33. Are you crazy?

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Mentre scrivevo il capitolo ho pianto un po', perciò se ci sono degli errori non fateci caso. Ah, e se volete sentirvi una merda leggete questo capitolo con "River flows in you - yiruma"

Hunter's pov

«Io un Flat White.» Ordinò Blake al barista, io invece, oggi, puntavo a qualcos'altro. «Io un frappuccino.» Dissi chiaramente.
Amavo andare da Starbucks, stranamente però oggi non mi sentivo di venire.

Avevo il presentimento che oggi avrei combinato qualcosa o sarebbe successo qualcosa.

Andammo a sederci e poco dopo ci chiamarono dandoci la nostra bibita.

Prendemmo nuovamente posto e cominciai a fissare il vuoto.
Blake era da un po' che non smetteva di sorridere, immaginavo avesse fatto pace con la sua ragazza, ma non avevo neanche voglia di chiederglielo.

Era da un po' di giorni che stavo male, intendo, non mi sentivo in grado di avere anche solo una conversazione con qualcuno.
A pensarci bene, era da quel giorno che ero dovuto andare al supermercato.

Sospirai, voltandosi verso Blake, trovandolo con la mascella quasi a terra e gli occhi sbarrati.

Stava guardando verso.. Qualcosa, o meglio, qualcuno.

Seguii il suo sguardo e..
Diamine.

Ancora la ragazza del supermercato.

La sosia di Abigail, o meglio Ivy.

Blake sembrava ipnotizzato, immobilizzato. Vidi le sue pupille dilatarsi e lasciar cadere la cannuccia che teneva tra le mani. Ritornò con lo sguardo sul tavolino e potei notare l'espressione scioccata che regnava sul suo volto.

Non potevo biasimarlo, la prima volta che avevo visto quella ragazza ero rimasto angosciato anche io dall'uguaglianza delle due ragazze.

Blake scosse la testa e si passò una mano sugli occhi. Quando alzò lo sguardo notai i suoi occhi rossi e appannati, le guance arrossate, così come il naso.

Stava per scoppiare.

E con lui pure io.

Ci alzammo di scatto da quel tavolino e ci volatilizzammo fuori dal locale.
Strisciammo la schiena sul marmo freddo del muro, e ci lasciammo cadere sull'asfalto bagnato dalla pioggia.

L'estate sembrava voler appagare il mio stato d'animo.
Quando stavo male, si scuriva, quando invece mi sentivo un po' meglio degli altri giorni tornava il sole.

Ma era da un po' che il sole non veniva più.

I miei pensieri venivano continuamente interrotti dai singhiozzi di Blake, non l'avevo mai visto piangere in questo modo così disperato.

Un'espressione sciupata, quasi spaventata occupava il suo viso, mentre lacrime e lacrime inondavano le sue guance. Non smetteva di singhiozzare, anzi, ero sicuro che non ci riusciva, capitava sempre anche a me di non riuscire a smettere.

Si stava tirando i capelli dalla radice, stava impazzendo, stava ricapitando.

È capitato altre volte che Blake cominciasse a dare di matto, pensando a sua sorella.
Purtroppo però l'unica cosa che riusciva a calmarlo, era proprio lei.

Si sentiva una merda, si sentiva colpevole in qualche modo, si dava dell'idiota per non aver passato il tempo necessario con lei, per non averla resa felice, per averla fatta scivolare così in fretta dalle sue mani.

Mi venne spontaneo dare un pugno alla strada, non accorgendomi di essermi ferito alle nocche.
La mano stava sanguinando ma non me ne fregava un cazzo.
Volevo sanguinare, volevo vedere il sangue scorrere tra le mie mani.

Volevo provare almeno un quarto del dolore che aveva provato lei.

Osservavo il sangue colare su tutto il palmo della mia mano, scorrere verso il mio polso sai tutto il braccio.

Tutto quel rosso attirava la mia attenzione.
Il rosso mi faceva ricordare così tanto il viso di Abigail, tutto il suo corpo, tutto il sangue che scorreva sulla sua pelle.

Il pugno mi stava facendo un male atroce, ma allo stesso tempo stava appagando la pace del mio spirito, del mio stato d'animo.

Nel frattempo la pioggia picchiettava sull'asfalto della strada, e bagnava completamente sia me che Blake.
Eravamo due poveri sfigati in mezzo alla strada a piangere a dirotto e a dare di matto, per una ragazza che ormai non c'è più.

Ma non una ragazza normale, no, assolutamente no.

Abigail, Abigail Gray.

Due fottuti nomi che indicavano la perfezione, la solarità, la simpatia, la bellezza, la seduzione.

Purtroppo venni risvegliato da un rumore brusco, che mi riportò alla realtà. Era la porta di Starbucks che si era spalancata.
Da essa, uscì qualcuno.

Quando alzai lo sguardo, era lei.

Ero sicuro che fosse Abigail.

Tutto ciò voleva dire che, finalmente, ero morto?

Dangerous love.         H.R.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora