Chapter 15
Passano pochi minuti e decido di allontanarmi da Cameron. Troppe emozioni che non voglio e non sono capace di gestire. Soprattutto quando si tratta di lui. L'auto è circondata da un'aura di imbarazzo e il mio respiro affannato è l'unica cosa udibile.
«Uhm, vuoi venire da me o ti accompagno da Chloe?» mi dice visibilmente imbarazzato.
«Oh, posso venire da te?» cosa? Cosa ho appena detto? Appena mi accorgo di aver seriamente pronunciato quelle parole, spalanco gli occhi e inizio a blaterare velocemente, gesticolando, cercando di riparare la situazione e di nascondere l'imbarazzo, che, al contrario, aumenta ad ogni parola che pronuncio.
«Calma Breath. Va tutto bene. E, si, certo, andiamo da me. Non avevo neanche voglia di fare tutta quella strada per arrivare da Chloe» cerca di frenare il mio imbarazzo, ma non ci riesce.
«Si, certo, come vuoi» una risatina finta abbandona le mie labbra ed i miei occhi si precipitano a guardare le case che, finalmente, scorrono velocemente davanti ai miei occhi, quasi scomparissero.
Arriviamo finalmente e mi affretto ad aprire lo sportello e scendere da quella macchina, convinta che, se avessi parlato ancora, avrei terminato con il rendermi ancora più ridicola.
Ci avviamo verso la porta e, dopo averla aperta, sospiro rilassata. Nonostante sia la seconda volta in cui vengo in questa casa, non mi sento in imbarazzo.
«Posso usare il bagno?» chiedo, avviandomi verso le scale.
«Oh, sì, certo» si dirige in cucina. In realtà, quella del bagno, era solo una scusa per allontanarmi da lui. Io e Cameron ci odiamo. Credo che abbia usato quelle parole e che mi abbia abbracciato solo per comportarsi in modo educato e per non sembrare scortese ed insensibile. È strano da dire, ma vorrei tanto che Cameron fosse mio amico. Ma che dico?
No. No. No. No. No.
Non voglio essere sua amica.
Non voglio essere sua amica.
Non voglio.
Non voglio.
«Quanto posso risultare ridicola?» dico tra me e me.
Arrivo al bagno e decido di fare una doccia. Dopo un po' mi avvio verso la cucina. L'unica ragione per cui sono riuscita ad arrivarci è perché un meraviglioso profumo di pizza mi richiama.
«Nonostante ti odi, ho avuto la buona volontà di prendere una pizza anche a te» mi dice sorridendo falsamente.
«Sei carino quanto un dito nel culo» gli dico con nonchalance.
«Non cambierai mai eh?»
«Mai Cam»
Finiamo di mangiare e mi accorgo che non é stato tanto spiacevole. Abbiamo parlato e riso e mi va bene. Credo.
«Guardiamo un film?» mi chiede, voltandosi verso di me.
«Perché no» alzo le spalle.
Ci sediamo sul divano che, fortunatamente, mi sembra molto spazioso per entrambi.
«Horror?» mi chiede, facendo un sorriso raccapricciante.
«Non ti aspettare che sia una di quelle ragazze che ti salta addosso per la paura. Cambia metodo ogni tanto» gli sorrido falsamente e gli faccio un occhiolino.
«Touché» alza gli occhi al cielo.
Optiamo per "The last song". O meglio, io opto per "The last song".
Siamo a metà film e non mi sto annoiando per niente.
«Ti prego, usciamo da questa casa, prima che mi ammazzi» mi scongiura.
«Okok» alzo gli occhi al cielo.
Arriviamo in auto e accendo immediatamente la radio, guadagnandomi un'occhiataccia dalla scimmia che ho affianco.
«Che c'è?» gli chiedo con finta innocenza.
«Non. Toccare. La. Mia. Joline.» e improvvisamente scoppio a ridere.
«Joline? Davvero? Hai chiamato la tua auto Joline? Sei un idiota» e continuo a prenderlo in giro, imitando la sua espressione quando ho toccato la sua "Joline".
«Dove andiamo?» inizio a picchiettare le mie lunghe unghie sulla mia gamba.
«Non hai ancora imparato la regola del "non fare domande a Cameron quando guida e soprattutto se hai osato toccare la sua adorata Joline"» mi rinfaccia, voltandosi verso di me.
«Ti odio» alzo gli occhi al cielo.
«Nulla che le mie orecchie non abbiamo già sentito» continua a guidare. Finalmente l'auto si ferma e Cameron parcheggia affianco al "Joe's", spero sia un semplice bar.
Entriamo ed, immediatamente un odore di fumo mi arriva alle narici.
«Quando ho detto "cambia metodo", non intendevo questo» guardo disgustata una donna che si struscia su alcuni ragazzi.
«Con te non devo utilizzare metodi, perché non mi interessa» ed io gli rispondo con un gentilissimo e carinissimo dito medio.
«Che vuoi da bere?»
«Ti devo per caso ricordare che ho ancora diciassette anni e che per bere dell'alcol devo averne ventuno?» gli rispondo stranita.
«Ma qui nessuno sa che ne hai solo diciassette» alza gli occhi al cielo.
«Fai tu allora» gli rispondo, poco interessata e Cameron mi volta verso la barista, ma noto ugualmente un sorriso malefico espandersi sulle sue labbra.
«Due "Black Russian"» dice alla barista, che, ovviamente, ammicca verso Cameron.
«Entro oggi» le sorrido falsamente e mi guadagno un'altra occhiataccia. Vai così Breath!
«Acida»
«Non dirmi cose che so già» guardo Cameron con un evidente finto interesse.
Ci arrivano i cocktail ed io, ovviamente, lo bevo velocemente e tutto in un sorso. La gola brucia e la testa gira. È forte. Troppo forte.
«Ehi. Ehi. Calma Breath» mi dice ridendo Cameron.
«Fanculo» sussurro ancora un po' stordita.
Ma continuiamo a bere.
Ancora.
E ancora.
E ancora.
E mi ritrovo a ballare sul bancone senza ritegno. Cameron, anche lui ubriaco, ride, ed è bello anche così.
«Sei molto bello» gli dico, senza pensarci e subito dopo scoppio a ridere.
«Non dirmi cose che già so» mi imita, scoppiando a ridere insieme a me.
Dopo un po' usciamo dal locale, ubriachi e senza capacità di mantenerci in equilibrio. Non so con quale miracolo, ma arriviamo a casa di Cameron sani e salvi. Con un po' di difficoltà apriamo la porta di casa e andiamo ognuno per la propria strada. Lui si avvia verso la sua stanza ed io verso la stanza di sua sorella. Non ragiono e non so cosa sta succedendo. La mia parte razionale è completamente andata e, senza accorgermene, mi ritrovo difronte alla camera di Cameron. Non busso, non chiedo di poter entrare, mi apro la porta da sola e me la richiudo alle spalle. Cameron è senza maglietta e, da quello che vedo, riesce a gestire l'alcol molto meglio di me.
«Che ci fai qui Breath? Hai sbagliato stanza» mi dice, venendo verso di me, per accompagnarmi nell'altra stanza.
«Ma io voglio stare qui con te» gli dico mordendomi il labbro e ridendo subito dopo.
«Dai Breat-» non gli lascio terminare la frase che mi avvicino terribilmente a lui. I nostri volti si trovano a pochissimi millimetri di distanza e, nonostante, una piccola, minuscola, quasi inesistente parte di me mi dica di allontanarmi, io mi avvicino sempre di più.
«Cosa stai facendo Breath?» sussurra Cameron.
«Io? Niente» rispondo con un filo di voce, troppo occupata ad ammirare le sue labbra.
«Smettila prima di fare cose di cui ti pentirai» cerca di allontanarsi, ma ad ogni passo che fa all'indietro, io ne faccio uno in avanti.
«Non me ne pentirò» distolgo i miei pensieri dalle sue labbra e rivolgo il mio sguardo ai suoi occhi.
«Sei ubriaca»
«Gli ubriachi dicono sempre la verità»
«Ma tu sei troppo ubriaca»
«Meglio»
«Cosa mi fai Breath»
«Cosa?» affermo innocentemente.
«Mi fai impazzire»
«È il mio intento»
E non gli faccio pronunciare una parola in più, che avvicino le sue labbra carnose alle mie.
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badness||Cameron Dallas
FanfictionAmbiziosa, curiosa, attratta dall'oscurità, da ciò che non è in grado di capire, Breath, ama il mistero è tutto ciò che vi si associa, ma odia profondamente vivere nel passato e nei ricordi.. *parte della storia* «La piccola londinese odia Malibù eh...