Chapter 20
Mi allontano, più confusa che mai.
«Perché?» gli riservo uno sguardo interrogativo.
«Perché ne avevo voglia Breath»
«Sai benissimo che non puoi sempre fare così Cameron»
«Si, lo so» un silenzio imbarazzante viaggia tra noi due e, quasi immediatamente, gli restituisco la giacca e faccio qualche passo in avanti, con l'intento di rientrare in casa.
«Sarà per sempre così?»
«Vorrei tanto risponderti di no, Cameron, ma non ne ho le forze e, soprattutto, non ho alcuna ragione per avere ancora fiducia in un miglioramento»
«Odio talmente tanto questa situazione»
«Che hai creato tu d'altronde.
Smettiamola Cameron.
Di prenderci in giro.
Non puoi capire da quanto aspettavo questo bacio, ma non può andare sempre così.
Non puoi baciarmi, farmi credere che potrà essere così da ora in poi e successivamente buttarmi di nuovo, come un oggetto»
«Lo so Breath.
Ma perché è così complicato? Non dobbiamo mica metterci assieme, ma provare ad andare d'accordo almeno.
Quanto vorrei che la nostra situazione non fosse così»
«Deve esserci volontà da entrambe le sponde però» lo guardo, per fargli capire che, questa volta, non scherzo.
«Lo so Breath. Ma pensa come sarebbe strano per le persone che ci guardano. Come è possibile passare dall'odio a...
A non lo so, ma è strano»
«Il vero problema sai quale è, Cameron? È che tu ti concentri più su quello che gli altri dicono, invece di pensare a quello che fa felice te. Cosa ottieni quando rendi tutti felici perché stai con la ragazza più popolare della scuola, ma che non rende felice te? Cosa? Ti senti appagato? Ti senti giusto? Dimmelo Cameron. Sei la persona più debole, stupida e superficiale che abbia mai incontrato»
«Lo so» e, immediatamente, il Cameron orgoglioso che si sarebbe presentato in una circostanza differente a questa, scompare e, finalmente, riesco a vedere il reale Cameron. Quello debole, ferito, deluso. Quello in grado di provare qualcosa. Di attivare quell'invisibile interruttore delle emozioni, sempre spento, sempre protetto da mura. Sono stupita. E mi sento anche un po' in colpa. Non volevo arrivare a questo. O forse sì.
«Non voglio che tu inizi ad amarmi dopo tutto questo odio, non voglio essere la tua ragazza o cose del genere. Vorrei solo conoscere il vero Cameron. Vorrei solo esserti amica, niente di più» gli dico quasi dolcemente.
Alza il volto e mi fissa, perso.
«Non è così facile per me Breath.
Non riesco ad aprirmi con una persona.
Soprattutto quando si tratta di te.
Non posso fidarmi di nessuno e non puoi capire quanto vorrei essere tuo amico, quanto vorrei ridere e scherzare con te, ma non posso.
Non ora» mi guarda con uno sguardo dispiaciuto, ma non mi fa niente. Non sono addolorata. Non mi fa pena. Non ci vedo tenerezza nelle parole che mi ha rivolto. Non ci vedo nulla. A parte un grosso rifiuto. Un rifiuto verso me e quello che avrei potuto dargli, quello che avrei potuto concedergli. Un enorme "NO" visibile a chilometri di distanza. Ma non gliene faccio una colpa, non posso.
Può farne quello che vuole della sua vita.
Se il suo unico pensiero è la popolarità, la reputazione che ha.
Se sono queste le sue uniche problematiche, va bene così.
Non ho neanche intenzione di trascorrere del tempo con una persona del genere.
Non ho più le forze per insistere.
Il desiderio di arrivare all'obiettivo, di aiutarlo, è sparito, quasi quanto la compassione che ho sempre provato verso di lui.
«Va bene così.
Perfetto» giro i tacchi e rientro.
Prendo la mia borsa e vado via, senza avvisare nessuno.
Ho bisogno di stare sola e di dimenticare questa serata con Cameron.
Ho bisogno di dimenticarle tutte in realtà.
Arrivo a casa a piedi e corro nella mia stanza, volendo solo dormire, sperando di dimenticare.
Una suoneria fastidiosa mi sveglia.
7:56.
Apro gli occhi.
È tardi.
Mi alzo dal letto di botto ed un mal di testa si fa subito sentire.
Ma non posso prendere altre pause.
Faccio una doccia rapidissima ed indosso le prime cose che vedo.
Non mi trucco neanche.
Arrivo a scuola ed una Chloe preoccupata mi si avvicina.
«Sei orrenda»
«Grazie Chloe» suona la campanella e le faccio segno che avremmo parlato durante la pausa. Per la prima volta in vita mia sono grata che la campanella sia suonata. Le prime due ore di letteratura inglese passano velocemente e mi avvio verso la palestra, grata che esista educazione fisica come materia di riposo. Arrivo agli spogliatoi e non c'è più nessuno. Una gioia insomma. Ma dura poco, dato che vedo entrare dalla porta Ashton. Sbuffo seccata.
«Breath, ciao» mi sorride, ma non sono in vena di ricambiare.
«Ashton»
«Hai una cera orrenda»
«Lo so» rispondo acida.
Forse fin troppo.
«Ehm, senti. Ricordi quando ti chiesi di uscire a mangiare qualcosa, una di queste sere»
«Mh, si» annuisco annoiata.
«Che ne diresti di stasera?» mi guarda con due grandissimi occhi da cucciolo e mi pento immediatamente di essere stata così antipatica nei suoi confronti, dato che mi ha sempre aiutata. Gli sorrido riconoscente e annuisco chiudendo gli occhi e maledicendomi.
«Si, va benissimo stasera»
«Perfetto, ti vengo a prendere alle otto» ha un'espressione così felice e sollevata, non posso dargli buca.
«A stasera» gli dico e, dopo esser quasi caduto ed aver imprecato fortemente, esce dallo spogliatoio ed un sospiro ricco di disperazione mi abbandona le labbra.
«Un genio Breath. Sei un grandissimo genio» mi rimprovero ad alta voce.
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badness||Cameron Dallas
FanfictionAmbiziosa, curiosa, attratta dall'oscurità, da ciò che non è in grado di capire, Breath, ama il mistero è tutto ciò che vi si associa, ma odia profondamente vivere nel passato e nei ricordi.. *parte della storia* «La piccola londinese odia Malibù eh...