litigate

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Il frastuono provocato dallo squillo, potente, di una trombetta da stadio mi risveglia da un sonno profondo. I miei occhi si spalancano fulmineamente e noto una figura ai piedi del mio letto con uno strano oggetto in mano; Randy mi saluta ridendo sventolando la sua mano destra, mentre con l'altra regge la trombetta. 

Vaghi ricordi di ieri pomeriggio inondano la mia mente e non riesco a ricollegarli alle ultime ore, a causa della dormita. Guardo la sveglia e ci metto un po' a capire che sono le 10:40 del mattino, e mi stupisco a causa del fatto che mi sono persa tutta la serata di ieri, infatti penso che Michael dopo avermi portata a casa sia tornato alla sua. Ne rimango convinta fino a che non mi giro verso sinistra e noto una massa informe di boccoli sparpagliati sul secondo cuscino del mio letto. Penso al fatto che, deve aver davvero un sonno pesante per non aver sentito il frastuono provocato dalla trombetta, che riecheggia ancora nella mia testa. Solo ora  mi rendo conto che il suo braccio sinistro tiene molto stretta la mia vita, non consentendomi di muovermi liberamente. Il suo respiro pesante e regolare va contemporaneamente con il mio cuore e crea un ritmo attraverso il quale puoi creare una nuova melodia che fa da colonna sonora alla nostra vita.  

<<Michael, forza alzati. E' ora che torni a casa.>>

Il quarterback si gira verso di me con un'espressione felice, poi inizia a baciarmi lentamente finché non veniamo interrotti dalla straziante voce di mio fratello. 

<<Non in casa mia quarterback, metti un freno al tuo amichetto laggiù.>>

Scoppio in un risata isterica che coinvolge anche Michael per mascherare il nostro, molto evidente, imbarazzo. 

<<Elize, Marie mi ha chiesto di farvi scendere al piano di sotto.>> Randy esce dalla mia stanza con un'espressione piena di disgusto in pieno viso, mentre continua a fissare me e Michael.

<<Buongiorno piccola Beth!>> Il suo sorriso è spiazzante e sembra quasi risplendere di luce propria. Solo ora che si è girato verso di me scorgo i suoi tatuaggi e capisco che non indossa la t-shirt che portava ieri sotto la felpa blu adornata da una splendente scritta bianca di "Armani Jeans". 

Guardo in basso e noto che indosso ancora i vestiti di ieri; la blusa grigia e completamente stropicciata mentre i miei skinny sono leggermente abbassati e le uniche cose che non indosso sono le scarpe e il cappottino, a quanto pare il mio accompagnatore è riuscito solamente nell'impresa di togliermi le sneakers in modo da rendermi più comodo il riposo notturno. Mi alzo in piedi infilando le pantofole e abbandonando Michael nel letto disordinato. 

La luce sulle scale illumina ogni angolo, anche nascosto; cercando di mantenere  l'equilibrio, scendo al piano di sotto con le mani sui corrimano di legno. Il tavolo del soggiorno pullula di cibo e leccornie accompagnate da bevande calde o fredde, in base ai gusti di ognuno dei presenti; ci sono due posti a tavola ben apparecchiati, credo che appartengano a me e al quarterback. Credo che mia madre non si farà viva fino alla fine della mattinata. Un biglietto fucsia è posato vicino al mio piatto stracolmo di uova e bacon accompagnati da  succo d'arancia e cupcake. 

Ciao Elizabeth, ho chiesto a tua madre di prepararci la colazione, spero che sia tutto di tuo gradimento. 

Ps. Svegliami <3

xx M


Corro al piano di sopra per svegliare Michael che, però, non si trova più sul mio letto anche se i suoi indumenti sono appoggiati accuratamente sulle coperte scomposte. Lo cerco in ogni angolo della casa finché non entro in bagno e lo trovo in boxer mentre si pettina di fronte allo specchio; spazzola ogni ciocca almeno cinque volte. Tiene molto ai suoi capelli che, dopo essere passati sotto le setole della spazzola, sembrano essere diventati leggeri filamenti di seta pura.

<<Michael. Michael. Michael. MICHAEL!>>

<<Oh Dio! Beth, hai la voce talmente bassa che non ti ho neanche notata. Mi hai spaventato.>>

Un sorriso vergognoso si stampa sulle mie labbra mentre con entrambe le mani lo accompagno verso la mia camera obbligandolo a vestirsi velocemente; dopo essersi cambiato scendiamo insieme al piano di sotto, in soggiorno. 

Ci sediamo l'uno di fronte all'altra intorno alla tavola imbandita ma continuando a mantenere il nostro, coinvolgente, contatto visivo tra i nostri occhi creando una profonda sfumatura che forma il freddo colore dell'acqua partendo dal verde smeraldo al azzurro chiaro del cielo. 

Il bacon, ancora caldo, riempie poco a poco il mio stomaco che da un po' ne risentiva. Rimaniamo soli finché Randy entra in soggiorno con un sorriso sghembo in viso. 

<<Fitzgerald, che intenzioni hai con Elizabeth?>>

<<Cosa intendi dire Randalf?>> Domando io mentre mille domande iniziano a frullare nella mia innocente testolina. 

<<Zitta Elize! Fa parlare Michael.>> La sua voce maligna mi fa accapponare la pelle e mi ricorda la mia infanzia tormentata da mio fratello che se la prendeva con me per ogni mio errore e per ogni mia insinuazione errata o non accettabile. 

<<Che intenzioni credi che abbia con Elize. Sai che mi è sempre piaciuta! E non è neppure tua sorella! Smettila di fare finta che ti interessi qualcosa di lei!>> Anche se dopo poco tempo, ho notato che Michael è una persona capace di prendersela in poco tempo e ciò mi preoccupa ed ho paura che inizi un duro scontro con Randy. 

<<Ascoltami bene ragazzino, tu non sai un bel niente di me o della mia famiglia perciò dovresti imparare a tenere la bocca chiusa e gli occhi ben aperti per cercare di guardarti le spalle, perché non ha tutti v a genio il tuo comportamento.>> Randy da una spallata a Michael ed esce fuori dalla stanza con un passo deciso ed occhi illuminati dalla rabbia, dopo questa scenata, è salita profondamente. 

Michael, furibondo, corre al piano di sopra verso la mia camera ampliando, poco a poco, il numero di domande che in soli due minuti di sono create nella mia testa.

<<Michael, che stai facendo?>> 

<<Non è evidente. Me ne vado dove non sarò più di intralcio. Mi dispiace Beth.>> Con una faccia dispiaciuta si avvicina al mio volto strappandomi un leggero bacio sulle labbra con un movimento fluido. Subito dopo si dirige verso il piano terra ed esce fuori casa chiudendo la porta alle sue spalle. Noto la sua auto allontanarsi velocemente fino a scomparire dal mio campo visivo. 

<<Raaaaaaaaannnnddddddyyyyyy!>> Il mio urlo fa correre mio fratello verso la mia stanza. 

<<Che cos'è successo?>>

<<Lo hai fatto andare via! Come hai potuto dirgli quelle cose?! Non dovrebbe importarti della mai insulsa vita! Non osare mai più parlarmi o impicciarti nella mia esistenza, chiaro?!>> La mia reazione sembrerà quella di una bambina ma, almeno, esprimo pienamente ciò che sento in questo momento. 

Il resto del pomeriggio lo passo a piangere e a riordinare la mai camera e tutto il resto della casa, cercando di reprimere la mia tristezza almeno un po'. 

Così anche questa volta mi ritrovo accerchiata solo dalla mia tristezza e dal mio dolore, al quale sono ormai abituata.      

  

All this time ||H.S||Where stories live. Discover now