Capitolo IV - Astraea

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Due sacerdotesse vennero a svegliarci poco dopo l'alba. Ci portarono tutti quanti in una grande sala. Era riccamente decorata con statue e quadri dalla preziosa fattura. Ad ognuna delle quattro divinità era dedicata un'intera parete.
《Potete muovervi liberamente all'interno della sala, ma non dovete toccare niente》
Iniziai a camminare lentamente, al centro del locale, diretta alla parete opposta. Insieme a me c'erano quattro ragazze e due ragazzi, ma non badavo a loro. Guardavo solo fi sfuggita i quadri e le statue maestose degli dei che scorrevano di fianco, vedevo solo la grandezza delle opere che avevo davanti. Sentivo di dover raggiungere quella figura, ma non capivo perché. Quando finalmente giunsi a pochi metri dalla parete, mi fermai. Le mie ginocchia cedettero e mi ritrovai prostrata ai piedi della statua, anche coloro che mi seguivano si inginocchiarono. La statua rappresentava una figura femminile. Era l'incarnazione della bellezza, non avevo mai visto tanta perfezione. Se paragonati a lei, i fratelli parevano nullità. La loro spaventosa bellezza non aveva nulla a che vedere con quella figura, assoluta eleganza. I lunghi capelli incorniciavano i lineamenti dolci del volto. Sul viso era scolpita un'espressione severa, che difficilmente poteva essere conciliata con la dolcezza e la delicatezza della figura. Il corpo perfetto era valorizzato da un vestito degno di una regina, ma molto semplice. La fattura era tale da renderlo perfetto al corpo della dea, senza appesantirlo o sminuirlo. Era semplicemente perfetta.

La contemplazione della statua fu bruscamente interrotta da due sacerdotesse.
《Seguiteci. -lasciammo la sala- Questa è stata una prova, dovevamo sapere di chi siete sacerdoti. Dunque, da ora in avanti sarete servi fedeli della dea Astraea. Vi stiamo portando al suo santuario, dove lei riposa. Vi trasferirete in quella zona per comodità. A turno, di notte, farete la guardia al suo corpo e lo proteggerete al costo della vita. La sveglia sarà al sorgere del sole ogni giorno, il coprifuoco è al tramonto. Qualunque violazione degli orari sarà punita. Tutto ciò che vi verrà detto dovrà essere ricordato, ma non ne farete parola con nessuno esterno al tempio. Nella vostra stanza troverete una cartina di questa zona, dovrete studiarla e ricordarla sempre. Noi saremo le vostre guide in questo primo periodo. Astraea è la dea del fuoco, ma ella è anche vita e morte, amore e odio. Astraea è la padrona del destino, perciò è di vitale importanza il nostro ruolo. Noi dobbiamo comunicare con lei e diffondere le sue parole. Sacerdoti e sacerdotesse hanno funzioni diverse. Le sacerdotesse si mettono in contatto con la dea attraverso sacri riti. I sacerdoti interpretano le parole riferite alle sacerdotesse e diffondono i messaggi. Essere una sacerdotessa di Astraea significa essere pronta a sacrificare la propria vita alla dea. Essere un sacerdote di Astraea vuol dire conoscere profondamente la dea e saperla comprendere alla perfezione. Prima di cominciare, voi umani dovete purificarvi e tornare allo stato di pace originale. La pace interiore è il primo obiettivo da raggiungere. Non siete ancora pronti a godere della vista della dea. Dovrete affrontare alcune prove. -ci fecero entrare in una piccola stanzetta- State in ginocchio. Liberate la mente dai ricordi di tutto ciò che fino ad ora avete vissuto. Non vi muovete, non parlate. Verremo a chiamarvi a fine prova.》

Uscirono e noi sette rimasimo soli in quel piccolo locale. C'era un asse di legno grezzo, la sacerdotessa lo aveva indicato, che occupava quasi tutto lo spazio. La stanza era tanto angusta da impedirci di stenderci. Mi piegai sulle ginocchia e chiusi gli occhi, ripensando a tutti i momenti che avevo vissuto con la mia famiglia. Era lecito dimenticare le persone che mi avevano amata? Sicuramente mia madre era in pensiero, mio fratello doveva essere disorientato, ma sapevo che avrebbe capito. Era incredibilmente maturo per la sua età. Come potevo dimenticare i momenti felici? Ne sarei stata capace?
Eppure era mio dovere farlo, o almeno tentare, pur non capendone il senso. Uno ad uno li allontanai da me, ricacciandoli nel più remoto angolo della mia mente. Tutti i sorrisi, le lacrime, le bugie, le emozioni di una vita finirono con l'essere dimenticati. Le ore passarono nel silenzio più totale. Nel pomeriggio iniziai ad avere fame e sete, ma restai immobile. Le ginocchia mi facevano male, ma ignoravo il dolore. Per tutta la notte rimasi in ginocchio, con gli occhi chiusi. Cercavo di eliminare i ricordi, ma non potevo cancellare tutto e ricominciare da zero. Potevo soltanto evitare di pensarci, sarebbe stato lo stesso.

Descendants - La Maledizione di AstraeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora