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«Quanto tempo abbiamo ?!» strillo dal bagno a mia mamma.
«Dieci minuti!» ribatte lei urlando.

Stamattina il mio corpo ha deciso di non svegliarsi, e quindi ora mi ritrovo in bagno a cercare di sistemare il mio viso da zombie e rendere i miei capelli più presentabili.

«Vado!» urlo a mia madre mentre afferro lo zaino e corro verso la porta d'ingresso.

Attraverso velocemente il cortile di casa mia e corro più che posso alla fermata.

Prima di arrivarci devo oltrepassare tutta Greenuch Street, la via dove abito io.

Passo sul marciapiede, sotto gli alberi spogli che in primavera diventano possenti e verdi, coprendo in penombra tutto il marciapiede.

Quando finalmente arrivo alla fermata vedo che il bus é già li, con il conducente che mi fissa costantemente come a dire «sbrigati ragazzina, che devo partire.»

A quello sguardo accelero il passo e salgo.
Scorgo Nic e vado verso di lui.
«Nic!» urlo in autobus senza neanche rendermene conto.

«Cam! Sst che è mattina presto!» mi stilla contro. Quando fa così mi da parecchio fastidio, ma lascio comunque che faccia.
«Si, scusa non me ne sono neanche resa conto!» mi giustifico.

Per il resto del tragitto restiamo in silenzio, fino a quando non mi accorgo che la tasca esterna del suo zaino è mezza aperta e non credo ai miei occhi.
Malboro Lights ?
Da quando fuma ?
Come può minimamente pensare di fumare ?
Ho sempre odiato il fumo, solo l'idea mi fa venire i conati.
Odio il suo odore, perché sembra che fumi io.
Odio vedere la gente che fuma.
Odio il fumo che esce dalla bocca delle persone, cazzo.
Odio quelle cacchio di sigarette.
Per ora però non dico nulla a Nicholas perché so che si incazzerebbe a morte.

Arrivata a scuola mi siedo nel mio solito posto in terza riga.
Passo le prime tre ora a -stranamente- prendere appunti e a scarabocchiare sul diario, come sempre.

A ricreazione esco con Stacy, e mentre vado alle macchinette, lei mi ferma e mi porta dall'altra parte.
Che ha adesso ?
Arriviamo in un posto appartato fuori dalla classe e mi sussurra all'orecchio «Cam, il mio piacere per Richard aumenta di giorno in giorno.» si ferma. Pensava che non lo sapessi ?

«Aiuto» continua poi.
«È così evidente che persino quel ragazzo con la felpa azzurra se ne accorgerebbe!» dico stuzzicandola.
«Okay, ma ti prego, non dire niente a nessuno; che dopo sai che sono fottuta!» mi scongiura mettendo le mani in segno di preghiera.
«Okay, puoi fidarti di me, sono la tua migliore amica per un motivo, no ?» dico tranquillizzandola.
Lei annuisce e ci dirigiamo alle macchinette. Sembra nervosa.

Ora che la osservo meglio nei suoi comportamenti, penso a come ho fatto a non pensarci prima.
In fondo starebbero molto bene insieme lei e Richard.

Suona la campanella dell'ultima ora, ed io mi precipito all'uscita senza aspettare qualcuno in particolare.

Poi però vedo Stacy e Richard.
Stanno parlando, ma si vede che c'è imbarazzo tra i due.
Decido di intervenire.
Potrebbe essere che stia per rovinare la vita alla mia migliore amica in questo esatto istante, o potrebbe essere che gliela stia migliorando.
Dipende tutto da me.

«Ciao ragazzi.. Scusate il disturbo..ma...» mi blocco. Non so più cosa dire. Ecco, lo sapevo.
Le sto già rovinando la vita.
«Ma?» mi interrompe Richard.
«Ma...» tossisco per smascherare l'imbarazzo. Anche se non credo ce abbia funzionato, a giudicare da come mi fissa Richard. «ma vi va di uscire domani ?» continuo il mio assurdo discorso in questo modo. Non mi è venuto in mente niente di meglio, e per giunta mi sono cacciata nei guai con le mie stesse mani. Mi vergogno a morte.

Stacy mi guarda malissimo.
Oh no.
Richard guarda Stacy per approvare l'uscita.
Mi sento molto più sollevata.

