Capitolo 11: Olpintir

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- Nome? – domandò il guardiano della porta.

- Lenx, figlio di Tibert. – rispose Lenx con prontezza.

Pioveva a dirotto, le gocce penetravano sotto le vesti dei viaggiatori stanchi e gelavano loro il corpo infreddolito. Ogni notte, fin da quando avevano smesso di viaggiare di giorno, aveva piovuto. Se avessero superato i controlli all'entrata di Olpintir, Nolan avrebbe potuto finalmente riscoprire che cos'era il calore.

Era passato da meno di un'ora il tramonto, e secondo le regole i viaggiatori non potevano entrare. Ma il guardiano di Olpintir aveva avuto pietà di loro per la pioggia, il buio ed il freddo, e aveva aperto loro le porte.

- Da dove vieni, Lenx? – domandò il guardiano, dallo sguardo indagatore e sospettoso.

Lenx mentì brillantemente: - Da Koll, un piccolo villaggio poco più ad ovest di qui. Sono venuto a trovare mio cugino, Vultek figlio di Kurt. Sicuramente lo conoscete... -

Gli occhi scuri del guardiano si accesero improvvisamente di interesse alle parole di Lenx: - Ah, il nostro Vultek, il socio dell'armaiolo! Certo che lo conosco, io conosco tutti quelli che vivono ad Olpintir, dal primo all'ultimo. E chi è questo? – domandò l'uomo, fissando il ragazzo nascosto il più possibile nel cappuccio, alle spalle di Lenx.

– Lui è mio figlio. – mentì Lenx, di nuovo.

Nolan sperava con tutto il cuore che l'uomo credesse alle parole di Lenx, e fortunatamente così andò, perché annuì distrattamente e rivolse la sua attenzione altrove.

- Portate armi con voi? – domandò il guardiano, osservando i bagagli apppesi in groppa a Tesper. Lenx sapeva che avrebbe fatto quella domanda, e sapeva anche che nessun guardiano si limitava a guardare i bagagli.

- No, nessuna arma. –

- Vi dispiace se controllo? –

- Fate pure. – disse Lenx, facendolo avvicinare al cavallo.

Il guardiano non avrebbe mai trovato la daga di Nolan, a meno che non avesse guardato sotto il mantello e i due strati di abiti del ragazzo, dove pendeva dietro la sua schiena, avvolta in un panno perché non ferisse il ragazzo e fissata con una cordicella alle sue spalle perché non cadesse. A Nolan non piaceva un granchè quella sistemazione, ma quello era l'unico modo per non farla trovare al guardiano, che si sarebbe certamente insospettito al vedere un'arma degli gnomi, se la avesse avuta fra le mani.

Il guardiano finì di frugare fra i bagagli in cerca di un'arma su cui porre un dazio, poi si arrese e disse: - Va bene, potete andare. Buonanotte! –

- Buonanotte anche a voi. – rispose Lenx, riprendendo le redini di Tesper ed avviandosi per il selciato pieno di pozzanghere, seguito dal ragazzo.

La strada risplendeva in parte per il lieve bagliore delle poche stelle non coperte dalle nuvole cariche di pioggia; ma per lo più era illuminata dalle luci delle case, addossate le une alle altre a ridosso di un selciato abbastanza largo per lasciar passare due carri.

Nolan seguì Lenx attraverso un infinita serie di vie, a volte più strette e a volte più larghe, fino a ritrovarsi in una grossa piazza, pavimentata con pietre larghe e ben levigate. Al centro vi era un grande fuoco, quasi spento dalla pioggia torrenziale, dietro al quale si intravedeva un grande edificio di pietra, torreggiante su tutte le altre case. Sotto i portici degli edifici affacciati sulla piazza vi erano delle botteghe, in quel momento chiuse, ma le cui insegne e mercanzie erano in parte visibili.

- L'edificio del governatore. – disse Lenx, indicando il maestoso edificio che Nolan fissava con curiosità. – Siamo quasi arrivati. Vieni. –

Atlas - Libro primo del ciclo degli eroi - Leggenda delle cronache di KyiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora