Non tutto va sempre bene

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<<I-I-I-Incinta? >>. Ho gli occhi e la bocca spalancati a causa della sorprendente rivelazione della mamma, che si è dimostrata ancora piena di energie.
Tutto quello a cui riesco a pensare e solo la mia famiglia che tra nove mesi accoglierà un nuovo, o nuova, membro. E rifletto...

Ecco la ragione per cui Randy era arrabbiato quando sono arrivata: la mamma gli avrà sicuramente svelato a proposito della sua gravidanza inaspettata, almeno per me e mio fratello; conoscendolo avrà esternato le sue emozioni come solo lui sa fare: urlando a squarciagola attirando la poco suggestionabile attenzione di mia madre che, a causa degli ormoni procurati dalla gravidanza, non sarà riuscita a trattenere le lacrime di coccodrillo.

Mia madre, che è ancora seduta di fronte a me, continua a portare entrambe le mani al ventre; non credo sia sua intenzione irritarmi ma c'è riuscita completamente.

<<È stata una vostra decisione oppure è successo senza che ve ne siate accorti? >>.

<<Non era mia intenzione, tesoro. Però è capitato. Ne io ne tuo padre volevamo che capitasse, per te e per Randy, ma è successo>>.

La mia bocca continua a rimanere spalancata non riuscendo a capire come sia possibile che un medico si dimentichi di usare le dannate precauzioni per evitare una gravidanza.

I genitori ci fanno sempre discorsi a proposito dell' "avere rapporti sessuali protetti" per prevenire malattie sessualmente trasmissibili e per prevenire la gravidanza ad una giovane età, mentre loro sono i primi che non rispettano le regole. Forse è troppo complicato applicarsi.

<<Da quanto... da quanto lo sai? >>. Pongo questa domanda mentre la mamma continua a martoriare le sue mani.

La sua pallida pelle rispecchia il colore di un foglio di carta ancora non toccato da un qualsiasi oggetto scrivente, immune di righe e di quadretti, immune perfino di loghi rappresentanti l'azienda di fabbricazione del foglio. Neppure l'ombra di un rossore giovanile è presente sul suo viso da ragazzina.

<<So di questo da pochi giorni, ma sono incinta da otto settimane circa>>.

Lo stupore prende forma sul mio viso. Pensavo che il nostro fosse un rapporto di fiducia reciproca, senza alcun tipo di segreti; o almeno lo era fino ad ora.

<<Allora, glielo hai detto Marie?! Hai detto a tua figlia che la nostra vita prenderà una svolta a dir poco inaspettata! Le hai detto che, mentre lei dormiva a causa dell'incidente, tu gioivi con mio padre per questa notizia poco attesa! E che avete fatto un errore da ragazzini che neanche io e Maddie avremmo potuto commettere!>>. Randy pronuncia queste parole dopo essere entrato in camera mia con irruenza; è visibilmente nervoso e arrabbiato mentre rinfaccia a mia madre,senza alcun ritegno, l'errore commesso. Da una parte lo appoggio ma dall'altra avrei preferito se fosse stato zitto per il bene della mamma, che non deve essere soggetta alla rabbia- sua e delle altre persone.

<<Randy non odiarmi, tuo padre ed io non volevamo ferire te o tua sorella- si interrompe per pochi secondi trovando la forza e mandando via la paura di affrontare mio fratello. E, con le mani strette sui fianchi, ricomincia a parlare in maniera più convinta- Ti ho voluto bene dal primo momento, Randy. Volevo che mi accettassi, non volevo che pensassi che volessi prendere il posto che spetta a tua madre! Non ho mai voluto! Non mi sono mai pentita di ciò che ho fatto! Ma tutte le volte che mi rinfacci che, secondo te, ho fatto divorziare i tuoi genitori, cosa assolutamente non vera, mi fai odiare me stessa in modo indescrivibile!>>.

E contro tutti i miei stimoli per rimanere in silenzio scateno la furia che c'è all'interno del mio corpo; senza guardare in faccia nessuno, senza pensare ai sentimenti altrui, senza rendermi conto dell'odio represso, che utilizzo nel mio tono di voce, urlo.

<<Lascialo in pace, non hai il diritto di rimproverarlo con quel tono, non sei sua madre come Robert non è mio padre, lo avete pure ammesso quando avevo cinque anni>>.

D'improvviso punto il dito verso Bob, che è entrato senza che io me ne accorgessi, che ora assume uno sguardo stupito come il capriolo del film "Bambi" che quando è colto di sorpresa fa diventare i suoi occhi come due enormi palline da golf .

<<Non parlare di tuo padre in questo modo Elizabeth!>>. Mia madre mi rimprovera urlandomi contro, come non ha mai fatto, alzando la mano destra per prepararla allo scontro con la mia guancia; la sua espressione è furiosa ed io non riesco a compatirla. non in questo momento. Soprattutto non in questo momento.

<<Elizabeth non urlare contro tua madre, sei ancora una bambina, non ti rendi conto delle parole che escono dalla tua sporca bocca>>.

Ed è il vocabolo bambina che dentro di me fa esplodere le macerie di quella che era la mia anima prima prima di Michael e Andrew, quando ero ancora una ragazzina. L'anima di quella ragazzina che non aveva ancora conosciuto l'odio e la cattiveria della specie umana. L'anima di quella bambina però non esiste più a causa, in rimo luogo, di quello che una volta conoscevo come papà.

<<Tu non devi neanche osare ad urlarmi contro! Non ne hai il diritto!Non sei e non sarai mai mio padre!>>.

E la rabbia finalmente esplode in un unico e enorme botto proveniente dal mio interno, come durante l'attentato alle "Torri gemelle": prima lo scoppio poi il silenzio e la paura.

Sento i miei occhi inumidirsi e poco a poco delle calde e piccole lacrime sgorgano dai miei occhi facendo, successivamente, uscire dalle mie labbra dei singhiozzi molto simili a lamenti sommessi.

Dopo questa scenata prendo la mia giacca, che è appoggiata all'appendiabiti di mogano, afferro le chiavi dell'auto di mio fratello ed esco da questa casa popolata da bugiardi e doppiogiochisti, per dirigermi verso l'unico luogo che in questo mondo riesce a darmi una minima sicurezza.

Così entro e metto in moto l'auto e con una velocità fuori dal normale esco dal piccolo vialetto e sfreccio per le strade della periferia verso l'appartamento del solitario Michael Fitzgerald.

Andando verso il centro di Washington sulla sinistra si incontra un moderno palazzo color salmone dalle ampie finestre. Mi avvio verso il citofono del portone d'ingresso, dopo aver parcheggiato la Cadillac, e suono convinta. Pochi istanti e poi lui risponde.

<<Chi osa disturbare il mio sonno?>>.

<<Sono Beth, apri per favore>>.

<<Certo Beth, lo faccio subito>>.

Il lieve "tic" prodotto dalla porta mi indica che è aperta così io entro e corro fino al terzo piano dove lo trovo alla porta del suo appartamento con occhi sorpresi e senza t-shirt.

<<Beth, che succ->>.

E mi butto su di lui e senza fargli terminare la frase poggio la mia bocca sulla sua.

All this time ||H.S||Where stories live. Discover now