Chapter 19

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Chapter 19
Non sono pronta né psicologicamente né fisicamente ad andare a quella cena. Incontrerò Cameron e sto sperando con tutto il cuore che in questa città ci sia un'altra famiglia con Dallas come cognome e che abbia un figlio maschio della mia stessa età. Quanto posso essere stupida? L'idea di doverlo incontrare, di dovergli parlare e far finta di niente, mi annoia particolarmente tanto. Odio fingere.
«Breath, sei pronta?» mio padre mi risveglia dai miei pensieri.
«No, per niente» gli rispondo, assumendo una posizione da malata sul mio letto.
«Breath sbrigati!» alza gli occhi al cielo e un gridolino esasperato fuoriesce dalle mie labbra.
Decido di alzarmi e di andare a fare una doccia veloce. Mi asciugo velocemente i capelli e chiamo mio padre.
«Cosa devo mettere?» gli domando visibilmente annoiata.
«Qualcosa di carino Breath! Fammi fare bella figura. Ti prego» mi scongiura e la mia voglia di indossare un semplice jeans con un maglione caldo aumenta.
Gli propongo degli abiti e lui li rifiuta tutti.
«Ho un'idea» mi dice felice ed esce dalla camera.
«Che ne dici?» ritorna con una scatola in mano e i ricordi non fanno che tornare. Un sorriso amaro adorna le mie labbra. Apro la scatola e ci ritrovo lo stesso vestito che avevo rifiutato all'età di 16 anni. Lo stesso vestito che ho odiato e amato così tanto. Quello che ricordi per sempre, non perché sia bello, ma per la persona che te l'ha regalato.
«Allora? Che ne dici?» mio padre mi guarda con un sorriso sincero, per la prima volta in tutti questi anni. E per pochi istanti rivedo il mio vero papà. Quello che mi ha amata incondizionatamente. Quello che ha fatto di tutto pur di rendermi felice. Quello che ho perso quel pomeriggio di quei lontani tredici anni. Quello che non dimenticherò mai. Ma la magia ci mette poco per sparire. E ritorno a quell'istante. Ritorno alla realtà, senza trovare alcuna via d'uscita. Non è cambiato. È rosso. Corto. Quella spaccatura perfetta e che lascia all'immaginazione il resto. Lo guardo e sorrido.
«Va bene» rispondo a mio padre, accennando un piccolo sorriso.
Decido anche di legare i capelli e metto un po' di mascara. Aggiungo una pochette nera e delle scarpe dello stesso colore. Scendo le scale lentamente e mio padre mi ammira con un sorriso sincero.
«La mia bambina» sussurra, cercando di non farsi sentire, ma non basta. Quelle parole mi rendono felice e triste allo stesso modo, perché so che è solo un istante, un piccolo istante di felicità tra noi due e subito dopo odio, indifferenza, nostalgia del rapporto che c'era e che non si potrà mai più ricostruire. Mi avvio verso la macchina.
«Sai Breath, ho deciso di farti vestire in questo modo perché i Dallas hanno deciso di organizzare una specie di evento intimo per pochi colleghi e le loro famiglie»
«Va bene» annuisco poco convinta. L'idea di stare in una stanza con genitori e figli perfetti, seri e noiosi non mi fa fare i salti di gioia, ma va bene così, non posso contestare e ritornare a casa. Mio padre parcheggia difronte alla casa alias palazzo dei Dallas, che ho visto già troppe volte ed, immediatamente, il respiro mi si blocca e l'ansia cresce ogni istante di più.
«Entriamo?» guardo mio padre e annuisco poco decisa.
Mi incammino verso il giardino assieme a mio padre e quando si ferma a parlare con un collega, mi fa segno di entrare senza di lui e dopo uno sguardo ricco di stupore, alzo gli occhi al cielo ed entro in casa. Mi guardo intorno e mi accorgo che ci sono una quindicina di famiglie, la luce è bassa, c'è una musichetta piacevole in sottofondo e nessuno, per mia fortuna, si è accorto della mia presenza.
«Tesoro, sei Breath?» mi ferma sorridendo una donna stupenda, sulla quarantina.
«Ehm. Si, sono Breath»
«Non sai quanto fosse immensa la mia voglia di conoscerti. Mi hanno parlato molti di te e soprattutto molto bene» mi sorride sinceramente.
«Sono Jessica Dallas comunque» ride, consapevole della mia totale confusione.
«Oh, piacere, Breath Moretz»
«Sei davvero una ragazza meravigliosa. Incredibile» e mi chiedo come sia possibile che da una creatura del genere sia nato quel demone alias Cameron.
«Scusami tesoro, mi stanno chiamando. Fatti trovare dopo, avrei voglia di conversare un po' con te» le sorrido sinceramente e annuisco.
Mi giro attorno e non lo vedo. Dovrebbe essere meglio così, ma in realtà non lo è. Mi incammino verso il bancone al centro della gigantesca stanza, per prendere qualcosa da bere. Immediatamente riesco ad individuare una bevanda alcolica e la bevo velocemente, sperando che nessuno mi abbia vista. Ci sono altre ragazze nella stanza e decido di avvicinarmici.
«Ciao» sorrido a tutte.
«Tu sei?» mi dice una bionda con un'espressione disgustata, che mi da tanto l'impressione di un'altra bionda rifatta, quale Cindy.
«Sono Breath, piacere» mi guardano con uno sguardo di sufficienza e ritornano a parlare, dimenticando quasi immediatamente la nostra conversazione, se può definirsi in questo modo. Decido di allontanarmi.
«Ehi» qualcuno mi trattiene per il polso e mi giro quasi immediatamente.
«Ci conosciamo?» riconosco l'unica ragazza bruna all'interno di quel gruppo.
«No, ma so che ti chiami Breath» ride, ma non la seguo.
«Senti, so che non ti hanno trattato nel migliore dei modi, ma io non sono come loro, non sono neanche loro amica. Mi amano solo perché mio padre è molto ricco» alza le spalle.
«Ah, va bene» mi sento in colpa.
«Sono Carly» mi sorride e ricambio.
«Scusami Carly, è solo ch-»
«Nono, non devi mica scusarti. Avrei reagito allo stesso tuo modo se mi fossi trovata al tuo posto»
Continuiamo a parlare e mi accorgo che Carly è una ragazza davvero simpatica.
«Mia madre mi chiama, ci vediamo dopo» ognuno prende posto al suo tavolo ed io cerco con lo sguardo mio padre. Lo trovo e mi avvicino velocemente.
«Papà dove dobbiamo sederci per la cena?» gli domando.
«I Dallas ci vogliono al loro tavolo» ed i miei occhi si spalancano velocemente.
«Cosa?» gli dico, ma lui è già seduto al suo posto. Per la prima volta in quella sera vedo Cameron ed il mio cuore fa un balzo.
Mi accorgo che l'unico posto libero è esattamente di fianco a lui.
Mi siedo, costretta.
«Come va?» mi chiede, senza però guardarmi.
«Bene»
«Sei bellissima stasera»
«Come sempre»
«Il nostro rapporto sarà così per sempre?» continua a non guardarmi.
«Perché? Adesso come è?» mi giro completamente verso di lui, per fargli capire che deve guardarmi, e con chissà quale miracolo, lo fa.
«Non ho voglia di fare spettacolo davanti a tutti Breath» mi giro verso gli altri e mi accorgo che nessuno ci sta guardando.
«Cameron smettila, davvero. Se non vuoi parlarne inventa scuse migliori e soprattutto che siano credibili»
«Allora andiamo di là Breath. Così ne parliamo»
«Non ho voglia di fare spettacolo davanti a tutti Cameron» ripeto le sue stesse parole e mi giro verso il mio piatto, intenta a guardare l'arrosto preparato dalla cuoca.
Tutti si alzano, nel frattempo che arrivi il secondo piatto ed io cerco con lo sguardo Carly, per non stare da sola, ma ovviamente non la trovo.
Decido di ritornare a sedermi e, al mio posto, proprio accanto a Cameron c'è una ragazza, credo si chiami Margaret.
Mi posiziono difronte ad entrambi, con le braccia incrociate. Cameron si accorge della mia presenza e si irrigidisce immediatamente.
«Ti serve qualcosa?» mi chiede la ragazza.
«È il mio posto» le sorrido falsamente e lei avvampa.
Arriva il secondo piatto e lei è ancora al mio posto.
«Vuoi alzarti o devo farlo io?» le dico con nonchalance.
«Siediti da un'altra parte, c'è posto»
«Eh no, Margaret, i posti sono assegnati e questo non è il tuo. Sei pregata di spostarti ed andartene» a mettersi in mezzo non è Cameron, come sperato, ma Jessica, sua madre.
«Oh, Jess, perché non far sedere Breath al mio posto?»
«Jessica, non Jess» e Margaret si accorge della figura appena fatta e si alza.
«Grazie Jess» le dico sorridendo complice e lei ricambia.
«Prego tesoro mio» mi sorride, riservandomi un occhiolino.
Mi siedo e mi accorgo dello sguardo di Cameron puntato su di me. Passano pochi minuti e Margaret torna.
«Non ti arrendi eh?» le dico. Tutti gli adulti si sono spostati in un'altra stanza, per ammirare gli spettacoli del palazzo Dallas.
«Mai» e si siede sulle gambe di Cameron, mentre lui, visibilmente indeciso sul da farsi, sposta lo sguardo tra me e Margaret. Il mio cuore si spezza per l'ennesima volta e decido di alzarmi e andare via. Sono stanca. Stanchissima di essere sempre la seconda scelta. La ruota di scorta. Esco dall'entrata e faccio un profondo sospiro. Qui fuori fa molto freddo. Troppo freddo. Qualcosa di caldo viene appoggiato sulle mie spalle e mi accorgo che è la giacca di Cameron.
Una lacrima scende sulla mia guancia e non ho il tempo di asciugarla che Cameron mi blocca le mani e appoggia delicatamente la mano fredda sul mio viso. Sussulto un po', ma dopo poco mi abituo al contatto. Altre lacrime scendono e lui si affretta ad asciugarle.
«Sono un coglione» e quelle poche parole sono abbastanza per farmi scattare.  Allontano il contatto della sua mano con il mio viso e lo guardo.
«Mi irrita tutto di te. Odio tutto di te. Tutto. Odio quando sei con altre persone, quando sei con qualcuno che non sono io, quando ridi con altre ragazze, perché so che io non ne sarò mai capace. Con me non ridi mai, con me non ti diverti mai e mi fa male, perché vorrei che tu fossi come sei con gli altri, perché vorrei che tu non mi odiassi così tanto. Vorrei che fossi stato autentico con me fin dall'inizio, che ti fossi piaciuta dal primo momento, che fossimo come tutte gli altri ragazzi che si piacciono. Ma non siamo così. Non è mai stato così con te. Eppure mi piace così tanto. Mi piace essere gelosa di te. Mi piace cercarti e non trovarti. Mi piace anche soffrire, se a farmi soffrire sei tu. Mi piaci tu Cameron. Tu e nessun altro» e immediatamente mi bacia. Un bacio lento. Pieno di passione. Un bacio dolce. E allo stesso tempo aggressivo. Un bacio bisognoso. Bisognoso di un qualcosa che ancora non so, ma va bene così. Se per poterne avere altri di questi baci, c'è bisogno del mistero, voglio mistero ancora ed ancora. Se fosse quello che vuole, lo eviterei, ignorerei, odierei davanti agli altri, ma quanto darei per averne altri di queste piccole illusioni che fra noi due possa andare tutto bene.

badness||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora