Era solo il quinto giorno alla Dreams Accademy, e mi ero già stufata. Non ce la facevo proprio ad alzarmi presto la mattina, perchè, anche i primi giorni, avevo così tanti compiti da essere costretta a farli di notte: ecco perchè amavo stare in sala ricreativa. Silenzio e concentrazione erano tutto ciò che mi servivano. Dopo le lezioni entrai nella sala, ma non c'era il solito silenzio: il ragazzo dell'altra volta stava suonando la batteria, completamente da solo, e suonava un pezzo magnifico. Non avevo mai prestato interesse alla musica, e mi accorsi di averla molto sottovalutata. Quel pezzo, per me che ascoltavo musica classica, era molto strano, ma anche molto piacevole. Osservai il ragazzo, che sembrò non accorgersi della mia presenza, così immerso nel suo mondo, libero da ogni cosa; ciò che avrei dovuto fare io: lasciarmi andare, non badare all'opinione delle persone. Ma non ce la facevo. Molti potevano pensare che, con i miei capelli blu ed i miei piercing, io potessi essere la persona più menefreghista del mondo, ma si sbagliavano. Cercavo di essere me stessa, e ribadivo a tutti che non mi interessava l'opinione altrui, ma non era sempre così. Ero una contraddizione vivente: una ragazza dark, con capelli colorati, trucco pesante e vestiti scuri, ma che stava attenta in classe, studiava, ascoltava musica classica, ed aveva un'infinita passione per l'arte. Ero troppo complicata, e forse era per questo che non piacevo a nessuno.
Immersa in questi pensieri, non mi ero accorta che il misterioso ragazzo aveva finito di suonare, e mi guardava. Incerta, mi avviai verso di lui, e riuscii a dire solo:«sei bravissimo.»
Lui mi guardò sorpreso, e disse, guardandomi:«wow, mi aspettavo che mi dicessi tutto, ma non questo. Beh...grazie.» Arrossì; forse, sotto quell'aria da sbruffone, nascondeva qualcos'altro.
«da quand'è che suoni la batteria?» «10 anni. Ho cominciato un po' per gioco, ma poi ho continuato, e mi è piaciuto.» «quando suoni sei libero. Nel tuo mondo. Esprimi con la musica più di quanto si possa dire a parole.»
L'avevo fatto, l'avevo detto.
«oh..ehm..sì, suppongo..»
Ecco, avevo sbagliato, facendo una figuraccia. Perchè non stavo mai zitta?
«lasciamo stare, non dovevo dirlo.» E feci per andarmene, sentendomi però tirare indietro. «no, no. Assolutamente. È solo che sono sorpreso, nessuno aveva mai compreso le sensazioni che provo quando suono, fino ad ora. Hai un grande spirito di osservazione. Come ti chiami?»
Wow. Pensava davvero tutte quelle cose di me?
«Cheyenne. Cheyenne Miller. E tu?»
«Gabriel Coleman. Come mai non ti avevo mai vista prima, in giro per la scuola?»
«oh, perchè sto quasi sempre in biblioteca. Studio arte.»
Parve spiazzato, sicuramente non collegando il mio aspetto a quello che studiavo, ma rispose:«oh, ecco perchè non ti ho mai vista. Lì non ci metto mai piede» E sorrise, un sorriso contagioso che investì anche me, e finimmo per ridere.
Ci guardammo negli occhi, e poi se ne uscì con:«mi dai il tuo numero?»
«c-cosa? Il mio numero?» Ero allibita. Dare il mio numero ad un quasi sconosciuto?
..perchè no?
Glielo diedi.
Tornata a casa, trovai un messaggio da un numero sconosciuto: doveva essere lui. C'era scritto "hey, bellezza" seguito da una emoticon. "Che stupido" pensai, non la finiva mai di flirtare. Ma mi piaceva ricevere delle attenzioni, una volta tanto, anche se non lo avrei mai ammesso. Risposi con un semplice "ciao, Gabriel", ma lui non sembrò scoraggiarsi, e anzi continuò: "ti andrebbe di vederci?"
Risposi con
"no, ci siamo appena lasciati :P
Ci vediamo domani a scuola"
Inviai, ed osai anche scrivere un "xx". Poteva sembrare un ragazzo superficiale, ma stavo iniziando a capire che non era così.L'indomani
Stessa routine di sempre: sveglia alle 06:45, mi lavai, mi vestii, mi truccai, pettinai i capelli ed ero pronta. Presi lo zaino, che in origine era blu, perfettamente in tinta con i miei capelli, ma che negli anni avevo disegnato da ogni parte, e mi avviai verso la scuola ascoltando "Boulevard of Broken Dreams" dei Green Day. Non era il mio genere, ma oggi sentivo di voler cambiare.
"Non sarà mica per Gabriel?" mi chiesi tra me e me.
