12. Turn me on

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«Hunter!» urlai dalla mia camera da letto. «Hunter! abbassa il volume di quella dannata TV o vengo lì e ti do il telecomando in faccia!» scoppiai a ridere mentre lanciai un'occhiata all'orologio, che segnava le 10 di sera. Sembrava che la mia casa fosse diventata una stazione di caos per tutto il rumore che c'era qui dentro. La lavatrice accesa sembrava il rombo di un aereo, Hunter stava cantando a squarciagola canzoni casuali che passavano sul canale apposito, e io per dire a Hunter di abbassare il volume, urlavo come una gallina in calore. Per fortuna i miei genitori erano andati a cena con i loro colleghi e mio fratello con loro, altrimenti sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale qua dentro.
«Hunter! Ma sei scemo in culo? Giuro, che vengo lì e..-» fui interrotta da una voce a me familiare, «e cosa mi fai?» chiese portando le braccia al petto incrociandole, tenendole conserte, mentre si appoggiava con il busto allo stipite della porta, con un sorriso strafottente che regnava sul suo volto.

«E ti meno.» dissi con sguardo di sfida. Non so da quanto tempo lo avesse lì, ma tirò fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans il telecomando, e senza girarsi, lo puntò verso la televisione alzando ancora di più il volume.
Puntai i miei occhi nei suoi, assottigliandoli più che potessi, e dopo alcuni secondi che sembrarono un'eternità, gli lanciai un cuscino, prendendolo in piena faccia.
Si portò entrambe le mani sopra gli occhi, mentre un sorriso cresceva sul suo volto. «Sei una stronza, un emerita stronza.» disse mentre cercava di focalizzare pienamente la mia figura, ma con scarsi risultati dato che appena provò ad acciuffarmi, prese l'orsacchiotto accanto a me. «Che deficiente!» accennai ad una risata, mentre mi alzavo per scappare da lui.
Fui distratta da tutto il caos che si svolgeva in casa mia, e purtroppo, riuscì ad acciuffarmi, prendendomi dai fianchi e attirandomi verso di lui. Cominciò a solleticare i miei fianchi, e io come un ebete, cominciai a ridere e a dimenarmi tra le sue braccia.

«Mi vuoi ancora menare?» chiese mentre ridacchiava, godendosi la mia tortura. Tra le risate riuscii a biascicare un «Si.» tentando di recuperare fiato, fallendo miseramente.
Tutto d'un tratto, attaccò le sue labbra sul mio collo, e poggiai una mano sul suo petto, l'altra sulla sua spalla quando iniziò a tracciare una scia di baci umidi per tutto il collo e salendo per la mia mascella, la sua mano scese lungo il mio braccio sino a fermarsi nuovamente al mio fianco ma stavolta lasciando che le sue dita scansassero la stoffa della maglietta, intrufolandosi al di sotto.

Arrivato alle mie labbra si precipitò su di esse e tirò tra i suoi denti il mio labbro inferiore, mentre le sue dita al di sotto della mia maglietta continuavano a salire, milioni di brividi salivano lungo la mia spina dorsale. Strinsi la maglietta dalla sua spalla in un pugno quando continuò a lasciare baci per il mio collo e lasciare avanzare la sua mano al di sotto della mia maglietta, fino ad arrivare a sfiorare il tessuto del mio reggiseno.
Il suo viso era ancora intrufolato nella piegatura del mio collo e quando mi voltai nella sua direzione i nostri nasi si sfiorarono e ritornò di nuovo a pochi centimetri dalle mie labbra.

«Dio, sei così bella..» mormorò, ebbi le palpitazioni e gemetti quando la sua mano si chiuse intorno alla coppa del mio reggiseno, approfittò di questo e lasciò scivolare la sua lingua nella mia bocca.
La sua mano non si mosse dal mio seno, non potevo evitare il fatto che stessi completamente andando a fuoco e una strana voglia prese il sopravvento su di me, come mi era impossibile non notare il rigonfiamento nei suoi pantaloni.

Ebbi un mini infarto al sentire il rumore di una bottiglia di vetro frantumarsi contro il pavimento.
Hunter staccò le sue labbra dalle mie spostando le mani dal mio intimo e ci allontanammo entrambi. Sistemai imbarazzata la maglietta e i capelli, infine passai solo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e osservandomi meglio intorno mi accorsi che quel rumore era stato procurato dal nostro gatto.

Puntai nuovamente gli occhi su Hunter, il quale non fiatò, non disse nulla, non proferì parola.
Mi schiarii la voce guardando in un primo momento i miei piedi. «Se non vuoi tornare a casa puoi dormire tranquillamente in camera di Blake, tanto quando tornerà andrà di sicuro sul divano a guardarsi un film.» incrociai le braccia al petto cercando di sfuggire ai suoi occhi, e grattandomi nervosamente la nuca mi voltai pronta ad avviarmi nella mia stanza.
Così velocemente aprii la porta della mia stanza, ignorando il fatto che Hunter avrebbe dovuto raccogliere tutti i pezzi di vetro per terra.
Mi voltai ancora una volta appoggiata allo stipite della porta e guardandolo di spalle lo vidi perfettamente seduto sul divano con la testa tra le mani, e cominciai a chiedermi davvero a cosa stesse pensando.

dal prossimo capitolo succederanno un sacco di cose, ehehe.

Dangerous love.         H.R.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora