Perdono

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L'odore di disinfettante mi inonda le narici portandomi ad aprire, molto lentamente, gli occhi, che vengono abbagliati dalla forte luce di una plafoniera azzurra appesa al soffitto color panna. Il bianco è molto forte da portarmi a chiudere gli occhi e a riaprirli a scatti. Dopo aver preso un po' di dimestichezza con la luce che mi circonda, mi guardo intorno e capisco di essere in una stanza d'ospedale. Il camice che indosso mi fa sembrare enorme e le mie braccia sono più pallide del solito. Provo a muovere le gambe, come mi ha insegnato papà, e rispondono perfettamente ai comandi; a quanto pare ho il perfetto controllo di tutti i miei arti. 

Guardo meglio l'ambiente circostante e scorgo la figura di un ragazzo seduto su una delle poltrone all'interno della camera. E' aggrovigliato in una grande coperta gialla, molto simile a quella che mi piaceva quando era una bambina. Mentre osservo lo sconosciuto inizio a tossire e d'istinto mi porto le mani sul petto tentando di fermare la scarica di tosse che mi ha investita. D'un tratto l'intruso si gira e riesco ad identificarlo. Michael Fitzgerald mi fissa con uno sguardo preoccupato ma in parte anche un po' sollevato. 

<<Elizabeth! Finalmente ti sei svegliata, è da ieri pomeriggio che sei qui e dormi. Non sai quanto eravamo preoccupati. Ti senti bene, vero? I dottori hanno detto che non dovresti avere niente di rotto, al massimo qualche cosa di ammaccato>>. Cerca di rassicurarmi con il suo sorriso dolce. Ma io non voglio cascarci un'altra volta. Non posso permettermi di affondare dentro la mia tristezza di nuovo. Infatti mi volto dall'altro lato cercando di ignorarlo e di evitare il suo profondo sguardo. 

<<Vattene Michael, voglio parlare con i miei genitori, per favore>>. Cerco di usare un po' della gentilezza che mi è rimasta nei suoi confronti invitandolo ad uscire. 

Esce lentamente dalla stanza senza proferire parola. Non esce dalla sua bocca nemmeno un gemito di frustrazione . 

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Mai visto un film che parla di malati di cancro o di leucemia? ( A parte "Colpa delle stelle") 

Alcune scene vengono girate all'interno di ospedali. Stare in questa stanza mi fa sentire come una malata di cancro. L'odore di eternit, proveniente dalle pareti, fa sembrare questo edificio ancora più vecchio di quello che è; ciò contribuisce anche a far notare la sofferenza che queste pareti hanno sopportato. 

<<Ehi piccolina, come va? Hai male da qualche parte? Secondo le analisi che ti abbiamo fatto mentre dormivi, dovresti avere il femore e lo stico della gamba sinistra un po' ammaccati a causa dell'urto con il veicolo che ti ha colpita. Potresti sentirli leggermente indolenziti>>. Lo sguardo rassicurante sul viso di mio padre mi trasmette solidarietà. Qualche residuo di abbronzatura sulla fronte, non ancora segnata dall'avanzamento dell'età, una barbetta abbastanza ispida sulle guance poco paffute e qualche capello bianco, rendono il viso di mio padre sicuro e gli donano qualche caratteristica del giovane dottore in carriera. <<Verranno delle infermiere a fare degli accertamenti, poi sarai libera di tornare a casa con me, visto che oggi sono libero di uscire prima grazie alla figlia meravigliosa che mi ritrovo>>. Un sorriso, appena accennato, si forma sul suo volto sinuoso. Ricambio il suo sorriso. Mio padre esce dalla stanza con passo cauto dopo aver poggiato la cartellina, contenente i fogli delle mie analisi, su un comodino vicino alla porta. Passano pochi minuti di solitudine finché non arrivano due infermiere. 

La prima ad entrare è una donna bassa e magrolina piena di pustole sulla faccia scarnae sul naso adunco, il camice largo che indossa la ingrassa, fin troppo. I capelli unti portati sciolti sulle spalle e gli spessi occhiali neri la fanno assomigliare, molto vagamente, alla professoressa Cooman del film "Harry Potter". 

La seconda, invece, è alta e leggermente in carne e sembra avere un'aria molto cordiale. Ha un neo sotto l'occhio destro, che è coperto da un pesante trucco che le mette in risalto gli occhi verdi, che riflettono perfettamente le luci delle plafoniere a neon appese al soffitto. 

All this time ||H.S||Where stories live. Discover now