Capitolo 25

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POV NOAH

Le 7:15.
Avevo passato l'intera nottata a girarmi e rigirarmi nel letto.

Prima a pancia sotto poi mi voltavo nuovamente e rimanevo a fissare il soffitto.
Lo guardavo e lasciavo il flusso dei miei pensieri libero di viaggiare ovunque volesse.

Guardavo il soffitto come ho sempre fatto da bambino: all'epoca avevo tante lucine a forma di stella che mi tenevano compagnia nelle notti buie, amavo guardarle brillare e sconfiggere le tenebre.
Ora quelle piccole luci non ci sono più: al loro posto solo il nulla.

Avevo passato tutta la notte a riflettere ma ancora non avevo capito come mi sentivo: triste? Demoralizzato? Arrabbiato?
Non saprei.

Sentivo le lancette dell'orologio muoversi, il loro tic-tac continuo e che accompagna il lento scorrere del tempo.

7:40.
Un passo dopo l'altro mi avvicinavo alla mia meta.
Se avessi avuto la macchina avrei acceso la radio, alzato il volume al massimo e non mi sarei curato di nulla: oggi devo accontentarmi di questi miseri auricolari.

Calciavo distrattamente un sassolino mentre la conversazione di ieri notte mi tornava in mente. Sentivo la frustrazione aumentare ad ogni passo che facevo. È impossibile che Sara non sapesse nulla: lei è sempre a conoscenza di tutto ciò che accade.

Mentre questi pensieri e la musica riempivano il mio cervello mi passò accanto una macchina della municipale. Andava nella mia stessa direzione: la scuola.

Cosa stava accadendo?
Affrettai il passo quando la curiosità ebbe la meglio su di me.

Intravidi l'edificio scolastico in fondo alla via: c'ero quasi.
Tutti i suoi studenti erano all'esterno e stavano fissando uno stesso punto.
C'era la volante che avevo visto prima, un carro attrezzi e una macchina parcheggiata sulle strisce pedonali.

Chi è l'idiota che lasciava lì la macchina?

L'automobile brillava sotto i timidi raggi del sole: sembrava appena uscita da un concessionario.

Da questa distanza sembrava una macchina costosa.
Qualcuno mi impediva di vedere completamente la targa standogli impiedi davanti.
Riuscivo solo a leggere le prime due e le tre ultime tre cifre:
EP.........JK8.

MERDA È LA MIA AUTO !

Iniziai a correre, ma era come se la strada che mi divideva dalla mia macchina non diminuisse: anzi, aumentava ogni volta che i miei piedi colpivano l'asfalto duro.

Vidi il carro attrezzi prendersi la mia piccola e portarsela via.
Quando finalmente raggiunsi la scuola era già partito con la mia macchina.

La multa lasciatami dalla municipale era ciò che ora mi rimaneva del mio gioiellino.

Mi voltai lentamente, mi guardai attorno.
Tutti gli studenti mi guardavano, ridendo, prendendosi gioco di me.

Tranne una persona che se ne stava seduta col suo gruppo di amici.
Quella persona che aveva tormentato i miei pensieri quella notte, mi stava guardando con un piccolo sorriso.
Le sue labbra erano increspate in uno di quei sorrisi colpevoli, soddisfatti per ciò che hanno fatto: era stata lei.

POV MARTINA

Ero seduta sulle scale della scuola e osservavo lo spettacolo come il resto degli studenti. Accanto a me i ragazzi e Mari che ridevano di gusto.

Noah iniziò a guardare verso la folla che lo osservava divertita, osservandola a sua volta. Come se volesse  capire chi fosse stato con un semplice sguardo.

Analizzò ogni studente fino a quando non mi notò.
Mi guardò negli occhi.
Non so dove trovai il coraggio, ma allargai il mio sorriso e sollevai il braccio, feci un cenno a mo' di saluto.
Con questo gesto avevo definitivamente ammesso la mia colpevolezza.

Vidi gli occhi del ragazzo scurirsi dopo il mio gesto; il suo petto sollevarsi ed abbassarsi velocemente.
Iniziò a camminare nella mia direzione, era arrabbiato, molto.

Sentii la paura liberarsi nel mio sangue, scorrermi nel corpo e irradiarsi in ogni cellula.

Strinsi il braccio di Harry.
Il riccio diede un rapido sguardo verso di me e poi in direzione di Noah. Fece un cenno ai ragazzi e si misero sull'attenti, pronti a scattare contro un nemico comune.

TU!!》
Esplose una volta difronte a me. Continuava a scrutare la mia figura cercando qualcosa in me; come a spiegarsi come fossi riuscita a fotterlo.
Mi sentivo scomparire sotto il suo sguardo. Non potevo però, permettere che sentisse che avevo paura. Raccolsi tutto il mio autocontrollo: sbattei le palpebre per eliminare le tracce di qualunque sentimento avrebbe potuto leggere nei miei occhi.

Io cosa?》domandai con il tono più innocente che riuscissi a fare.

Ci guardammo negli occhi: i suoi infuocati dalla rabbia; i miei freddi e attenti ad ogni sua mossa.

Lo sai perfettamente puttana》sputò velenosamente a pochi centimetri dal mio viso.

Allontanati da lei》si intromise una voce.

Fammi indovinare: l'hai aiutata tu vero?》continuò Noah mantenendo il suo sguardo arrabbiato su di me.

Ti ho detto di allontanarti da lei》ripetè Harry cercando di mantenere il tono calmo, proprio come aveva fatto pochi istanti prima.

《Vuoi che ti prenda a pugni di nuovo sfigato?》
《Devi sono provarci bastardo》

Non so come ma in pochi istanti erano uno sopra l'altro azzuffandosi.
Harry era a cavalcioni su di lui.
Io rimasi lì, seduta su quello stupido gradino che li guardavo, mi sembrava che il mondo si fosse fermato. Invece tutti attorno a me erano in fermento.

Mi risvegliai dal mio stato di trans quando riuscirono a separarli. Ogniuno dei due tornò nel suo gruppo senza guardare in faccia l'altro.

Noah iniziò a camminare verso l'entrata dell'edificio e si fermò davanti a me come aveva fatto poco prima.
《Sai? Ti avevo sottovalutata Mercuri.
Chi avrebbe mai immaginato che mi avresti pugnalato in questo modo? -parlava muovendosi in modo teatrale, dando all'azione un tocco melodrammatico-
Complimenti: sono pochi ad avere avuto il coraggio di farlo.
Si avvicinò al mio orecchio, strinse il mio braccio tra le sue dita e mi sussurrò duro 《tieni a mente chi sei Mercuri o sarò costretto a fartelo ricordare io》 diede un forte strattone al mio braccio per poi sorpassarmi ed entrare a scuola.

Il mio sguardo lo seguì, fino a quando la sua figura non scomparve dietro le pesanti porte dell'Istituto.
Poco a poco tutti gli studenti iniziarono ad entrare e lo stesso facemmo per ultimi noi.

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Stavo uscendo dall'aula quando il mio telefono vibrò.

Da: Justin
Vediamoci al salice

Da: Justin
Non è una domanda

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