Cheyenne's Chapter |7|

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Okay, quella settimana era stata la più lunga della mia vita, perché era stata in gran parte occupata dai miei vani tentativi di liberarmi di Alexander Florence. A volte poteva essere simpatico, ma il 90% del tempo era semplicemente una delle persone più rompipalle che avessi mai incontrato. Aveva la pessima abitudine di mettermi le mani sui fianchi e toccarmi i capelli, cosa che mi scatenava degli istinti omicidi che una volta mi avevano anche portata a minacciarlo di farlo stuprare da Judas se avesse continuato, ed era rimasto così scioccato che non mi aveva parlato pee addirittura 4 ore.
Poi, ovviamente, aveva ricominciato. Ma gli avrei permesso di venire alla mia festa, perché in fondo era amico di Andrew e Alexa.
Finalmente era arrivato il tanto atteso giorno della mia festa, notizia che si era sparsa in tutta la scuola, tanto che gli invitati, secondo i miei calcoli , sarebbero stati intorno ai 1500. Mi piaceva l'idea di una festa di quel tipo, ma allo stesso tempo mi metteva a disagio: e se mi fossi annoiata?
Gabriel's pov
Ero diventato una specie di stalker, e come tale, sarei andato alla festa di Cheyenne. Avevo saputo dal mio amico Alexander orario e luogo, ma il suo comportamento mi aveva un po' irritato, visto che l'aveva definita "quella bona". Eravamo amici dal suo primo anno alla Dreams Accademy, ed eravamo sempre andati insieme a caccia di ragazze..prima. Mi ero dato una calmata quando stavo con Camille, e adesso c'era Cheyenne. Non pensavo avrei più amato così. Ero molto incerto sui miei sentimenti, ma preferivo andare alla festa e tenerla d'occhio..non si poteva mai sapere. Speravo solo che Alexander avesse capito, e che non ci provasse con lei.

***
«SONO GIÀ LE TRE, CHRIS, DAMMI QUELLA MALEDETTA PIASTR..AHIA!» sentii Alexa sbattere proprio contro lo spigolo del muro, come faceva sempre. Chissà cosa avrebbe potuto combinare da drogata..me lo ero chiesta molte volte nel corso di questi 4 anni.
«GUARDA CHE LA PIASTRA CE L'HA JADE! NO ASPETTA, MARTHA!»
La situazione era più o meno di caos più totale: chi cercava la piastra, chi si era fatta male, chi si truccava e chi si era appena svegliata, come nel mio caso. Guardai le mie amiche stupita e assonnata, prima di ricordarmi perché mi avevano invaso casa: finalmente era il giorno del mio compleanno, quella mattina mi avevano sommersa di auguri e si stavano già preparando anche se la festa sarebbe iniziata alle 20:30, ma sapevo che saremmo arrivate lo stesso in ritardo.
E infatti..
«Stupido vestito, lo amo ma è davvero ingombrante..RAGAZZE, LA LIMOUSINE È ARRIVATA, MUOVETEVI!»
Sì, una limousine. Avevamo voluto fare le cose davvero in grande. Corsero fuori tra gridolini e schiamazzi, e mentre chiedevo la porta ebbi una fugace visione del mio riflesso nello specchio: i capelli erano sciolti, con le punte arricciate, ed un cerchietto molto discreto, con un po' di brillantini, a completare il tutto. Il trucco era deciso, e faceva sembrare i miei occhi cangianti, che quella sera tendevano al verde, ancora più intensi del solito. Il vestito mi piaceva tantissimo, e mi stava anche bene. Ero sicura di me stessa. Mentre mi avviavo verso la limousine, sorrisi con gli occhi lucidi.
Il viaggio sembrò velocissimo, cantavamo a squarciagola le nostre canzoni preferite e non ci accorgemmo neanche di essere arrivate.
Quando scesimo, euforiche, ci fu un momento di stupore generale, e tutta la folla ammutolì. Pensavo fosse per via delle mie amiche, quindi mi sorpresi quando tutti, persone sconosciute incluse, mi travolsero chiedendo di fare una foto e di rispondere alle loro richieste di amicizia su Facebook, complimentandosi per la scelta della location, del vestito, dell'acconciatura.
"Una festa può cambiare anche la tua posizione sociale" pensai.
