Capitolo 3

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Dopo quella serata, Abigail uscì solo un'altra volta con il gruppo della scientifica, ma Mac rimaneva a distanza o si comportava freddamente. Abby non capiva cosa stesse succedendo, se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ma più il tempo passava, più ne era convinta. Probabilmente aveva fatto capire che era interessata e lui non lo era; si diede della sciocca, di una ragazzina alle prese con la prima cotta... sebbene non fosse lontano dalla realtà, anche se non era più una ragazzina.

Le giornate passavano lente, e ogni sguardo mancato da parte di Mac era come una piccola ferita che si aggiungeva al suo cuore già tormentato. Cercava di concentrarsi sulle bellezze di New York, ma ogni angolo della città le ricordava lui. Si ritrovava spesso a fissare il telefono, sperando in un messaggio o una chiamata che non arrivavano mai.

Una mattina, un paio di giorni prima del suo rientro a Miami, Abby non riuscì a toccare cibo a pranzo. Don si era prodigato a cucinarle tutto ciò che sapeva le piacesse, ben sapendo che Abigail non fosse una grande cuoca. Ma lei non toccava nulla, e colto dall'esasperazione decise di tormentarla di domande finché non avesse deciso di rispondergli.

«Abigail, dimmi se stai bene.»

«Sì, sì, sto bene» disse fissando il piatto di pasta che ormai doveva essere gelido.

Don la osservò attentamente, notando le ombre sotto i suoi occhi e la pelle pallida. «Abigail? Parlami, sai che puoi dirmi tutto. Siamo amici da quando siamo nati praticamente, sai che non mi scandalizzo nemmeno se mi dici che sei andata in giro nuda. Oddio, quello un po' sì, dato che non sarebbe da te, ma sai che se posso aiutarti lo farei volentieri. Sei preoccupata per il rientro? Per quello che provi per Mac?» chiese lui con tono gentile.

Abigail gli aveva parlato del batticuore che aveva provato nei giorni precedenti e in quel momento se ne pentì amaramente, sapeva che sarebbero fioccate delle domande prima o poi. Nessuna risposta e la forchetta continuava a dividere gli spaghetti in due gruppi, ai lati del piatto come se fossero due piccole montagne.

«Abigail.»

Lei sospirò profondamente, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. «Sono preoccupata per Mac, sì. Forse ho fatto qualcosa di sbagliato, non mi rivolge nemmeno più la parola e io non lo so, magari ho sbagliato tutto. Avrei voluto baciarlo, quella sera, ma...» la voce le si spezzò, mentre continuava a guardare il piatto.

Don le prese la mano con delicatezza. «Vuoi che ci parli? Magari è preoccupato per un caso e non può parlarne con te.»

Abigail scosse la testa. «No, non è necessario. Penso di anticipare il rientro a casa a domani» ammise lei con un sorriso tirato che non raggiunse gli occhi.

«Perché? Volevo farti fare un ultimo giro domani per negozi e farti comprare qualche souvenir sciocco, sai, quelli di cui ti penti appena tornata a casa.» Sorrise, sperando di risollevarle il morale.

La bionda gli restituì un piccolo sorriso grato. «Ho semplicemente bisogno di stare a mollo nell'oceano. Lo shopping per quanto terapeutico mi ha fatto quasi andare in rosso con la carta di credito e non so nemmeno quando metterò tutta quella roba, so già che non li indosserò mai, non a Miami perlomeno.» Lanciò uno sguardo alle borse accatastate sul divano. C'erano un sacco di cose, jeans, maglioni, addirittura un paio di stivali.

Don la guardò con comprensione. «Non fare così, vuol dire che potrai tornare qui a trovarmi e hai già un armadio pronto per l'occasione. Sai che la porta è sempre aperta per te» disse stringendole la mano con un sorriso affettuoso, cercando di essere ottimista.

Appena sentì il telefono vibrare, Don si scusò e rispose. Dopo una breve conversazione, sospirò sonoramente guardandola. «Ascolta, io devo andare. Se vuoi, scaldati la pasta e fai un giro per la città. O magari vai a trovare Danny, non lo so.»

How to save a life [Italian Version]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora