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Le ore passano lentamente e il suono dell'ultima campanella mi riporta alla realtà.
Appena fuori da scuola vedo Nic, e mi viene in mente la cosa che doveva dirmi. Quando anche lui mi vede cerca di scappare.
«Nic!» urlo.
Nessuna risposta.
«Niic! Scappare non ti servirà a niente, tanto prima o poi sputi il rospo! Ti conosco fin troppo bene» lo raggiungo e riesco a bloccarlo.

«Oh, ciao Cam. C'è qualcosa che non va ?» fa finta di non avevo sentito.
«Si, Nic, c'è qualcosa che non va. E quella cosa è il fatto di ieri sera. Devi spiegarmi cos'hai» dico in tono innervosito e tutt'altro che divertito.
«Okay... So che con te non ho scampo..» sapevo che prima o poi avrebbe parlato. «Beh...è partito tutto dal fatto che io ho una cotta. Per Gracie, quella ragazza che frequenta con noi matematica. Ecco.. io c'ho provato, l'ho portata fuori -motivo per il quale sono molto assente in questi giorni- e l'ho anche baciata. Le cose sembravano andare a gonfie vele, ma poi... scoprii che aveva già un ragazzo, ovvero Aaron, quel tipo che ha un anno in più di noi, ma che è stato bocciato. Litigammo per una settimana intera. L'altro giorno la mollai. Quel giorno andai nello stesso bar in cui ci vedemmo la prima volta. E da lì..» si blocca per qualche secondo.
«È da lì..» lo incoraggio, anche se so già cosa sta cercando di dire.
«È da lì vidi un uomo che fumava dalla vetrata del bar e iniziai anch'io.»
Non posso crederci.
Non posso credere di non essere stata al corrente di tutto.
Non posso credere di non avere sospettato nulla.
Non posso credere che Gracie sia una persona così.
Non posso credere che Nic abbia iniziato a fumare.
Non credo più a nulla.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime, che scendono fragili, una alla volta.
Lo abbraccio forte. Un abbraccio confortante, uno di quelli che amerei ricevere se mi trovassi in una situazione del genere.
Mi sembra la cosa più giusta da fare.
Non dico nulla.
Neanche una parola.
Annuendo, me ne vado senza dire niente. E cammino.
Cammino per Long Beach. Senza una direzione precisa. La spiaggia in lontananza mi fa rievocare ricordi bellissimi passati insieme a Nic. Le ore a schizzarsi l'acqua d'estate, i bagni fatti a mezzanotte e le grida di Stacy date dalla sua risata. Certo, quando facevamo queste cazzate la gente ci fissava storto. Ma a noi non fregava niente, perché era bellissimo ed eravamo noi.

Mentre nella mia mente riecheggiano questi fantastici ricordi non mi accorgo di essere già arrivata in spiaggia.
Perché non restare ?, mi dice la mia testa e così mi siedo in un posto vicino alla riva e guardo il mare, in attesa che cambi qualcosa. Che qualcosa di estremamente imprevedibile faccia tornare Nicholas con la testa a posto. Ma so che non succederà. Nella mia vista non è mai successo e mai succederà. Eppure io resto qui ad aspettare, come sempre. In fondo un po' d'aria di mare non fa mai male. Lascio che il vento mi scompigli i capelli e spero anche che mi faccia scacciare i brutti pensieri.
Questa situazione è veramente rilassante e giuro che se potessi dormirei qua...
Ma la mia quiete se ne va non appena qualcuno appoggia la sua mano sulla mia spalla.
Sussulto e mi volto subito per capire chi è la persona, e faccio sospiro di sollievo non appena vedo che è Richard.
«Ah, sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo lo sai ?» gli dico guardandolo storto.
«Ciao anche a te» dice sarcasticamente sedendosi accanto a me.
«Perché da queste parti ?» gli chiedo curiosa.
Fa spallucce.
«Così. Avevo voglia di rilassarmi e non pensare a niente. E tu ? Perché sei qui ?»
«Per il tuo stesso motivo» gli rispondo fissando l'oceano.
«Allora non sono l'unico a pensare che la spiaggia d'inverno sia un posto sacro» dice sorridendo.
«A quanto pare no» dico ridendo.
«Sai.. In realtà volevo anche dirti delle cose..» dice anche lui rivolto verso l'oceano.
«Che tipo di cose ?» gli chiedo voltandomi verso di lui.
«Volevo ringraziarti»
«Di che ?»
«Per avermi fatto conoscere la ragazza di cui mi sto innamorando» dice con una tale profondità da farmi venire i brividi.
Il problema è che lui non si sta innamorando. Lui è già innamorato di Stacy. Lo si vede da come la guarda tutti i giorni.
«Beh, io in realtà non ho fatto un bel niente. Ho solo cercato di aiutare un'amica» gli confesso semplicemente.
«Aiutare un'amica ? Perché aiutare ?»
È vero. Lui non sa che Stacy ha una cotta per lui dalla prima media. E che l'unico ragazzo di cui mi parla da quando aveva 12 anni è proprio lui.
La cosa che mi sorprende è che non se nè mai accorto.
«Si. Non so come tu non abbia fatto ad accorgertene. Lei ha una cotta per te dalla prima media» gli spiego scuotendo la testa.
«Mai accorto!» ammette a mani alte. Scoppiamo in una risata.

«Beh, grazie di avermi tenuto compagnia» gli dico aiutandolo ad alzarsi.
«Ma scherzi ? Sono io quello che ti deve ringraziare» dice mentre ci allontaniamo sempre più dall'oceano.
In fondo, sperare e sperare che arrivi qualcosa che mi faccia cambiare umore è arrivato.
«Okay, basta con i ringraziamenti!» dico scherzosamente.
«Allora.. Ci vediamo a scuola» mi dice infine.
«Certo! A domani» lo saluto andandomene.
Ora non mi resta altro da fare che tornare a casa e farmi una bella doccia calda.
Sembra strano, ma anche quella mi aiuta a dissolvere i cattivi pensieri.

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