«Ma quindi un'uscita a quattro ?» chiede Stacy.
Merda. Non ci avevo pensato.
Chi mi porto ?
«Beh.. Si!» affermo io non del tutto sicura delle parole che sono appena uscite dalla mia bocca.
«Perfetto.. E con chi vieni te ?» irrompe Richard.
«Beh... Non ne ho idea sinceramente» confesso.
«Potresti venire con Tom!» strilla Stacy. Ma che le passa per la mente ?
«Ma ha già la ragazza! E poi mi sta antipatico!» strillo a mia volta. Deve capire che lo odio.

Ed ecco che arriva anche lui.
Ci mancava solo Tom.
«Si parla del diavolo...» dice Richard.
«Ciao ragazzi! Uscita a quattro?» dice lui divertito.
«Stavi origliando ?» dico io alzando il tono di voce e dandogli di spalle.
«Si, e che problema c'è ? Camila Elizabeth ? Dico bene ?» dice in un tono così tranquillo da spaventarmi. Sento la rabbia bollirmi dentro, e Tom continua a parlare. «E scusate se voglio farmi nuovi amici, ma non è colpa mia se mia madre ha deciso di farmi vivere a Boston!» conclude così la sua stupida messinscena.

«Beh.. A me va bene! Stasera alle 18 ? Ci incontriamo al parco, poi io so in che ristorante portarvi, va bene ?» chiede Richard.
E, prima che io posata rispondere, parla Tom.
«Certo che ci va bene!» dice mentre mi lancia uno sguardo provocante, e accennando il ci.
Io sbuffo e me ne torno a casa, infastidita e senza neanche salutare.
Tom mi segue.
Ma perché deve sempre seguirmi ?

«Cosa vuoi, Tom ?» dico in tono seccato mentre mi giro lentamente. Stringo i pugni.
«Io ? Niente, è solo che non vedo l'ora che arrivi sta sera solamente per romperti le scatole» si ferma.
«Ci sarà da divertirsi» continua poi senza lasciarmi il tempo per parlare.

«Okay, ma ora vattene» ribatto io.
«E se volessi seguirti ?» mi provoca.
«Beh, non lo fare» dico freddamente.
«Tanto devo» alle sue parole rabbrividisco.
«Cosa ?» dico io quasi sussurrando.
«Mi hai sentito, devo prendere la tua stessa fermata per tornare a casa» dice lui nel tono più tranquillo che io abbia mai sentito.

So che dovrei stare in silenzio e ignorarlo, ma la curiosità ha la meglio su di me.
«Dove abiti ?» chiedo quindi io.
«Nella Canon Street» alle sue parole sussulto.
Abita nella via prima della mia.

«Ah» riesco appena a dire.
«Perché ? Che c'è ?» chiede lui.
«Abiti nella via residenziale prima della mia.» gli confesso.
«Perfetto» si limita a dire, e saliamo nel bus. Perché, grazie a Dio, è arrivato, e aspetta solo noi.
Anche se il suo modo di dire «perfetto» così disinvolto e sfacciato mi preoccupa.

Appena torno a casa sento una notifica.
È Nic.
A causa dell'appuntamento mi ero completamente dimenticata di lui.
>Ehi Guastafeste!
(Ci risiamo col guastafeste)
>Ciao Nic! Come va?
Mi risponde dopo neanche un minuto.
>Bene dai..
Bene dai ? Non mi convince, c'è qualcosa che non va.
E devo chiarire questa cosa ora.
>Mhh.. Nic non mi convinci.. cos'hai ?
>Ti spiego domani. Ora non ne ho voglia.
Ha qualcosa.
>No, ora.
Insisto.
>No, domani! Guarda che mi incazzo!
Mi rassegno e la mia coscienza mi dice che è meglio se mi conviene aspettare domani, se non voglio litigare.
>Okay..
Rispondo infine. Traspira la tristezza da questo messaggio ? Spero di sì.

Mi butto spudoratamente sul letto mi ritrovo a pensare a sta sera. Sarà fastidiosissimo avere Tom al mio fianco. Tuttavia non vedo l'ora di scoprire come andrà avanti la serata.

ForseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora