Sentivo lo sconcerto dei miei compagni e dei professori. Alcuni si inchinarono come avevo fatto io, altri ancora non credevano ai loro occhi.
《Mio Signore, non credono alle parole. Li abbiamo portati al vostro cospetto perché capiscano.》
《Miscredenti》urlò il dio seduto in centro. Era il più grande, emanava una luce bianca.
《Non tutti, mio signore. C'è ancora chi giudica.》
《Lo vedo. Venite avanti.》
Io e il resto della classe avanzammo fin quasi ai loro piedi. Mi incutevano timore, rispettavo quegli dei. Ne sentivo la forza, emanavano un'energia tangibile, reale. Non si poteva ignorare. Avvertivo nei miei compagni la stessa paura.
《Umani, voi ci avete dimenticati e ignorati per secoli. Era stata decisa la vostra punizione, ma nostra sorella ha voluto proteggervi. Perciò, anziché distruggervi, faremo tornare tutto come un tempo, quando sapevate di noi e ci rispettavate e temevate. Inchinatevi davanti a noi, adesso. Perché noi siamo gli dei, i creatori.》
Ancora una volta caddi in ginocchio senza neppure pensarci. Dopo di me, anche altri si decisero a inchinarsi, ma alcuni continuavano ad essere scettici. Ebbi paura per loro, in qualche modo sapevo che gli dei non sarebbero stati clementi.
Phylis allungò un braccio e coloro che erano in piedi sparirono sotto il nostro sguardo, annientati. Lhokar aprì le braccia e mi si aprì la mente. Compresi tutto ciò che riguardava gli dei, capii di trovarmi davanti ai creatori. Lhokar si alzò poi dal suo trono e guardò ognuno di noi attentamente.

《C'è una sacerdotessa tra loro. Discende da grandi sacerdotesse antiche. È questa ragazza.》disse il dio fermandosi proprio davanti a me. Era di me che stava parlando? Com'era possibile?
《C'è altro?》
《No》
《Ragazza, alzati. Qual'è io tuo nome?》mi chiese. Io mi sollevai da terra e alzai lo sguardo per incontrare il loro.
《Sono Alexis, mio Signore.》
《Bene Alexis. Le ninfe ti affideranno alle sacerdotesse e imparerai tutto ciò che devi sapere. Andate.》

Mi allontanai insieme alle due ninfe. Camminavamo per i corridoi dell'enorme palazzo. Salimmi alcune rampe di scale e ci ritrovammo in una grande sala occupata da statue di materiali pregiati raffiguranti le quattro divinità. Istintivamente puntai lo sguardo sull'unica figura femminile.
《Questo è il tempio. Appena saprai di quale dio sei sacerdotessa, verrai qui per studiare i riti.-continuammo a camminare- Da questa parte ci sono gli alloggi. Inizialmente condividerai la stanza con tutti gli altri sacerdoti umani. Se ti distinguerai, cambierai stanza e andrai con sacerdoti del tuo livello. Femmine e maschi vivono insieme, ma svolgono funzioni diverse.》

Si fermarono davanti ad una porta in fondo al corridoio.
《Risiederai qui. I pasti saranno serviti in camera. Verrà un sacerdote per chiamarvi quando sarà il momento, fino ad allora rimani nella stanza.》
Aprirono la porta ed entrai. La camera era molto grande, al suo interno c'erano due file di letti lungo le pareti e un lungo tavolo basso in centro. C'erano due ragazzi che parlavano, dovevano avere all'incirca la mia età.
Entrai e le ninfe chiusero la porta alle mie spalle. Scelsi un letto in un angolo isolato e mi ci buttai. Mi guardai meglio intorno. A differenza di tutte le sale che fino ad allora avevo visto, quella stanza era disadorna, ma era comunque elegante, maestosa. Il pavimento era in marmo pregiato e le pareti bianche.

I due ragazzi mi chiamarono.
《Ciao. Noi siamo Tristan e Mike. Tu sai perché ci troviamo qui?》
《Non ve l'hanno detto? Noi siamo... sacerdoti, credo. Così hanno detto.》
《Cioè, siamo preti? No, grazie.》
《Non preti. Avete visto i tre dei? Direi che è completamente diverso da come si pensava.》
《Dei? Come Zeus o Afrodite? È assurdo.》
Spalancai gli occhi, ricordando ciò che avevano fatto a chi non credeva. Non mi pareva il caso di provocarli.
《Zitti, non dite niente del genere. Ho visto scomparire metà della mia classe perché non si erano inchinati. Ma non sono quegli dei. Sono tre: Niehl, Lhokar e Phylis. C'era anche una dea, Astraea, ma non l'ho vista. Le ninfe dicevano che è morta, non lo so. Hanno detto che siamo sacerdoti e che resteremo qui, in questo tempio. Ma vi rendete conto? Gli dei! Ma non capisco cosa abbiamo di tanto speciale. Siamo solo dei ragazzi.》
《Cosa vuol dire che resteremo qui? Le nostre famiglie, i nostri amici, che fine faranno? Non li rivedremo più? Non possono separarci da loro!》disse con la voce carica di ansia.
Abbassai lo sguardo e sospirai. Mi sarebbero mancati.
《Lo hanno già fatto. Avete visto questo posto? È un vero labitinto. E se consideriamo che siamo comuni mortali... non abbiamo vie di uscita. Il nostro destino è segnato e non possiamo farci nulla.》
《Tu forse non farai niente, ma io non voglio mollare tutto per servirli.》
Tristan si alzò e si diresse alla porta, ma lo trattenni per un braccio.
《Tristan, fermati. Pansaci bene, quante possibilità hai di uscire vivo da qui? Uno più, uno meno, per loro non fa differenza. Ma la tua famiglia ha bisogno di te, vivo. Stai attento, impara a conoscerli e temerli, lo dico per il tuo bene.》
《Tu cosa ne sai? Come sai tanto di loro?》chiese dubbioso. Okay, era la prima volta che lo vedevo e gli stavo dicendo di abbandonare la sua famiglia, ma cercavo di avvertirlo. A pensarci bene, però, io avrei reagito allo stesso modo.
《Non lo so. Ma posso assicurarti che è meglio non farli arrabbiare.-mi avvicinai al suo orecchio- Come pensi che sia morta la dea? Sono immortali. Lei ci ha difesi, non ci riteneva inutili. È morta, non è tra loro, non l'hanno menzionata. Si sa solo che era loro sorella.》 sussurrai.
《Credi che siano stati loro?》
《Lo sento. Ho visto i tre dei, ma non mi sono sentita una loro serva. Ho visto la statua della dea, Astraea, e mi sono piegata a terra, ai suoi piedi. Lei era diversa da loro ed è morta. Chi potrebbe mai uccidere un'immortale?》

Tornammo a sederci sui nostri letti. Lentamente la stanza si stava riempiendo e verso sera ormai tutti i posti erano occupati. C'erano ragazzi da tutto il mondo. Cinesi, americani, egiziani, sudafricani, inglesi, australiani, tutti erano stati portati qui perché erano sacerdoti. Molti di loro non sapevano nulla degli dei, ma la maggior parte accettò la nuova realtà senza troppi problemi. Eravamo circa una quarantina, in prevalenza ragazze. Al calare della sera, ci venne servita la cena. Le ninfe portarono dei vassoi colmi di frutta e verdura di ogni tipo. Niente carne, ma per me non era un problema come per gli altri, visto che ero vegetariana. Gli altri ragazzi non sembravano pensarla allo stesso modo. Dopo una giornata senza cibo, però, anche i più riluttanti si arresero e iniziarono a mangiare. Era tutto delizioso, mangiai fino a scoppiare. Quando ebbi finito di cenare mi buttai sul letto e presi il cellulare dalla tasca. Con tutto ciò che era successo, mi ero dimenticata di accenderlo. Tentai più volte, ma lo schermo rimase nero. Lasciai cadere il telefono a terra, ormai inutile. Dovevano essere stati gli dei, volevano un ritorno al passato per tornare alla vecchia condizione. Mi srmbrava un po' eccessivo eliminare la tecnologia, ma protestare era pressoché inutile. Chiusi gli occhi e mi addormentai in pochi minuti.

Descendants - La Maledizione di AstraeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora