Capitolo 21

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POV MARTINA

Harry si stava muovendo: finalmente stava riprendendo conoscenza.
I suoi occhi verdi si aprirono e i miei incontrarono le sue iridi smeraldo.
Non potei fare a meno di sorridere e abbracciarlo, stringendolo a me, quando dalle sue labbra uscì un lieve 《Martina》.

Avevo avuto paura. Quando Harry era caduto a terra, privo di sensi, le labbra schiuse, di quel colore rosso intenso per via del sangue, la pelle priva del suo solito colorito roseo; il mio cuore si era fermato per un attimo: lui era come il mio fratello maggiore, era Harry, il mio pazzo Harry.

La mia attenzione venne riportata nuovamente su Justin.
Vidi un pugno infrangersi contro il suo zigomo. Il suo viso angelico si stava rovinando lentamente, colpo, dopo colpo.
Le sua mani sporche di sangue, le nocche rovinate e impregnate dal liquido rosso.

Un altro pugno stava per infrangersi sul suo viso quando esplosi: non resistevo più. Lui era intervenuto per me, era rimasto coinvolto in quel pestaggio a causa mia. Non potevo restare ferma senza dire nulla.
In uno scatto di adrenalina balzai in piedi e urlai con tutta la forza che avevo contro quei ragazzi che avevano fatto del male prima ad Harry e che ora ne stavano facendo a Justin.

Che cazzo vuoi bambolina? Sparisci!》mi intimò uno di loro avvicinandosi con passo lento nella mia direzione. Ma non seguii la traiettoria dei suoi passi perchè ero rimasta rapita da Justin: i suoi occhi erano velati da uno strato di rabbia mista ad adrenalina che li rendeva cupi, scuri.
Noah si era fermato dal colpire il biondo e mi stava guardando. Il suo sguardo era freddo, duro come pietra e stava vagando su tutta la mia figura. Gli altri due ragazzi invece stavano tenendo Justin. Gli impedivano di muoversi, di alzarsi o anche solo di reagire per difendersi dalla furia di Noah.

A quanto pare ti piace giocare col fuoco...》la sua voce era bassa, roca, piena di ribrezzo nei miei confronti. I suoi occhi smisero di vagare per il mio corpo tremante e si immersero nei miei spaventati.
Noah si allontanò dal corpo di Justin per avvicinarsi a me quando sentii due braccia muscolose stringermi da dietro, facendo combaciare la mia schiena al loro petto, tenendomi stretta, senza via di fuga.
Inizialmente non capii chi mi stesse tenedo ma poi realizzai: il ragazzo che mi aveva intimato di andarmene si stava avvicinando nella mia direzione ma io essendo troppo presa a guardare JustinsonofigoBieber non mi ero resa conto di essere il suo traguardo.
Passo dopo passo Noah si avvicinava a me fin quando non rimase un metro scarso a dividere i nostri corpi: mi sentivo schiacciata, oppressa tra lui e il suo amico che mi stava tenedo.

Sai bimba devi imparare a stare zitta》continuò Noah. Se avevo paura? Cazzo si. Le gambe mi tremavano. Il cuore batteva a mille. La bocca dello stomaco chiusa in una morsa dolorosa. Sentivo gli occhi iniziare a puzzicare.
Cazzo no! Non posso piangere! Da quando permetto a delle stupide lacrime di bagnare il mio viso? Stupido Bieber da quando lo conosco mi capisco ancora meno di prima.

Non toccarla》quella voce simile a un sussurro proveniva dalle mie spalle: Harry.

In tutta risposta Noah scoppiò in una risata. Gettò la testa indietro e le sue risate aumentarono. A lui si unirono anche i suoi amici, stando comunque attenti a non lasciare nè me nè Justin.

E sentiamo sfigato come vorresti impedirmi di toccarla? Devo ricordarti che ne tu ne il tuo amico -portò il suo sguardo verso la figura di Justin, il cui sguardo era un misto di rabbia, dolore e odio; i suoi occhi erano cupi, ma infondo, oltre l'oscurità che velava quei pozzi caramello c'era una luce, quella luce che mi attira come fossi una falena, come le calamita attirano il ferro e io non posso fare altro che lasciarmi abbindolare semza capirne però il motivo- siete in grado di fare molto?》
Avvicinò la mano al mio viso e lo sfiorò: anche il minimo contatto tra noi mi faceva sentire sporca e mi faceva venire voglia di cambiarmi la pelle, strappermi via quella che lui stava toccando.
Però poi il suo sguardo cadde nuovamente su Harry, ancora a terra che stava provando a rialzarsi in piedi. Si avvicinò a lui, lentamente, simile ad una tigre pronta ad attacare la sua preda.
Quando gli fu accanto, all'altezza dello stomaco gli sferrò un calcio sulle costole.
Poi un altro e un altro ancora che fece piegare Harry in due a terra.
Iniziò a camminare attorno a lui, come un uccello rapace che vola attorno ai corpi che presto saranno la sua cena. Sferrò un ultimo calcio, più forte degli altri, contro la schiena del ragazzo dagli occhi di smeraldo. Un urlo, forte, potente, agghiacciante, lasciò le sue labbra rosee.

Andiamocene》disse Noah fiero del suo lavoro.
I suoi "amici" diedero un ultimo pugno a Justin e buttarono a terra me per poi andarsene, seguendolo come cagnolini.

Li guardai allontanarsi come nulla fosse. Come se non avessero pestato due ragazzi.
Mi guardai intorno e una domanda iniziò a formarsi nella mia mente: per quale stracazzo di motivo finisco sempre in situazioni strane?

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