Oddio, adesso ci si metteva anche il mio subconscio. No, non mi piaceva Gabriel. Una persona non può piacerti solo perchè sai già che è davvero brillante e piena di interessi anche se la conosci a malapena, e ti provoca una sensazione strana allo stomaco seguita da un improvviso rossore alle guance..o forse sì?
Va bene, forse un po' mi piaceva. Durante il tragitto verso la Dreams Accademy, ogni cosa mi ricordava lui: il cielo ancora di un azzurro pallido, così simile ai suoi occhi, il sorgere del sole, paragonabile alla sua libertà, qualcuno che mi abbracciava..
Ehi, aspetta, cosa?
«Ciao» pronunciò quella semplice parola con un tono così basso e sensuale che i miei ormoni fecero fatica a controllarsi.
«C-ciao, Gabriel» riuscii a dire.
Ci sciogliemmo da quell'abbraccio, anche se un po' mi dispiaceva, ma non volevo darlo a vedere. Mi si affiancò e riprendemmo a camminare, lentamente, come per rallentare il tempo che avremmo trascorso divisi a scuola.
«Allora, oggi è sabato, cosa fai stasera?»
«Beh, progettavo di stare a casa. Perchè?»
Mi guardò incredulo. «Ma no, tu stasera esci con me!»
«Cosa? Che? Io? No!» Non volevo..o forse sì?
«Sì che vuoi.» Rispose lui al posto mio.
«Stasera ti passo a prendere alle 7. A più tardi!» mi diede un rapido bacio sulla guancia e scappò senza darmi il tempo di ribattere. Rimasi impalata lì, in mezzo al marciapiede, a pensare al guaio in cui mi ero cacciata; non ero brava con i ragazzi. La mia pelle ardeva ancora nel punto in cui era stata sfiorata dalle sue labbra.
Riscuotendomi dal mio stato di trance, corsi immediatamente a scuola: c'era solo una persona che poteva aiutarmi in fatto di ragazzi.
Mi precipitai al 2° piano, in aula 47, chiamando a gran voce: «Martha! Martha! MARTHAA!»
Quest'ultima, sempre bellissima senza sforzarsi tanto, mi corse incontro, sorridendo:«Cheyenne! Ma cosa ci fai qui?»
La trascinai in fretta e furia fuori dalla classe, e confessai:«Mi..piace..beh, non proprio..cioè, sì..un ragazzo..e stasera..beh, ci vediamo.» non ero sicura che quello fosse proprio un appuntamento. «mi aiuteresti..?» la guardai interrogativamente.
Sul suo volto si dipinse un' espressione di pura felicità, e gridò, talmente forte che parecchi ragazzi che passavano di lì cominciarono a guardarla come se fosse pazza:«OH MIO DIO, HAI UN APPUNTAMENTO! CHEYENNE, NON POSSO CREDERCI! Ti aiuterò io, non preoccuparti! Dopo scuola, a casa mia!» Ed anche lei corse via senza darmi il tempo di ribattere, perchè sapeva che avrei rifiutato. Ma d'altronde, non avevo mai avuto un "appuntamento" con un ragazzo.. Valeva la pena provare, giusto?
Per tutta la giornata fui distratta da quel pensiero fisso: e se non gli fossi piaciuta?
Quando, dopo 2 ore di storia dell'arte, 1 di ginnastica e 2 di matematica che sembravano non finire mai, fui finalmente libera, mi precipitai all'ingresso, aspettando Martha. Eravamo amiche fin da piccole, le nostre madri erano come sorelle: avevano passato tutta la vita insieme, e ci avevano addirittura partorite a soli 4 mesi di distanza. Fin da piccole avevamo capito di essere diverse, ma era quello che rendeva il nostro legame unico e speciale. Avevamo fatto l'asilo e le scuole elementari insieme, ma poi i suoi decisero di trasferirsi, e non ci rivedemmo più, fino a quando, casualmente, ci incontrammo il nostro primo giorno del nostro primo anno alla Dreams Accademy. Avevamo ricevuto dalla vita il caso più bello che si potesse desiderare.
La aspettavo ormai da 15 minuti, dove si era cacciata? Il panico si stava lentamente impossessando di me. Sentii un nodo alla gola: qualcosa sarebbe sicuramente andato storto. Proprio mentre digitavo il suo numero sul cellulare, la vidi correre cerso di me tenendo tra le mani bottiglie di lacca per capelli, spazzole, piastre e accessori vari. Okay, ero decisamente terrorizzata.
Mi sorrise:«Scusa se ti ho fatto aspettare, ma queste cose serviranno se vuoi fare colpo sul tuo pretendente! Adesso andiamo!» mi prese per mano e mi trascinò via.
Cosa mi avrebbe aspettata quel giorno?