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Esco e inizio a camminare, non so dove sto andando, ma la mia Long Beach di dicembre mi piace più del dovuto.
Dopo scuola non ho più sentito ne Stacy ne Richard, perciò per togliermi strani pensieri, ho deciso di fare una passeggiata.
Entro a sedermi in una caffetteria che si affaccia sulla spiaggia.
Prendo La ragazza del treno e continuo a leggere, sperando di non essere disturbata di nuovo, come sta mattina.
Ma tutte le mie speranze di sgretolano quando scorgo un ragazzo familiare che intreccia la sua mano con quella di un'altra ragazza.
Mi viene un groppo in gola e per poco mi strozzo con la cioccolata calda.
Sono Tom e la sua ragazza. Spero vivamente che non mi vedano, e cerco di nascondermi il più possibile.
«Camila!» sento una voce maschile e deduco che è proprio lui. E non posso evitarlo. Sa che ho sentito. E la cosa mi dà tremendamente fastidio.
Alzo lentamente la testa e me lo ritrovo davanti con la sua adorabile fidanzatina.
«Ciao, Tom» dico io in tono un po' seccato.
«E questa... Deve essere tua ragazza» dico squadrando la ragazza dalla testa ai piedi.
Non devo aver dato un buon impatto, e rimango sorpresa quando sorride cortesemente, come una hostess rassicurante quando sei in aereo e ti sale l'ansia per la partenza. Oppure come una cameriera pronta a servirti e riveriti.
«Si, ciao, io sono Catherine» dice in tono molto dolce, sempre con quel sorrisino rassicurante in volto.
Le rivolgo il sorriso più grazioso che riesco a dare.

«Possiamo sederci qui ?» chiede ad un certo punto Tom.
E, prima che io possa rispondere, lui si sta già sedendo insieme a Catherine.
Ma ha un briciolo di educazione nella testa questo ragazzo ?
«Fá pure con comodo, sai ?» dico io in tono sarcastico.
Fa spallucce.
«È vero tesoro, potresti essere più gentile a volte» dice Catherine.
Sono uno l'opposto dell'altro. Lei è dolce e cordiale, e penso che diventerà mia amica. Tom no.
«Sai come sono, e sai che sono gentile solo con te» a quelle parole mi viene un groppo in gola che cerco di mascherare con un colpo di tosse.
É davvero crudele. Almeno se vuole fare una buona impressione deve impegnarsi almeno un briciolo per essere gentile con le persone.
Si sfiorano le labbra e penso a come starei io con Tom.
Scuoto la testa e mi tolgo subito quel pensiero dalla testa.
È una cosa estremamente assurda, anche perché lui non è speciale, non è speciale come Joe.
Piccola parentesi: Joe è stato il mio primo amore, anche se abbiamo rotto per colpa sua.
Litigavamo da mesi e solo perché lui era sempre impegnato con il baseball, e ogni volta che gli chiedevo di stare un po' con lui, saltava fuori la partita. O l'allenamento.
Così piano piano ho iniziato a credere che non mi amasse più come un tempo, e ci siamo lasciati. Lasciati per colpa del baseball. Dieci mesi di amore andati in fumo. Ora lui si è trasferito. Per cosa ? Per il baseball, ovviamente. A Las Vegas, o meglio, credo nella periferia di Las Vegas. Ma non mi importa più di tanto: ormai l'ho dimenticato. Anche se l'ho amato veramente.

Quando deduco che mi stanno totalmente ignorando, e che io con la testa sono andata a finire persino su Joe, decido di andare. Mi alzo freddamente per andarmene, senza degnarli di uno sguardo.
«Aspetta!» sento la voce di calda di Tom e rabbrividisco.
«Si ?» chiedo io simulando un tono cortese.
«Non ci saluti ?» chiede lui.
«Ooh, scusa» mi schiarisco la voce.
«Ciao ragazzi, ci vediamo a scuola» dico io accennando il sorriso più finto mai visto.
«Ciao..Camila ?» azzarda Catherine.
«Si, Camila» dico io.
Faccio per andarmene, quando sento di nuovo la voce di Tom.
«Ciao allora, Camila Elizabeth» a quelle parole sussulto e mi blocco. Un brivido i percorre la schiena.
Come fa a sapere il mio nome ?
Riprendo a camminare verso l'uscita, e lui ridacchia.

Passo per la B26 e arrivo alla mia via: il profumo di pizza si sente fin qua. Mio padre sta sera aveva in programma di portarci a casa la pizza, e spero che sia veramente così.

Appena entro in casa quel delizioso profumino mi penetra nelle narici, e non posso fare a meno di inspirare a fondo. La mia quiete viene interrotta dalla conversazione tra mia madre e mio padre.
«Ma..allora ?» chiede ad un certo punto mia madre.
«Allora cosa ?!» risponde mio padre.
«L'offerta...»
«Ah, sì. Deve ancora farmi sapere!» papà alza un attimo il tono di voce.
«Perfetto, allora non ci resta altro da fare che sperare!»
Ci siamo, di nuovo quella stupida offerta. Comincio a pensare che sia qualcosa di più che una cosa di mio padre. E prima o poi scoprirò di che cosa si tratta.

ForseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora