Ama te stesso

47 3 0
                                    

Ed è così che arriva un'altro venerdì. Sono più di due settimane che Michael non parla ne con mio fratello ne con me. Più di due settimane durante le quali neanche la presenza dei miei migliori amici è riuscita a tirarmi su. Secondo ciò che ha detto mio fratello, il quarterback non si è presentato agli ultimi sei incontri per gli allenamenti della squadra di football. Poche volte l'ho incrociato per i corridoi e non mi ha neanche guardata in faccia, ho pensato molte volte ad un suo pentimento, probabilmente non andrò al ballo d'autunno con lui; la tristezza nell'ultimo periodo mi ha assalita e, più spesso, i miei occhi erano inondati di lacrime amare. 

<<Forza Elize, non puoi abbatterti così per lui. Se ha fatto ciò che ha fatto, non merita le tue lacrime e la tua sofferenza. Quello stronzo non si rende neanche conto del male che ti ha fatto, che bastardo.>> Da quando Michael è scappato da casa mia quel giorno, Jessica continua ad insultarlo in malo modo. 

Mentre la mia migliore amica ed io camminiamo verso l'aula di filosofia, al secondo piano, inciampo e cado a terra; una mano mi scorre sulla schiena più volte facendomi provare dei dolci brividi. Appena mi giro verso destra noto dei boccoli scomposti color cioccolato che incorniciano perfettamente due occhi color giada; ci metto un po' a riconoscerlo e appena capisco che è Michael i miei occhi si fanno lucidi riempiendosi di indomabili lacrime pronte a uscire, rendendomi debole ai suoi occhi e davanti a tutti.

<<No, Elize non piangere, ti prego. Non ti merito, non ho mai voluto farti del male. Sei sempre stata il mio primo pensiero, non credevo di ferirti così.>> 

<<Non osare parlarmi miserabile! Ti odio! Se mi fossi resa conto prima di quanto sei stronzo non avrei mai accettato la tua proposta per il ballo!>> Mi alzo in piedi, aiutata da Jessica, e con passo svelto raggiungo la nostra piccola aula; dopo esserci sedute, aspettiamo pazientemente l'insegnante, che non tarda ad arrivare. 

<<Bene ragazzi, oggi Elliot esporrà la sua ricerca sui canoni di bellezza degli antichi greci.>> 

Un ragazzo alto e occhialuto si alza in piedi da un banco della prima fila; abiti casual e capelli spettinati di lato, un ciuffo castano gli copre l'occhio destro rendendolo molto affascinante. Tutto il suo abbigliamento concorda dandogli un'aria da sapientone e da perfettino, infatti durante l'esposizione della sua ricerca conferma il mio sospetto riguardante il suo modo di essere. Inizia il suo lungo monologo con voce flebile. Tutti gli occhi sono puntati su di lui e la sua ansia e molto evidente infatti continua a scompigliarsi i capelli con la mano. 

<<Gli antichi greci pensavano che per celebrare la bellezza bisogna fabbricare statue con misure perfette; queste regole di statuaria sono raccolte all'interno del "canone di Policleto" poiché lo scultore che lo ha ideato, ed oltre tutto era anche uno dei massimi artisti del suo tempo.>> Il suo linguaggio scorrevole e corretto lo rende molto simile a me. Ad un certo punto del suo discorso abbassa gli occhi e incontra i miei creando un contatto visivo tra noi; per pochi minuti rimane a fissarmi con le labbra serrate che formano una lunga linea un po' irregolare, accenno ad un piccolo sorriso e lui riparte a parlare con tono filosofico. 

<<La bellezza, perciò, non è solo nei giocatori di football, di baseball o di basket che solitamente hanno un corpo più che sufficentemente muscoloso, sta anche nelle persone che hanno intelletto. Un po' come me - dice indicandosi - potrò anche non essere un'Adone, ma quello che c'è dentro la mia testa in pochi lo posseggono.>> Rimango incantata da queste sue, profonde, parole. Nessuno si aspetterebbe mai delle frasi così importanti, soprattutto se sono dette da un ragazzo di diciannove anni la cui maturità intellettiva si spinge, solitamente, all'interno del mondo intimo femminile. 

Perché le persone cercano sempre la bellezza fisica? Forse perché ciò che è bello ci ispira fiducia mentre ciò che è brutto ci ispira diffidenza. Non so davvero per quale motivo ma il monologo di Elliot mi ha fatto aprire gli occhi. Dovrei provare a parlare con lui. Potrei cercare di fare amicizia con lui. Aiuterebbe entrambi. Appena suona la campanella esco, molto velocemente, fuori dalla classe per raggiungere Elliot.  

All this time ||H.S||Where stories live. Discover now