Capitolo 18 - Due respiri

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CAPITOLO 18 - Due respiri

Lentamente, giorno dopo giorno, ricominciai a vivere. Ripresi la mia solita, rassicurante e noiosa routine quotidiana, nella quale passavo la maggior parte della giornata chiusa in Biblioteca a spolverare e catalogare pergamene. Qualcosa era cambiato, tuttavia: non c'era giorno in cui restassi da sola. Era come se Attilia, Iginia e, addirittura, il Dottor Tiberio, si fossero organizzati per non lasciarmi mai, per quanto possibile, da sola o senza compagnia. Qualche mattina, in cui la pioggia non inondava i campi o il vento non colpiva tenacemente gli alberi, scuotendo violentemente le loro chiome, io e Attilia intraprendevamo brevi ma rilassanti passeggiate per le vie di Roma.

Iginia mi chiedeva spesso come mi sentissi e, quasi tutti i pomeriggi, il Dottore bussava alla porta della Biblioteca e con la scusa di dovermi visitare, mi faceva compagnia per qualche minuto, portando in dono sempre del cibo prelibato, come dolcetti o frutta particolare, che, in quanto ancella, non ero abituata a mangiare. Le sue visite mi facevano sempre sorridere, anche se ero diventata una ragazza piuttosto taciturna, per i mie canoni e non ero di compagnia. Ognuna di quelle tre persone, al contrario, quando si con me, parlava fino allo sfinimento per farmi divagare, tanto che, avevo imparato, in quel tempo, anche ad ascoltare le persone e non solo ad essere ascoltata. Iginia si lamentava continuamente delle ancelle che non eseguivano alla perfezione i suoi ordini, maledicendo le ragazze ribelli, come ero stata io; Attilia non faceva altro che parlarmi del suo innamorato, di quanto lo amasse ogni giorno di più e di come ogni piccolo gesto di gentilezza nei suoi confronti la facesse sentire lusingata e la facesse sognare. Quelle vicende mi ricordavano tanto ciò che era accaduto a me con... non pensavo mai il suo nome, poiché farlo mi provocava un dolore così grande, che a stento riuscivo a controllarlo, dunque preferivo pensare ad altro. Durante le sue fugaci visite, il Dottore si lamentava dei pazienti che, a causa dell'ignoranza, non seguivano i suoi consigli e si ritrovavano in situazioni spesso peggiori di quelle iniziali. Trovavo ogni racconto davvero molto divertente e spesso avevo riso delle vicende particolari dei miei amici. Con l'aiuto dei pasti extra donati dal Dottore e dei piatti deliziosi, seppur non abbondanti, cucinati dal capocuoco, comincia a riempire di nuovo la mia veste in maniera consona e salutare. Un pomeriggio, mentre prendevo nota delle ultime pergamene accatastate sopra la scrivania della Biblioteca, mi cadde l'occhio su un biglietto stropicciato, che si trovava in mezzo a delle pergamene, con scritto:

Ti aspetto al fiume, sta notte, devo parlarti di una questione spinosa ed urgente.

Fabrizio.

Ricordai improvvisamente tutto quello che era successo quella volta: l'attacco della donna, Fabrizio che mi aveva salvata senza pensarci due volte, il suo atteggiamento freddo nei miei confronti per tenermi al sicuro e poi, quelle parole... quei baci...

Mi inginocchiai a terra, stringendo quel pezzo di carta al petto: il mio Fabrizio, il mio amato Fabrizio non c'era più... non sarebbe tornato da me e, forse, non sarei riuscita ad incontrare la sua anima nemmeno nel momento della mia morte... era scomparso, per sempre e nulla di quanto mi aveva promesso si era avverato.

Involontariamente, iniziai a piangere disperata e fu così che, qualche minuto dopo, mi trovò il Dottor Tiberio. Entrò nella Biblioteca con un larghissimo sorriso stampato sul volto, ma appena mi vide accasciata al suolo e singhiozzate, il suo sorriso si spense ed accorse, inginocchiandosi accanto a me.

-Aurora... che hai?- mi chiese accorato, prendendomi il viso tra le mani e voltandomi verso di lui, così da riuscire a fissarlo negli occhi. Le sue iridi, azzurre come il cielo, mi scrutarono a lungo mentre piangevo, dopo di che, colpita da un altro eccesso di pianto e di singhiozzi, mi aggrappai a lui, che mi abbracciò e mi accarezzò la testa. Come faceva Fabrizio... un altro singhiozzo squassò il mio petto e a quel punto il Dottore chiese:

Ex scintilla incendium oriri potestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora