Capitolo XIV - verità

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Sentii una voce dolce, cantava una specie di filastrocca. Diceva:
Finalmente sei arrivata
A lungo ti ho aspettata.
Ma ora ti devo avvertire
È oscuro il tuo avvenire.
La dea è la tua padrona,
Ma la dea non perdona.
Ora scegli la via esatta
O la via della disfatta.
L'entrata è qui ma uscita non c'è
La scelta spetta soltanto a te.
Scegli ciò che è meglio per te.
Ma sii sveglia e guardati attorno
O perderai la via del ritorno.

Aprii gli occhi di scatto, non mi ero accorta di essere svenuta. Gli altri mi guardavano in attesa.
《Questo è l'ingresso, ma non ci sono uscite》
《Cos'era quella voce?》
《Non vi riguarda. Ho detto ciò che dovete sapere, il resto non deve interessarvi.》
Mi avvicinai al portale, ma il demone mi fermò prima che potessi attraversarlo.
《Come faremo ad uscire?》
《Ci penseremo quando sarà il momento di farlo, per ora non mi creo inutili preoccupazioni.》
Sospirarono e mi seguirono attraverso il portale. Oltre di esso si trovava uno spazio nero. C'era una strana nebbia violacea che si diffondeva lentamente nella stanza fino ad inghiottire ogni cosa e in alcuni secondi caddi priva di conoscenza. Sentii un'ultima frase:
"Vinci le tue paure"
Mi alzai vedendo che mi trovavo in un bosco. Soffiava un vento gelido che faceva vorticare le foglie secche intorno ai miei piedi. Gli alberi erano completamente spogli e tutto pareva morto. Il silenzio era assordante. Sentii un urlo straziante e, se non avessi riconosciuto la voce di mio fratello, sarei rimasta pietrificata. Ma era lui, ne ero certa. Quell'urlo era agghiacciante, terrificante. Iniziai a correre alla cieca inseguendo quella voce e presto incontrai mia madre, Jenn e i miei zii. Mi corsero incontro spaventati.
《Cosa succede?》chiesi.
《Scappa》gridarono loro superandomi.
《Perché?》
《Corri! Stanno arrivando》
Li seguii velocissima e avanzai in testa al gruppo, aprendo la strada. Ad un certo punto gli alberi si diradarono e sperai che stessimo uscendo dal bosco. Ma quando terminarono gli alberi rimasi bloccata, pietrificata dell'orrore. Cercai di andare a soccorrere mio fratello, ma i miei piedi erano bloccati. Volevo scappare, ma ero bloccata lì, non riuscivo a muovere un muscolo. Ma il resto della mia famiglia continuava ad avanzare, solo Jenn si fermò vicino a me. Caddi in ginocchio in lacrime, con le mani mi coprii la bocca per non urlare. Degli uomini circondavano mia madre e i miei zii, mentre quattro figure incappucciate si allontanavano dal corpicino squartato di mio fratello, il mio fratellini adorato. Come avevano potuto spezzare una vita così giovane, così fragile. E ora si stavano accanendo sul resto della mia famiglia. Mi coprii le orecchie, cercando di estraniarmi a quell'orrore. Fiumi di lacrime mi rigavano il volto e cadevano a terra, le piante che ne erano bagnate rinascevano. Quando anche gli altri furono morti, le quattro figure incappucciate mi si avvicinarono e si scoprirono il volto. Sì, volevo vedere chi fossero gli assassini, vendicare la loro morte. Ma fui sconvolta, perché conoscevo bene due di quei volti e non erano malvagi, non erano cattivi. Quei due volti erano il mio e quello del demone. Gli altri due non li conoscevo. Ma in quel momento i volti erano distorti dall'odio. Jenn mi guardò con orrore e si allontanò di corsa, scappando quanto più lontano. Guardai spaventata il mio volto.
《Tu sarai me, e ciò accadrà molto presto non temere. Questo è il tuo destino.》
《No! No, io non sono te. Questo non succederà mai, MAI!》
《Ne sei sicura? Perché io mi ricordo molto bene come ti senti ora, ma sappi che presto il tuo lato oscuro prevarrà e tu lo accoglierai. Non potrai farne a meno. E lo stesso sarà per il demone.》
《No. Finché io mi opporrò tu non esisterai e non diventerò come te. Non farò mai del male alla mia famiglia.》
《Shh. Io esisto già dentro di te e sto crescendo, non mi fermerai. Accetta quello che sei, accetta la tua natura di Discendente. Accetta la verità.》
Iniziai a vedere sfocato e mi risvegliai nella stanza nera. Intorno a me c'erano Dan e i demoni ancora svenuti e decisi di sedermi e riposare.