Cercando di scollarmi tutti di dosso senza sembrare scortese, riuscii a scorgere Harry, Justin, Theo e Andrew, che dopo avermi fatto gli auguri (Justin mi guardoò di traverso, non penso si sarebbe mai abituato al mio colore di capelli) si diressero dalle rispettive fidanzate, e Edward. Rosso in viso, mi porse timidamente una rosa, e lo abbracciai: era davvero dolcissimo. In quel momento incrociai lo sguardo di Martha, che si affrettò a distoglierlo. Era molto strano, ma non ci feci molto caso, euforica com'ero.
Subito ci affrettammo ad entrare e a dare inizio alla festa: era tutto fantastico, la musica, le luci, la gente che ballava e si divertiva. La serata era fantastica e non faceva altro che migliorare, grazie anche alle mie amiche: non dimenticherò mai quando Christine, visibilmente ubriaca, tentò di provarci con una ragazza, con disappunto di quell'antipatico di Justin che però se la rideva più di tutti (sospettavo che qualche video sarebbe stato messo online l'indomani, Chris lo avrebbe ucciso), o quando Rose, in bilico sui tacchi, rischiò di cadere e frantumarsi qualche osso..fortunatamente, Theo la afferrò in tempo, evitando una catastrofe. Ebbi una specie di attacco isterico a causa delle risate che ci fece fare Judas, quando salì sulla pista da ballo rialzata, richiamò la nostra attenzione, probabilmente per fare un discorso:
«Signore e signori, sassy e poracci, volevo dirvi due parole, ovviamente si fa per dire, perchè due sarebbero troppo poche,a proposito di Cheyenne..-OH MIO DIO MA QUELLA RAGAZZA HA UN VESTITO B-E-L-L-I-S-S-I-M-O! Hey tu, come ti chiami? Sì, tu! Vieni qui, voglio sapere dove lo hai preso!»
Dopo ciò stavo praticamente collassando dal ridere, piegata in due mentre rischiavo di far cadere a terra anche le mie amiche intente a sorreggermi.Due ore dopo, mentre stavo ballando con un'ancora imbarazzatissimo Edward, qualcuno richiamò la mia attenzione toccandomi la spalla: era Alexander.
"Oh, no.." pensai, sapendo già che mi avrebbe recitato il suo vastissimo repertorio di complimenti, non so ancora a quale scopo. Probabilmente li diceva a tutte le ragazze che incontrava, perché sì, tra poco Alexander Florence ci avrebbe provato anche con le piante.
«Hey, bellezza!» mi gridò all'orecchio, cercando di sovrastare la musica spaccatimpani della discoteca.
«Ciao!»lo salutai, gridando anche io.
«Bella festa!»
«Grazie! Merito delle mie amiche che mi hanno aiutato a organizzarla!»
«Vieni, balliamo!»
«Ma..» cercai di replicare, ma lui mi stava già trascinando via, e io dovetti seguirlo, guardando Edward con sguardo implorante, supplicandolo di salvarmi dalle grinfie di quell'emerito idiota.
Dopo pochi secondi stavamo già "ballando", o perlomeno lui si stava strusciando su di me, cosa che non mi andava molto a genio, così cercavo di tenerlo il più lontano possibile, sforzi resi vani, perché per quanto mi sforzassi lui era più forte di me. Non mi rimase altro che fissare le persone intorno a noi chiedendo tacitamente aiuto, ma nessuno sembrava accorgersi di me.
«Bellezza, vado a prendere da bere, tu resta qui.» mi disse dopo forse mezz'ora.
Sì, come no. Dovevo scappare prima che tornasse.
Fu solo un momento.
Una delle luci illuminò per un momento una figura, un ragazzo alto, con un corpo atletico, appoggiato al muro, forse intento a nascondersi.
I suoi inconfondibili occhi color del ghiaccio mi trafissero per un momento, illuminati dalle luci della discoteca, e poi non lo vidi più.
Rimasi pietrificata, mentre i battiti del mio cuore acceleravano. Era lui.
«Eccomi» Alexander mi porse un bicchiere colmo di vodka, che accettai. La bevvi, ed il bruciore che si diffondeva nella mia gola e piano piano scendeva allo stomaco mi aiutò a riacquistare lucidità.
Mi si avvicinò e mi prese i fianchi, avvicinando il suo viso al mio.
«Mi piaci.» non esitò a dire.
La mia vista si stava lentamente annebbiando, ed ero sempre più incerta su quei tacchi vertiginosi, ma era sicuramente perché avevo sonno.
«Cosa?» gli chiesi, ridendo stupidamente. Quell'affermazione era divertente, non so perché.
«Mi piaci.»confermò lui con voce irritata ma stranamente soddisfatta.
«Ma a me piace Gabriel» lo guardai sorridente, come una bambina in attesa di un giocattolo.
Lui sogghignò.«Gabriel? Ma se non ti ama? Non ti vuole, e non ti vorrà mai.»
Diventai improvvisamente triste. Aveva ragione, a Gabriel non importava di me. Ma allora perché era venuto alla mia festa? Era lui quello che avevo visto?
«Adesso però vieni con me.» mi rivolse uno sguardo famelico e pieno di desiderio.
«No..»cercai di oppormi, ma le mie forze venivano sempre meno, cercai di gridare, ma la mia voce si perse come un'eco nella mia testa, e nessuno correva in mio aiuto, visto che erano tutti troppo occupati a ballare e divertirsi.
Alexander mi portò verso il bagno, stringendomi i polsi così forte da farmi male.
Gabriel's pov
Mi aveva visto, ma non mi importava. Dio, se era bella, sembrava una dea. Anzi no, era molto meglio, più la guardavo e più mi innamoravo di lei. Non so bene perché fossi venuto a quella festa, ma il mio sesto senso mi aveva semplicemente suggerito di andarci.
Qualcuno le sta portando da bere, chi è questo stronzo?
No. No, non lui. Alex? Lo stava davvero facendo? Con lei?
Cazzo, c'era troppa gente in mezzo a noi, e non riuscivo più a vederli. Decisi di far dimenticare a Cheyenne di avermi visto, sarebbe stata più felice in questo modo, così mi spostai attraverso la pista in attesa di vederla riemergere in mezzo a quella moltitudine di gente.
Passarono 5, 10, 15 minuti, e ancora non la vedevo. Preoccupato gettai all'aria ogni precauzione e mi diressi verso Alexa che stava ballando con quello che probabilmente doveva essere il suo fidanzato:«Ciao, non fare domande, sì, sono venuto alla festa. Dov'è Cheyenne?»
Lei mi guardò attonita per un momento, e, probabilmente dopo aver constatato che non ero un'allucinazione, mi rispose:«Non lo so, è da un po' che non la vedo, in realtà. Era con..»
Sbiancò all'improvviso, facendomi raggelare il sangue nelle vene.
Alexander doveva essere ubriaco, e quando era ubriaco non ci si poteva proprio fidare di lui.
La guardai, poi cominciai a correre come un forsennato in direzione del bagno. La porta era chiusa.
«CHEYENNE! CHEYENNE, MI SENTI?»urlai con tutto il fiato che avevo in gola, ma lei non mi sentiva, dovevo entrare in quel cazzo di bagno, quindi mi feci indietro e abbattei la porta, furioso come non ero mai stato.
Non ci sarà mai modo di cancellare quella scena orribile dalla mia mente: brandelli di abito e ciocche strappate di capelli blu ovunque, la camicia di Alexander a terra, Cheyenne sul lavandino, mezza addormentata, che tentava di dimenarsi, e quel figlio di puttana che le lasciava baci umidi su tutto il collo, toccandola come non avrebbe dovuto mai fare.
Corsi verso di lui con le gambe che sembravano di piombo per quanta adrenalina avevo in corpo, e bastò solo un pugno, dritto al naso, ma no, decisi che si meritava di più, così continuai a prenderlo a pugni, aveva già un occhio nero, adesso un altro, il suo sangue schizzava ovunque, forse era morto, e forse sarebbe stato meglio così.
«GABRIEL!» sentii quattro paia di mani tirarmi indietro, ma io volevo continuare, fino ad uccidere quel bastardo che aveva osato toccare la mia ragazza.
«Gabriel..» sentii il suo grido strozzato più forte della musica da discoteca, più forte delle urla delle sue amiche in lacrime, più forte dei loro fidanzati che tentavano di tenermi.
I miei muscoli si rilassarono improvvisamente, vedendola lì, così piccola e indifesa. Senza pensarci due volte andai verso di lei, la presi molto delicatamente in braccio e dissi agli altri di congedare gli ospiti.
La festa era finita.

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