Capitolo VIII - lavoro

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Mi svegliai sentendo un'allarme e lo stesso fece Dan. Impiegai pochi istanti per capire. Non ero più al tempio. Ero in una stanza anonima, insieme agli altri umani. Era il momento di prepararmi per il lavoro. Aprii l'armadio e presi  il primo vestito che trovai, poi raccolsi i capelli in una coda alta. Controllai che il diamante fosse al suo posto e guardai Dan. Mi fissava, rosso in volto. Quando si accorse che lo guardavo distolse lo sguardo e finì di cambiarsi, poi uscimmo insieme dalla stanza. Seguii la mia famiglia fuori dall'edificio, in una distesa enorme di alberi da frutto.
《Cosa devo fare?》sussurrai a Jenn.
《Prendi una cesta, la devi riempire di mele. Lavora bene e in fretta.》
Presi una cesta e Dan fece lo stesso, ci avvicinammo ad uno degli alberi più vicini e salimmo sulla scala. Feci come mi aveva detto Jenn, ma era difficile mantenere l'equilibrio sui rami,  soprattutto su quelli più alti. Sistemai la cesta vicino al tronco e continuai a raccogliere le mele. Faceva caldo, il sudore mi imperlava la fronte. Dopo almeno tre ore, sentii il rumore di passi e mi fermai a guardare. Non avevo mai visto i demoni prima di allora e un po' mi spaventavano. Erano tantissimi. Ognuno di loro salì su un albero e mi affrettai a riprendere il lavoro. Si avvicinò a me e guardò la mia cesta quasi piena.
《È la prima cesta?》mi chiese. Aveva una voce roca e fastidiosa. Non lo guardai in volto: avevo sentito dire che erano esseri orribili, capaci di terrorizzarti solo con uno sguardo. Annuii piano. Il demone si voltò verso Dan e gli pose la stessa domanda.
《Siete troppo lenti. Lavorate più velocemente.》disse infine. Trassi un sospiro di sollievo e ripresi il lavoro. Dopo meno di dieci minuti avevo riempito la cesta. La afferrai e scesi lentamente dall'albero, attenta a non cadere. La lasciai alla base del tronco e andai a prenderne un'altra vuota. Tornai sul melo sotto lo sguardo attento del demone.

Quando finalmente terminarono le cinque ore ero esausta, non mi sentivo più le braccia. Scesi dall'albero insieme a Dan e il demone ci diede una tesserina. Aspettai che Jenn mi raggiungesse e mi feci guidare fino alla mensa.
《Come ti sembra il lavoro?》mi chiese lei.
《Quasi rimpiango il tempio》sussurrai rivolta a Dan.
《Quasi? Per me è meglio qui.》replicò lui.
《Vi conoscete?》chiese Jenn.
《Sì, era con me nel... ehm, prima. Lui è Dan. Dan, lei è Jenn, mia cugina.》
Lei guardò prima lui, poi me e alzò un sopracciglio. Io le tirai una gomitata e alzai gli occhi al cielo. Era incredibile, quella ragazza. I due si salutarono. Entrammo nella mensa e consegnammo le tessere per ricevere il pranzo. Ci sedemmo ad un tavolo libero e mangiammo rapidamente.
《Sai Jenn, avevi ragione sul cibo.》le dissi con una smorfia e lei rise.
《E quando mai io sbaglio?》Le sorrisi e scossi la testa.
《Quando si torna al lavoro?》
《Tra un'ora》
《Meno male. Ho bisogno di una pausa. Andiamo fuori? Qui dentro mi sento soffocare.》
Ci alzammo tutti e ci sedemmo sotto una quercia. Chiusi gli occhi e appoggiai la testa alla corteccia dura. Alla mia destra, il frutteto si estendeva a perdita d'occhio. Sull'altro lato, gli edifici della mensa e dei dormitori si stagliavano sulla piana come fantasmi solitari, immersi nel nulla. Il cielo terso era di un azzurro mai visto, come se anni di inquinamento dell'atmosfera non ne avessero mai intaccato la perfezione. I raggi del sole filtrati dai rami della quercia mi inondavano il volto di luce aurea. Nell'aria calda di mezzogiorno un leggero sbuffo di vento mi scompigliava appena i capelli e faceva frusciare le fronde del vecchio albero, piegava gli steli d'erba e danzava tra i fiori, che formavano qua e là chiazze di colore immerse nel verde brillante del prato.
Vidi il simbolo dell'occhio, lo stesso della mia ultima visione. Poi tutto divenne nero e, nel buio, riuscii a riconoscere solo il mio volto deformato dall'odio.

Aprii gli occhi di scatto e mi guardai attorno spaventata. Dan venne subito vicino a me e mi tenne ferma.
《Stai calma, c'è tua cugina. Non deve vederti così. Respira e tranquillizzati. Cos'hai visto?》 mi sussurrò.
《Non è niente. La stessa visione di qualche giorno fa. Semplicemente arrivano all'improvviso e mi spavento. Non è nulla, davvero.》
Si allontanò un po', senza però distogliere lo sguardo. Inspirai profondamente e chiusi di nuovo gli occhi, concentrandomi per dimenticare quell'immagine. Mi convinsi del fatto che non era una visione, che dovevo essermi sbagliata. Tornai a pensare ai simboli e mi guardai il braccio. Il livido era ancora al suo posto, iniziavo ad intravedere delle linee, ma era troppo confuso perché si capisse. Portai la mano alla gamba, dove tenevo il diamante, e sentii attraverso la stoffa la durezza della pietra, rassicurante.
Notai che i demoni circondavano il frutteto.
《Tra tutte le creature possibili, perché proprio i demoni dovevano occuparsi di noi?》mi lamentai sottovoce.
《Come sai cosa sono?》chiese Jenn.
《Ne avevo già visti un paio》 mentii. In realtà lo sentivo, semplicemente emanavano una brutta energia. A quanto pare, non mi sbagliavo.
《Siamo sicuri che non possano sentirci?》chiese lei.
《Non credo che possano. E in ogni caso, non sono affari loro. Il loro compito è controllare il lavoro, non spiare le conversazioni. Sarebbe un'aperta violazione del...》non terminai la frase. Forse era meglio non far capire quanto sapevo di Astraea. Dan mi guardò interrogativo e io gli feci cenno di aspettare.
《Cosa stavi dicendo?》
《Cosa? Oh, niente. Parlavo della privacy, ma non credo che ci sia ancora qualcuno che se ne preoccupi.》
I demoni ci richiamarono al lavoro e ci alzammo. Presi una cesta e tornai sul melo di prima. Dan mi seguì.
《Perché ti sei fermata? Qual'era il problema?》
《Non lo so, dobbiamo essere prudenti.》
《Secondo te quindi siamo ancora legati ad Astraea?》
《Sempre》
《Sei sicura di star bene? Sembravi sconvolta》
《Sto bene》risposi in modo un po' brusco.

Lo stesso demone della mattina si avvicinò e ci fulminò con uno sguardo. Tornai a lavorare rapidamente, lanciando un'occhiata a Dan. Anche lui aveva ripreso la raccolta. Sentii vicinissima la voce fastidiosa del demone e mi bloccai, sussultando per lo spavento.
《Sei nuova. Dove sei stata fino ad ora?》
Esitai. Perché si interessava tanto?
《Sono stata nel tempio》 sussurrai, sperando che mi lasciasse perdere.
《E per quale ragione?》
《Se posso permettermi, qual'è la causa di questo interesse?》
Mi sentivo terribilmente a disagio con quell'essere così vicino.
《In effetti no, non puoi permettertelo. Voi umani siete inferiori.》
《Inferiori o meno, noi siamo e saremo sempre i figli prediletti di Astraea》
Solo dopo che ebbi pronunciato quella frase mi resi conto dell'errore appena commesso. Portai una mano alla bocca.
《Alexis》mi rimproverò Dan. Io abbassai lo sguardo e sentii una mano fredda sul mio braccio. Mi ritrassi istintivamente, ma quel contatto non finì.
《Non sai che quel nome è proibito per chiunque non sia un suo sacerdote?》
Rimasi in silenzio. Ovviamente non potevo saperlo.
《Rispondi》
《Non credevo che fosse sbagliato nominare la dea a cui tutti dobbiamo la vita》
《E chi te lo avrebbe detto?》
《Le sue sacerdotesse, ovviamente. Chi altri?》
《E perché sei qui?》
Esitai un attimo. Cosa dovevo rispondere?
《C'è stato un errore, non dovevo essere nel tempio》
Si staccò da me e rimase zitto per alcuni minuti.
《Che non si ripeta questo errore. Ora non sei più nel tempio, devi rispettare le nostre regole.》
Scese dall'albero e io ne fui sollevata. Notai che stava parlando con un altro demone e ogni tanto accennava a me. Ripresi subito il lavoro, cercando di tendere l'orecchio per ascoltare la coversazione. Sorprendentemente riuscivo a capire ogni parola.
《È la ragazza di cui ci hanno parlato. Ne sono certo.》
《Dobbiamo controllarla e capire quanto sa》
《E assicurarci che stia tranquilla, che non cambi》
《Come possiamo controllarla da vicino?》
L'altro mi guardò per qualche istante.
《Non qui》
Si allontanarono e io rimasi con il fiato sospeso.
《Cosa succede?》mi chiese Dan.
《Niente》
Lui parve perplesso, ma non fece domande.

Cinque ore mi parvero eterne, ma infine ci fecero andare via. Mentre aspettavo Jenn, il solito demone si avvicinò a Dan e lo studiò per alcuni istanti.
《Seguimi》disse infine. Guardai il mio amico preoccupata e lui annuì, intuendo quello che volevo dirgli. Lo guardai allontanarsi insieme al demone che, prima di voltarsi, mi aveva sorriso. Odiavo quegli esseri. Mi trasmettevano un vago senso di inquietudine e mi pervadeva un senso di nausea in loro presenza. Finalmente Jenn mi raggiunse e la seguii fino alla mensa.
《Cos'è successo prima, con quel demone?》
《Oh, niente. Mi ha solo spiegato le regole.》
Lei non parve molto convinta, ma lasciò cadere il discorso.
《Dan dov'è?》
《Non lo so. Se lo sono portato via.》
《Cos'ha fatto?》
《Niente. Perché?》
《Se portano via qualcuno, significa che lo vogliono punire per qualcosa che ha fatto.》
Oppure gli vogliono parlare. Ma no, cancellai subito questo pensiero assurdo. Finimmo di mangiare e raggiungemmo le nostre stanze. Bussai alla porta di mia madre e mio fratello venne ad aprirmi. Mi salutò con un abbraccio e mi fece entrare.
《Lo sai che avevo proprio bisogno di te? Non riesco proprio a tradurre una frase.》
《D'accordo. Fammi vedere.》
Lo aiutai a finire i compiti e mi avvicinai alla porta.
《Buona notte, Alexis》-
《'Notte piccolo》
Uscii e tornai nella mia stanza. Dan non era ancora tornato e iniziavo a preoccuparmi. Decisi di farmi una doccia, quindi presi i vestiti e andai in bagno. Lasciai il diamante a terra vicino alla doccia e mi misi sotto il getto d'acqua calda. Mi lavai velocemente e mi vestii, poi sistemai la pietra sulla gamba e uscii dal bagno con i capelli ancora bagnati. Dan era seduto sul suo letto con la testa tra le mani. Mi avvicinai a lui.
《Cos'è successo? Cosa volevano?》

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