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Mi alzai e mi guardai intorno. Subito non capii dove mi trovassi, poi compresi di essere in una cella. C'era anche un custode che guardava triste il corpo di Astrea. Non capivo cosa stesse succedendo. Gli dei entrarono frettolosi nella cella, ma non si accorsero della mia presenza. Allontanarono il custode dal corpo.
《Cos'hai fatto?》urlarono.
《Damon cos'hai fatto? Te ne rendi conto? Uccidere una dea è inaccettabile! Non puoi fare una cosa del genere.》
Damon? Il mio stesso nome. Però eravamo completamente diversi, anche come razza. Continuai ad ascoltare.
《Dov'è lo scettro?》
《Non lo ha più, vi ha posto un maleficio. Chi lo toccherà perirà.》
《Dov'è?》
《Non lo so》
《Stupido custode. Tanto vale che dimentichi tutto.》
Uscirono dalla cella chiudendo la porta. Io li seguii.
《Cosa facciamo adesso?》
《Non parlerà. Sappiamo come sono fatti i custodi. È impossibile persuaderli.》
《Aspettiamo la discendente. Lei sarà disposta ad aiutarci.》
《E il custode?》
《Va punito》
《Come?》
《È troppo fedele per essere sprecato. Potrebbe aiutarci con la discendente.》
《Allora come?》
《Lo so io》
Tornarono nella cella e io li seguii. Non capivo molto di ciò che stava accadendo, mi limitavo ad osservare. Lhokar cancellò la memoria al custode e cambiò il suo aspetto. Fissavo incredulo il nuovo essere. Fissavo incredulo il demone identico a me. Indietreggiai davanti a quella stranezza.
"Ricorda" questa parola continuava a tornarmi in mente, era l'ultima cosa che avevo sentito prima di svenire. Non aveva senso. Gli dei se ne andarono e il demone (o il custode?) mi si avvicinò.
《Sì Damon, è così. Io sono te.》
《Non è possibile》
《Sì invece, accettalo. Gli dei ti hanno sempre ingannato e usato. Tu sei fedele ad Astrea, non a loro.》
《No. Almeno... credo di no.》
《Ti ricordi quando Astrea ti ha parlato nella cella, quando controllava il corpo di Alexis. Ti ha fatto un dono e ora puoi usarlo. Accetta la verità.》
Tutto divenne nero. Mi risvegliai nella stanza nera. Alexis era già sveglia, ma tutti gli altri erano ancora svenuti. Mi sedetti vicino a lei. Avevo bisogno di parlarle.

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Il demone si era svegliato e mi si era seduto vicino.
《Ehi. Possiamo parlare?》
《Dipende. Di cosa vuoi parlare?》
《Io non sono questo. Non sono il demone che hai sempre visto in me.》
《Ah no? E allora chi saresti? Sentiamo.》
《Non sono un vero demone. Prima della morte di Astrea ero un custode, un servitore di Astrea. Ma quando lei è morta ero presente e non l'ho tradita. Gli dei mi hanno punito togliendomi la memoria e rendendomi così.》
《E tu questo non lo sapevi》 dedussi. Lui annuì.
《È questo che hai visto prima?》
《Sì. Cos'era?》
《Non lo so. Forse una prova di Astrea.》
《Tu cos'hai visto?》
Mi rabbuiai. Non volevo pensare alla visione, anche perché avevo capito che era il futuro. Ma lui era parte di quel futuro e avrebbe dovuto saperlo. Fortunatamente in quel momento si svegliarono anche gli altri tre e mi allontanai bruscamente. Il demone mi prese per un braccio e mi sussurrò all'orecchio.
《Comunque anche io ho un nome. Mi chiamo Damon.》
Liberai il braccio e iniziai ad avanzare senza una meta precisa. Mi affidavo alle sensazioni. Di colpo mi bloccai.

Descendants - La Maledizione di AstraeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora