«Buongiorno Mr Smith, mi voleva vedere ?» Lo giuro, ho cercato di mascherare il nervosismo, ma la mia impresa non è riuscita.
«Ehm...sì.. Ecco..» Si schiarisce la voce.
«Vieni pure» dice successivamente, e capisco che non si riferisce a me, a giudicare dal fatto che sta fissano un punto indefinito dentro l'ufficio della sua segretaria.
Scorgo un ragazzo che non avevo mai visto prima.
Ha gli occhi di un marrone intenso, particolare. I capelli sono di un colore castano chiaro e alzati dal gel in un ciuffo parecchio alto. Porta una bandana nera e la sua pelle é abbronzata nonostante sia inverno.
Indossa una maglia bianca a maniche corte e dei pantaloni a vita bassa neri. Ha una collanina lunga fino a metà vita con raffigurata la marijuana.
Porta anche delle all star nere consumate.
Ma un particolare entra nella mia testa.
Le sue labbra sono così carnose che non smetto di fissarle.
Ora fisso il preside.
Le sue labbra si muovono ma io non sento quello che dice perché sono troppo impegnata a pensare a quel nuovo e misterioso ragazzo.«Allora, mi ha ascoltato, signorina Anderson ?»
Il preside mi fissa e abbassa gli occhiali per vedermi meglio. Cosa ha appena detto ? Non lo so, perché ovviamente non ho ascoltato una sola parola.
«Ehm.. No, mi scusi.. Stavo...» mi fermo perché non so cosa dire. Era ovvio, le situazioni peggiori devono capitare sempre a me. «Stavo solo ripetendo una parte per un'interrogazione della terza ora» mento.
«Sa.. Storia..» cerco di sdrammatizzare.«Ecco, lo sapevo...» borbotta tra sé.
«Allora...» riprende esasperato con un mezzo sospiro.
«Deve accompagnare questo nuovo ragazzo, Tom Harris, a fare il giro della scuola, perché é nuovo di qui e dopo deve portarlo nella sua stessa aula: frequentate lo stesso corso di letteratura» ripete e prende un respiro. Cavoli, non mi ero mai accorta di quanto fosse anziano il nostro preside. Tiro un sospiro di sollievo quando capisco che la mia convocazione si tratta solo di accompagnare questo ragazzo per tutta la scuola.
«Okay..» devo dire che non sarà una cosa spiacevole, dato che mi annoiavo comunque.Lo porto subito in mensa, ma a quanto pare lui non decide di parlare di scuola.
«Come ti chiami ?» mi chiede infatti abbozzando un sorriso.
I suoi denti sono perfettamente allineati e bianchi.
«Camila» rispondo distogliendo lo sguardo da lui e continuando a guardare avanti.
«Beh... Io Tom, come avrai già capito. Avrai anche già notato che sono un gran figo, non puoi negarlo. E ho la ragazza. Quindi stammi alla larga, grazie. Ah, era la mensa ? Carina»
Che gran faccia tosta. Ma che problema ha ? Gli sembra il modo di rivolgersi ad una ragazza ?
Mi sta già antipatico.
É il primo giorno che lo vedo e già mi sta antipatico.
«È questa la prima cosa che dici quando ti rivolgi una ragazza? L'educazione è andata a farsi benedire ?» chiedo in tono di sfida, al posto di ignorarlo.
«Mi sembra ovvio, principessina. Comunque.. Per che cos'è che stavi ripassando prima ?» chiede lui, con un sorrisino beffardo sulle labbra che non mi pace neanche un po'. E poi perché mi ha chiamata principessina ?
«Eh ?» dico io spaesata.
«Prima... Il preside..» fa con un tono buffo e gesticolando con le mani qualcosa di ovvio.
«Ah. No niente. Era una bugia» Questa è una piccola parte della verità.
É che sai, Tom, non smettevo di fissarti e quindi non mi sono minimamente preoccupata di ascoltare il preside.
«E a cosa stavi pensando allora ?» mi incalza con tono divertito. Ecco, sapevo che mi avrebbe fatto questa domanda.
«Sono affari miei» dico seccata, e lui ridacchia.
«E mi rifiuto di farti vedere l'intera scuola. Preferisco ascoltare il Signor Jhonson, perciò seguimi» gli dico dirigendomi direttamente verso l'aula di letteratura.
«Non potresti farlo» mi fa eco lui.
«Tanto ? Non lo verrà a sapere nessuno» gli dico fermandomi nel bel mezzo del corridoio.
«E se io lo dicessi al preside? Sai, mentre ti aspettavo ho avuto modo di conoscerlo...» mi provoca lui. Forse non ha capito che sta parlando con me.
«Ascolta, te non dirai niente a nessuno, perché ti perderesti. Ora seguimi e stai al gioco, chiaro ?» Lo fisso negli occhi. O meglio, cerco. Il fatto è che non riesco a sostenere il suo intenso sguardo.
Lui sorride. «Va bene. Audace, la ragazzina. Mi piace»
Lo prendo per la maglietta e lo trascinò dentro l'aula.«Eccomi, Signor Jhonson»
«Oh, già fatto ?» chiede posando il gesso sulla cattedra. Annuisco lentamente. Fulmino Tom con lo sguardo. Se osa solo dire una parola... «Questo dev'essere il nuovo arrivato, a quanto pare. Vuole presentarsi alla classe ?» dice il professore mentre me torno al mio posto.«Ciao a tutti, mi chiamo Tom Harris, ho 17 anni e spero di trovarmi bene qui come quando mi trovavo a New York»
È così viene da New York... Ma perché trasferirsi a Long Beach se poteva restare tranquillamente nella fantastica New York? Avrà i suoi motivi, Camila, mi dice la mia coscienza.
Il professore gli indica un banco molto vicino al mio.
Oh, no.Mentre il Signor Jhonson spiega io non lo ascolto perché sto pensando a Tom, e al modo migliore per poterlo evitare.
«Anderson, le va di rispondere alla domanda ?» Quale domanda ? Rimango in silenzio, a fissarlo. Non è la prima volta che mi succede, ma ogni volta la situazione mi provoca lo stesso imbarazzo.
«Harris ? Vuole rispondere lui al posto di Anderson ?, che, a quanto pare, pensa ai cavoli suoi» dice sospirando. Mi succede sempre quando spiega, e penso che ne abbia abbastanza. Tom ridacchia e risponde alla domanda senza problemi, e quando finisce il suo discorsetto perfetto, si volta a guardarmi, con uno stupido sorrisino in faccia.
Alzo gli occhi al cielo e prego che non sia tutti i giorni così.Finita l'ora di letteratura Stacy si precipita davanti a me.
«Quindi hai accompagnato questo 'Tom' per tutta la scuola ?» dice mimando con le virgolette la parola Tom.
«Si» e mi giro a guardarlo, mentre a mia sorpresa sta già facendo amicizia con mezza classe. Gli stanno tutti in torno.
Di una cosa sono certa: con me amicizia non farà mai.
«Andiamo a mettere in bocca qualcosa ? Sto morendo di fame!», mi distrae Stacy.
«Va bene», dico, perché mi sembra una buona idea se non voglio avere quell'antipatico tra i piedi.
Arriviamo alle macchinette, e seleziono i miei cracker. Dopo una lunga ora ci vuole un rifornimento!
Io e Stacy ci sediamo sulle panchine nel giardinetto della scuola.
«Oh, Cam! L'hai scaricata l'ultima di Beyoncé ? Tutti dicono che...» Stacy inizia a parlare, ma io smetto di ascoltarla.. Il mio sguardo ricade su di lui.
Lo fisso mentre presumo c'è stia facendo amicizia con quelli della squadra di football. Dev'essere stato difficile per lui trasferirsi in una nuova città, io non l'ho mai provato, e spero di non provarlo mai.
«...E te ovviamente non mi stai ascoltando perché stai fissando quello nuovo» mi fa eco Stacy.
Sospiro distogliendo lo sguardo da Tom.
«Okay, ho capito che è figo, ma non serve che lo fissi ogni secondo» continua Stacy.
«Stacy, lui non mi piace, e poi non lo stavo guardando, stavo semplicemente osservando la gente in questa scuola» mento cercando di essere il più credibile possibile, ma con scarsi risultati: Stacy mi guarda storto.
«Si, come no» dice alzando gli occhi al cielo.
«Andiamo, tra poco suonerà la campanella» conclude il discorso porgendomi le mani per aiutarmi ad alzarmi.Ora ho storia, e poi altre due infinite ore prima della pausa pranzo; che, quando finiscono, sento che un varco di luce attraversa i miei occhi e mi precipito ad affrontare una massa di ragazzi in attesa di uscire dall'aula.
Entro in mensa e raggiungo Stacy che è già pronta con il vassoio pieno di cibo e lo sguardo fisso sul telefono.
Appena mi vede esclama: «Oh mio dio! Richard Matthews ha commentato il mio ultimo tweet!»
Ha sempre avuto una strana cotta per quel ragazzo, ma non lo vuole ancora ammettere. Mentre mangiamo il mio sguardo si posa su Tom: tutte le ragazze gli stanno intorno, anche se lui ha occhi solo per la sua, di ragazza. Mi chiedo come tutte possano essere attratte da lui... Mi concentro sul cibo prima che Stacy se ne accorga: non ho assolutamente voglia di fare un discorso come quello di stamattina.
E in tutto questo, tra le chiacchiere con Stacy e gli sguardi furtivi tanto per vedere che fa Tom, sono riuscita a mangiare solo un po' di insalata quando suona la campanella che annuncia la fine della pausa pranzo.
Ora devi solo attendere altre quattro ore, dicevano.
Dai, non sono mica pensanti, dicevano.
Ma sapete una cosa ? Avere matematica e latino le ultime due ore di lunedì non è la cosa migliore che mi potesse capitare, dico io.
STAI LEGGENDO
Forse
RomanceEra solo l'inizio di una grande avventura: ci sarebbero state infinite tempeste e infiniti giorni di sole, ma ero pronta a viverli, con lui al mio fianco.