Capitolo 15 - Segreti

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Capitolo 15 - SEGRETI

Mi rigirai nel comodo letto un paio di volte, prima di aprire gli occhi.

Mi piaceva perdere tempo a gingillarmi tra le coltri, prima di svegliarmi definitivamente. Aprii gli occhi e il sole che entrava dalla finestra mi accecò, così che dovetti sbatterli un paio di volte per abituarmi alla luce. Istintivamente appoggiai una mano sulla parte del letto accanto a me, che trovai, inevitabilmente, vuota.

Notai che quella mattina il sole era già alto nel cielo e, di certo, nessuno era venuto a svegliarmi per obbligarmi a lavorare. Di Fabrizio non c'era nemmeno l'ombra e questo mi fece rattristare molto. Mi sarebbe piaciuto risvegliarmi ed averlo accanto, come qualche tempo prima...

Il mio sguardo vagò sulla stanza, dove nessun segno mostrava la passata presenza di Fabrizio, sulla cassapanca ai piedi del letto, tuttavia, mi accorsi che si trovava un vaso con dentro dei meravigliosi fiori gialli, che la sera precedente non c'erano, tipici di quella stagione. Sperai, presuntuosa, che Fabrizio li avesse lasciati li per me... amavo i fiori e il loro profumo, quando ero piccola mi divertivo a raccoglierli nei prati e ad annusarli. Mi alzai lentamente, rabbrividendo quando appoggiai i piedi scalzi sul pavimento freddo e quando una brezza fresca entrò dalla finestra e mi colpì. Infilai velocemente i vestiti che si trovavano per terra e improvvisamente tutto quello che era accaduto la sera prima mi ritornò in mente con una impetuosità che mai avrei immaginato.

Mi appoggiai sul bordo della cassapanca per non rischiare di cadere a terra per l'intensità con cui i ricordi mi presero... i baci calorosi di Fabrizio, le sue carezze... scossi la testa, mettendomi una mano sulla fronte e sentendo le guance in fiamme a causa dei ricordi... ma dove si trovava, in quel momento, il mio Generale? Non era accaduto forse che...? Prima di fare qualsiasi congettura, mi accorsi che vicino ai fiori profumati c'era un biglietto piegato. Titubante e con le mani tremanti lo presi e lo aprii, riconoscendo quella grafia che mille volte avevo avuto il piacere di vedere. Man mano che gli occhi scorrevano sulla pergamena, il cuore mi batteva sempre più veloce e uno sciocco sorriso ornava il mio viso:

Mia dolce Aurora

non ho avuto cuore di svegliarti, non avrei mai voluto turbare l'espressione tranquilla che hai mentre dormi, con una brutta notizia. Non ho coraggio sufficiente per salutarti e per vedere quelle odiose lacrime rigare il tuo viso meraviglioso, dunque lo faccio ora con questa lettera: sono partito, amore mio e spero tu possa perdonarmi perchè non sono così coraggioso come credi. Ho guardato molto il tuo viso mentre dormivi e ora che scrivo mi sembra di sentire la mancanza della tua voce, dei tuoi occhi limpidi e del tuo profumo... non so quando tornerò, né quando potrò scriverti, come ben sai alla servitù non è permesso ricevere lettere dai padroni...

Non so nulla di come andrà a finire questa guerra, ma ti giuro questo: tornerò da te, a qualunque costo. Dovessi arrivare strisciando ed esalare il mio ultimo respiro tra le tue braccia, tornerò, te lo giuro! Non c'è altro che desideri se non morire con il tuo volto davanti agli occhi...

Voglio che tu sia forte, durante la mia assenza, mi aiuterà ad andare avanti... parto tenendo nel cuore il ricordo della notte passata con te, con la speranza che tu faccia lo stesso e che i fiori siano di tuo gradimento e profumino la stanza,

che gli dei ti proteggano,

per sempre tuo

Fabrizio.

Rilessi quella lettera più e più volte, poi la strinsi forte al petto e le lacrime iniziarono a rigare il mio volto. Non erano, tuttavia, solo di tristezza, ma anche di speranza e gioia per le parole che avevo letto in quella pergamena. Sarei stata forte per Fabrizio e l'avrei aspettato tutto il tempo che sarebbe stato necessario, mesi, anni...

Ex scintilla incendium oriri potestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora