Uscita

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- Perché questa domanda Fitzgerald ? -

- Niente  di che, volevo solo sapere se ti andava di fare una passeggiata al National Mall -

-Per me è okay. A che ora ci incontriamo la ? -

- In realtà volevo venire a prenderti per le sedici e trenta

- Okay a dopo ;-) -

Non risponde più. Credo che sia andato a vestirsi visto che mancano solo quindici minuti al nostro incontro. Non mi faccio prendere dal panico e cerco di restare calma il più possibile, mentre indosso abiti con i quali posso sembrare più presentabile. Skinny jeans, una lunga blusa grigia, che rispecchia il mio umore, e delle sneakers ai piedi, ecco il mio semplice outfit. 

Scendo le scale ad una velocità sovrumana per raggiungere, nel minor tempo possibile, l'ingresso; il cellulare, nella tasca posteriore dei miei pantaloni, vibra e capisco subito che Michael è arrivato, indosso un leggero cappottino ed esco di casa. 

Appena esco mi ritrovo davanti la figura di Andrew con un sorriso smorzato sul volto, un po' scolorito. 

<<Cosa vuoi Andrew ?>> 

<<Voglio scusarmi Elizabeth.>>

<<Non ho tempo, lasciami in pace, per favore. >>

Imploro con spavalderia il ragazzo che mi è sempre stato accanto riscaldando il mio cuore ferito; Michael ci raggiunge e con un gesto rapido mi afferra la mano e mi conduce verso la sua Maserati, che ha i finestrini oscurati.

Il viaggio verso il National Mall è molto silenzioso, si sente unicamente la dolce voce di Adele che canta Skyfall. 

<<Mi chiedo perché Andrew deve sempre irrompere nei momenti più inopportuni. >> Il suo viso è teso come le sue mani ormai pallide a causa della forte pressione esercitata sul volante dell'auto. Poggia la sua mano destra sul cambio ed io, con la mano sinistra, la raggiungo; accenno ad una presa resistente legando, come corde, le nostre dita affusolate che, ormai, si appartengono. Cerco di farlo rilassare, almeno un po'. L'auto improvvisamente si ferma e, solo ora, mi rendo conto che siamo arrivati a destinazione; abbandona la mia mano ed esce, insieme a me, dalla macchina.

Anche qui le foglie inondano il terreno rendendolo unico e coloratissimo; l'arancione, il giallo e il marrone, ormai, hanno seppellito il verde speranza del prato ormai secco. Il lago, al centro, è all'apparenza gelido e riflette perfettamente la lucentezza del Washington Monument. Michael prende dal piccolo bagagliaio una coperta abbastanza spessa, che probabilmente poggeremo per terra per sederci sulla riva del laghetto cristallino. Dopo una breve passeggiata, il quarterback stende la coperta su prato bruno; ci sediamo entrambi a terra ed iniziamo a parlare del più e del meno. 

<<Che ne dici della gita che faremo, per Natale, a Parigi? >>

<<Penso che sia una fantastica idea! >> La mia emozione e approvazione sono evidenti e Michael le nota sorridendo vivacemente. I suoi occhi sono molto luminosi, dolci,  e mi catturano lo sguardo proprio come delle calamite di carica opposta alla mia, entrambi veniamo attratti da questo legame indissolubile. Sulla sinistra noto il Lincoln Memorial. Il presidente Lincoln sembra guardarci intensamente attraverso i suoi occhi marmorei.

Ci stendiamo sulla coperta rossa e guardiamo il cielo plumbeo nel quale si vede uno spicchio di sole ormai bruno. Sento che la mano di Michael ha afferrato la mia e la stringe creando, successivamente, un contatto visivo tra noi due. 

<<Obbligo o verità? >>

Lo guardo negli occhi non capendo cosa sta dicendo, la sua frase, sconnessa da tutto, mi confonde i pensieri. Poi capisco. Mi sta chiedendo implicitamente di giocare ad "obbligo o verità" per ingannare, in qualche modo, il tempo. 

<<Verità! >>

<<Come immaginavi, quando eri piccola, una relazione? >>

<<Beh, pensavo che all'età di sedici anni mi sarei innamorata del principe azzurro, ma ora che sono più grande mi rendo conto che l'amore della tua vita lo troverai solo andando avanti, e per ora credo che il mio sogno non si realizzerà. Perché il principe azzurro non esiste. >>

<<Non credo perché io la mia principessa l'ho trovata ed è proprio qui. >>

Mi prende il mento con due dita il mento e si avvicina alle mie labbra sottili. Iniziamo a baciarci appassionatamente e, aiutata da lui, mi posiziono a cavalcioni sulle sue gambe, finché non sentiamo un'anziana signora iniziare a lamentarsi del comportamento irrispettoso di noi giovani canaglie, così decido di tornare a sedere sulla morbida coperta. Le nostre mani sono unite, nonostante tutto, nonostante l'imbarazzo provocatoci dall'anziana donna seduta sulla panchina alle nostre spalle. Tutto intorno il prato pieno di ciclamini bianchi che interrompono ogni tanto il susseguirsi degli stessi colori. 

Solo ora mi rendo conto del piccolo zainetto di tela poggiato sul bordo della coperta, Michael estrae dal suo interno due croissant leggermente abbrustoliti e due panini ripieni di roastbeef e formaggio; mi porge entrambi gli alimenti ed io inizio a stuzzicare il croissant ripieno di marmellata di agrumi. Assaporo il loro dolce gusto emettendo qualche leggero gemito di approvazione  suscitando in Michael una breve risata. 

Dopo la nostra breve merenda, mentre ci avviamo lungo il viale alberato, noto una ragazza che espone le due opere artistiche che ritraggono tramonti oppure, attraverso veloci schizzi, coppie di giovani innamorati. Allora stringo il braccio al quarterback e lo obbligo a correre verso quella stupefacente artista. 

<<Potresti farci un ritratto per favore? >>

<<Certo mettetevi pure dove volte, sono Valerie. >>

Il suo sorriso mi spiazza; così radiosa eppure questa ragazza è costretta a vendere i suoi meravigliosi quadri in un enorme parco pubblico. Non sembra essere molto più grande di me, porta i suoi lunghi capelli color rame legati in una croccia alta, porta un cappello alla francese color rosso fuoco, i tratti del suo viso sono molto dolci, resi soffici dalla sua paffutezza; sono quasi tentata a chiederle la sua età, ma non lo faccio, preferisco mantenere un velo di privacy tra noi. Afferra un pennello intriso di tempera nera e inizia a dipingere, con mano esperta. Attraverso la tela si notano, grazie alla fioca luce del sole, delle linee sinuose che vengono tracciate con una tecnica che sembra quasi casuale. 

<<Siete davvero carini. Da quanto state insieme? >>

Michael alle mie spalle si irrigidisce mentre io nego con la testa bassa. Valerie si scusa e diventa rossa in un attimo ritornando, poi, a guardare la tela. 

Dopo aver posato per circa venti minuti il ritratto è pronto e noi fremiamo dalla voglia, quasi assordante, di vedere questo capolavoro. La mia pelle chiara messa in risalto dagli zigomi scuri, ogni sfumatura è al suo posto; all'interno del ritratto noto Michael a fissarmi ed alcune mie ciocche di capelli gli coprono gli angoli del viso, il mio sorriso parte da un orecchio e raggiunge l'altro evidenziando la mia felicità. Mi volto ed incrocio lo sguardo felice del quarterback che è intento ad ammirare il dipinto oramai asciutto. 

<<Oh santo cielo, è meraviglioso! >>Sbotto io facendo spuntare sul volto della pittrice un'enorme sorriso, con tanto di naso arricciato. 

Michael porge dei soldi alla ragazza, che lo ringrazia; la salutiamo dolcemente e poi ci allontaniamo andando verso l'auto di Michael. 

Il profumo all'interno della Maserati ricorda molto una fragranza somigliante a Chanel numero cinque; il mio braccio sinistro è poggiato su un bracciolo di pelle, mentre intreccio le mie dita alle sue rendendo questo momento diverso dal solito, molto più intimo, molto più speciale. Il profilo del mio accompagnatore è ben definito. Le sue lunghe ciglia contornano gli occhi color verde smeraldo, non c'è alcuna traccia delle guance paffute che aveva quando eravamo bambini e lui giocava con Leighton. 

Il riflesso del sole sullo specchietto retrovisore mi acceca e mi porta a chiudere, molto lentamente, le palpebre portandomi poi a cadere in un sonno profondo.              

All this time ||H.S||Where stories live. Discover now