Capitolo 22

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POV MARTINA

Il suono della mia sveglia risuonava tra le mura della mia stanza. Riuscivo a sentire le urla soavi di mia madre che mi ricordavano, come ogni mattina, che dovevo andare a scuola o rischiavo di perdere l'autobus.

Ero ancora nel mio stato post coma e non so nemmeno che giorno sia. Sarà forse Mercoledì? O magari siamo già a Giovedì? Oppure siamo solo a Martedì? Spero di no perchè non ho la minima voglia di andare a scuola e se fosse l'inizio della settimana i giorni di riposo sarebbero ancora lontani.

Ho fatto davvero un sogno strano: Harry era stato pestato da Noah e Justin aveva provato ad aiutarlo con scarsi risultati e persino io ero ero rimasta coinvolta...

Ho davvero una fervida immaginazione quando dormo!

Ti ho mai detto che mi stai sulle palle quando fai la finta tonta?
Intervenne la mia vocina interiore.

Come faccio a starti sulle palle se non le abbiamo?

Non ti sopporto!!

Ma se sei me!

Non ricordarmelo...

La suoneria del mio cellulare riportò la mia attenzione su di esso, rispondere alla chiamata di Harry e sentire ciò che aveva da propormi
Se qualcuno si chiede perchè non ci sarò a scuola inventati una scusa》
《Perché?》
《Devo ricordarti cosa è successo ieri?》

E io che speravo fosse un sogno...
Però non è giusto che quello stronzo la passi liscia... non può!

Haz oggi pomeriggio passo da te. Forse mi serviranno anche i tuoi amici》
《Cosa intendi?》
《Hanno la macchina?》
《Alcuni》
《Perfetto》
《Aspetta Martina ma cosa-》
《Zitto e fa come ti ho detto》
E con questo terminai la chiamata e ignorai quando provò a richiamarmi.

~5 noiosissime ore di scuola dopo~

Mi ero inventata una scusa e chiunque era interessato ad Harry abbastanza da chiedermi dove fosse se l'era bevuta.
Tranne Justin: lui sapeva la verità.

Per poco le speranze di Harry che l'accaduto di ieri rimanesse un segreto, stavano per andare in fumo quando Justin si era presentato in classe con una brutta macchia violacea sullo zigomo e il labbro spaccato.

Ma il momento più imbarazzante fu quando si avvicinò a me, scrutandomi per poi strigermi in un abbraccio.

Stai bene vero?》erano state le parole che mi aveva sussurrato all'orecchio.
Spostati, gli altri non devono saperlo》fu invece la mia risposta.

Stavo camminando verso la casa del mio migliore amico in compagnia della mia musica quando presi il cellulare dalla tasca della mia giacca di pelle per scrivere a Justin.

A: Justin
"Vieni a casa di Haz"

A:Justin
"Non dire nulla a nessuno"

Da: Justin
"Posso saperne il motivo?"

A: Justin
"Fai come ti ho detto"

Continuai a camminare fino a quando non arrivai a casa di Harry.

Mentre suonavo il campanello le immagini del giorno precedente si ripetevano nella mia mente e la promessa che mi ero fatta si fece spazio tra i pensieri:
Se vogliono giocare sporco posso farlo anche io.

Così come questo pensiero si era fatto strada tra tutti quelli che vagavano nella mia mente, allo stesso modo stavo facendo io tra le braccia del mio migliore amico dopo che mi aveva aperto la porta.

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