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Ho passato tutto il pomeriggio nel modo più lento possibile, non ho assolutamente voglia di uscire ora.

Quando suonano il campanello e mia madre va ad aprire, vedo apparire sulla soglia Tom.
Mi avvicino a lui, che mi dice: «Ehi, pronta per sta sera ?»
«Mica tanto..» borbotto sperando che mia madre non mi senta.
«Quando pensi di tornare a casa ?» mi chiede mia madre.
«Verso mezzanotte. Gliela riporto a casa io, signora Anderson.» mi precede Tom.
Ma che diamine gli passa in quella testolina ? Quando non è con Catherine non si comporta di fidanzato. Stronzo.

«Perfetto! Grazie mille Tom! Tesoro ci vediamo dopo allora... E... Divertitevi!» esclama mia madre con un grande sorriso. Io invece non potrei essere più depressa di così.

«Grazie mille e arrivederci!»
Tom le sorride e mi trascina fuori di casa.
Sa recitare benissimo.
«Ma che diamine ti passa per la testa ?» gli chiedo una volta fuori.
«Sono venuto a prenderti e ti riporterò anche a casa, niente storie» dice come se fosse mio padre.

«Te sei fuori di testa!» esclamo io.
«Andiamo, o faremo tardi» dice trascinandomi verso la sua auto.
Salgo sbuffando a prego che non sia così per tutta la serata.

In macchina parte della pessima musica ad alto volume, perciò sbuffo per la seconda volta e abbasso il volume.

Tom mi guarda alzando un sopracciglio e rialza il volume, ma io lo riabbasso.
Andiamo avanti con il nostro piccolo litigo per un po' finché si arrende.
Meglio così, non avrei sopportato per altri dieci minuti la stessa storia.

«Testarda..» borbotta tra sè, come se non l'avessi sentito. Purtroppo ha fallito in pieno il signorino.
«Cosa hai detto ?» lo provoco mettendomi a braccia conserte.
«Niente che ti interessi» dice continuando a fissare la strada con un sorrisino in faccia che non mi piace neanche un po'.

«Mi vuoi sfidare, Harris ?» Lo fisso intensamente, con lo stesso sorrisino che aveva lui due secondi fa.
«Perché no ? A quanto pare ti piace..» dice continuando a provocarmi.
«Certo, dovresti solo avere un po' di paura, sai, ti batto di sicuro» continuo guardando il paesaggio dal finestrino.
«Ne dubito, con un avversario come me..Anche se dovremmo rimandare la nostra sfida un'altro giorno, siamo arrivati, Anderson» dice mentre parcheggia.

Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa mentre scendo dall'auto e mi vado a sedere su una panchina senza aspettarlo.
Anche se lui mi segue, cosa prevedibile.

«Ehi, eccoli!» esclama lui appena si siede.
Mi alzo in piedi e vado incontro ai ragazzi, ignorando totalmente Tom.

«Ehi!» esclamo salutandolo con la mano.
Stacy credo sia la persona più nervosa di questa terra, a giudicare dal fatto che sta stritolando la sua pochette. A differenza sua, Richard sembra tranquillissimo.

«Ehi Camila» mi dice Richard. «Tom» dice poi rivolto a lui, che ricambia con un cenno di testa.

«Andiamo ?» chiede subito dopo Stacy, e la capisco.
«Certo» dico io, e inspiro profondamente fissando Stacy, per farle capire di stare calma.
Annuisce ed entriamo nel ristorante.

Il posto che ha scelto Richard è davvero molto carino e in stile moderno. Deve essersi impegnato per trovare un posto del genere.

Quando ci porta in una terrazzina rimango basita: si vede il tramonto spettacolare e il mare di Boston, ed è tutto bellissimo.
Una cameriera molto giovane ci conduce al nostro tavolo, e a me -ovviamente- tocca sedermi vicina a Tom.

Il silenzio che si crea inizialmente è veramente imbarazzante, quando ad un certo punto decido di rompere il ghiaccio.
«Richard, è davvero bello questo posto, sei stato bravo a trovarlo in così poco tempo»
Okay, forse non è stato il modo migliore di iniziare, ma almeno non si sentono più solo i brusii della gente.

«Grazie mille! In realtà lo conoscevo già.. Quando ero piccolo i miei portavano me e mio fratello qui sempre, quasi tutti i sabati sera, ed era sempre bellissimo... Perciò ho deciso di portarvi qui per rendervi la serata indimenticabile...» Quando dice queste parole fissa Stacy, e si capisce benissimo che è rivolto a lei il discorso, soprattutto nell'ultima parte.

Richard è un ragazzo così dolce, magari avessi anch'io un ragazzo come lui.

Il resto della cena lo passiamo tranquillamente, e Tom non si azzarda a fare stupide battutine, forse ha capito che è meglio far godere la serata a Stacy e Richard, e gliene sono grata.

Quando i due innamorati stanno ridendo di gusto, Tom si avvicina al mio orecchio, «Mi viene il diabete solo a vederli», e mi sussurra questa stupidaggine. Ma come fa a essere così insensibile ?
Non lo capisce che sono innamorati ?

«Stai zitto! Sono dolcissimi, e dovresti un po' imparare da loro» gli dico infastidita.
«Cosa dovrei imparare ? Come far ridere una ragazza ?» Ride. «Quello so già farlo», afferma diventando subito serio.
«Ah sì ? Beh, dimostramelo allora», lo incalzo, e solo ora comincio a divertirmi. 
«Nessun problema» È tosto, il ragazzino.

Si avvicina abbastanza da far sì che mi manchi l'aria. Mi sto agitando. E spero di non dare nell'occhio.
Che cosa ha intenzione di fare ?
D'un tratto posa una mano sulla mia guancia.
Con la cosa dell'occhio fisso per un secondo Stacy e Rich, che se stanno per i cavoli loro. Meglio così.

Poi Tom toglie la sua mano di scatto e si allontana.
«Scusa, avevi un insetto», si giustifica alzano le mani in segno di resa.
Stacy, che credo abbia sentito, scoppia a ridere.
A me però non fa ridere per niente.
Mission failed per Tom.

Quando anche Richard però comincia a ridere, la risata si fa contagiosa, ed ecco che mi ritrovo a trattenermi da una risata.
Ma non c'è la faccio.
«Visto? È stato facile, no ?» chiude Tom fissandomi.
Gli do una gomitata e torno a sedermi composta.

Quando è arrivato il momento di andare, Richard vuole pagare per tutti, ma io glielo proibisco.
Anche se alla fine io e Stacy non paghiamo nulla comunque, perché Tom offre la cena a me, e Richard a Stacy.

«Bene... Andiamo al parco ?» chiede Richard una volta fuori dal locale.
Io preferisco andare a casa, dato che è meglio lasciarli soli.
«Oh no, io e Tom ce ne torniamo a casa, sono molto stanca!» mi giustifico e me ne vado prendendo Tom per il braccio.
«Ciao!» dico poi in lontananza.

«Ma mi spieghi che diamine ti salta per la testa ?» mi chiede Tom quando siamo arrivati alla sua auto.
«Tom, riportami a casa, sono stanca, loro due avevano bisogno della loro privacy, e ora apri questa macchina!» gli dico tutto d'un fiato.

«E se decidessi di non aprirla ?» mi provoca.
«In tal caso me ne andrò a casa a piedi» dico consapevole che in questo modo cederà.
«Ora apro, ora apro!» dice mentre tira fuori le chiavi dalla tasca dei suoi jeans.

Fortunatamente durante il viaggio non fiatiamo: è la musica che parla; e, quando arriviamo davanti casa mia, mi affretto a scendere.
Arrivo davanti la porta, infilo le chiavi e apro.
Mi ritrovo mia madre davanti.

«Oh, tesoro, com'è andata la serata?» chiede mia madre rivolgendosi sia a me che a Tom, che sta sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
Accidenti, è davvero bravo a recitare.
«Alla grande!» le rispondo sorridendo.

«Grazie mille per averle dato un passaggio, Tom» dice poi rivolgendogli un sorriso compassionevole.
«Non c'è di che, è stato un piacere.» dice, e mi fa l'occhiolino. Non posso fare a meno di sorridere, e non per finta.
«'Notte, Tom», gli dico mentre mi chiudo la porta.
È stata una lunga giornata, ed io non vedo l'ora di toccare letto.

ForseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora