Ottobre.
Era un mese che ormai avevo lasciato l'America e avevo stretto un ottimo rapporto con Marco e gli altri. Marco era simpatico, lunatico, pazzo, sensibile, stronzo, timido e ansioso. Ed era un cantante con la C maiuscola. La sera di un mese fa decisi di navigare su youtube per ascoltarlo e mi ritrovai ad ascoltare tutti gli album. Era strepitoso, spettacolare. Poi Marco mi trattava con i guanti e credo davvero che mi piacesse in quel modo, forse un po' di più di un semplice amico o conoscente. Ma per ora non mi facevo nessuna strana idea per la testa, dovevo restare con i piedi per terra. Marta intanto mi aveva annunciato che alla fine di Novembre si sarebbe sposata ed ero felicissima.
Mi alzai dal letto e presi dalla sedia la gonna a vita alta marrone con una t-shirt dello stesso colore che misi all'interno della gonna indossansoli; misi delle vans slipon bianche e dopo aver legato i capelli in una coda abbastanza disordinata scesi in cucina di casa di Marco dove trovai lui, Marta e Yaya (Claudia) la cugina di Marco.
"Oh sei sveglia! Pensavo che dopo ieri sera ti saresti svegliata alle tre".Disse Marco allargando le braccia così che io mi buttassi tra di esse per stringerlo in un abbraccio.
Era sabato e io il sabato non avevo scuola, per fortuna. Appoggiai la testa sul petto del ragazzo ispirando a pieni polmoni il suo profumo. Odorava di vaniglia, di caffé e di tabacco. Mi rilassai tra le sue braccia, mentre lui giocherellava con la punta dei miei capelli. In quel mese con Marco avevo legato un casino, avevamo moltissime cose in comune, avevamo punti su cui aprire discorsi e ce ne stavamo lì a parlare per ore e ore.
"Ma mi dite che avete combinato ieri sera voi due?".Chiese Marta guardandoci.
"Forse il gioco di idovinare vero o falso..".Sussurrai alzando lo sguardo dal petto di Marco per guardare le due ragazze.
"E se uno dei due sbagliava mandava giù un po' di vodka".Proseguì Marco e scoppiammo a ridere.
Mi passarono per la mente i frammenti dei ricordi della sera precedente: io e Marco a casa sua con dei biglietti tra le mani con le domande, ad ogni risposta sbagliata uno bicchierino. Ridemmo per ore ed ore per poi addormentarci, ormai brilli, sul suo letto.
"Io non te la lascio più qui!".Esclamó Marta ridendo.
"Ma noi ci stavamo divertendo".Dissi ridendo insieme agli altri.
"Quindi domani che ti va di fare?".Chiese Yaya guardando Marta.
L'indomani sarebbe stato il compleanno di Marta.
"Ma niente.. non mi sembra il caso festeggiare".Mormoró sedendosi.
Mi misi seduta accanto a lei per poi spezzare con la forchetta il pancake che Marco aveva preparato mettendoli in un piatto, appoggiandolo davanti a me. Ringraziai il ragazzo sorridendogli dolcemente e ritornai poco dopo con l'attenzione su mia sorella.
"Ma non esiste un 'niente'!".Esclamó Claudia.
Claudia era così, amava organizzare feste, amava la perfezione. Poi era una ragazza piena di vita e piena di vitalità: amava divertirsi.
Dopo un oretta Claudia e Marco riuscirono a convincere Marta a preparare una piccola festa tra di noi ad una dei locali che conoscevano loro due."Buon compleanno Marta!".Esclamai accarezzandole uno dei tanti ricci per poi portarlo insieme ad una ciocca di capelli dietro al suo orecchio.
"Grazie piccola!".Sussurró per poi stringermi al suo corpo.
L'unica certezza che avevo nella mia vita era lei: mia sorella. L'unica persona che non mi avrebbe mai abbandonato. Lei e il resto di quello che potevo chiamare la mia piccola famiglia.
"Buon compleanno, mamma".Disse Marie arrampicandosi con una dolce voce per poi stringerla a sé.
"Grazie bambina mia".Sussurró accarezzandole i capelli.
Lei dopo aver fatto colazione andó a lavoro e portó con sé Marie quindi io mi alzai per prendere il telefono e controllai twitter e facebook. Ero felice quel giorno e così decisi di iniziare a preparare le cose per la sera visto che avevo dormito davvero tanto essendo già le due. Mi alzai e mi avviai in bagno dove riempì la vasca d'acqua; collegai il mio ipod ad una cassa e feci ripartire la mia playlist, ovvero una playlist che mi aveva creato Marco. Due giorni prima eravamo al giardinetto e prese il mio telefono scorrendo le mie playlist. Si lamentó perché non c'era nessuna delle sue canzoni e voleva che io le sentissi così la creó ed erano due giorni che non riuscivo ad ascoltare altro. Mi spogliai completamente e mi immersi nella vasca, bagnando anche i capelli. Partì la canzone "L'equilibrista" di Marco. La sua voce dolce mi trasportó in un altro mondo, in un mondo dove c'ero solo io e la sua musica e i miei pensieri.
Ho sempre pensato che viene un tempo dove raggiungi un periodo di tempo in cui devi prendere tu le redini in mano della tua vita, devi diventare matura ed essere responsabile delle tue azioni. Eppure io ero maturata troppo in fretta. Ho preso troppo presto le redini in mano e mi sono presa troppo presto la responsabilità delle mie azioni. Avevo solo tredici anni quando quell'incidente colpì la fabbrica provocando centinaia di morti. Ho perso i miei genitori troppo presto quando avevo bisogno di loro più che mai. Avevo bisogno dei calorosi abbracci della mamma, la cucina della mamma, i consigli che solo una mamma ti puó dare. Avevo bisogno dei religiosi silenzi di papà, dei suoi sorrisi e delle sue battute squallide alle quali non riuscivi a non ridere. Avevo bisogno delle loro figure in un periodo così importante per me, ma purtroppo per volere di forze superiori, non li avevo con me.
Sentì delle piccole lacrime scendere lungo il mio viso fino a morire sulle mie labbra. Lacrime salate solcarono il mio volto e mi sentivo sola, mi sentivo triste.
Dopo aver lavato per bene i miei capelli e il mio corpo uscì dal bagno per potermi avviare verso la mia camera.Afferrai il vestitino che avevo deciso di indossare ovvero uno nero con i fianchi scoperti aderente, con scollo rotondo e a mezze maniche. Indossai delle dr nartens nere lucide con dei bottoncini dorati, odiavo i tacchi quindi non li avrei messi, e una pochette Melberry. Lasciai mossi i miei capelli e truccai il mio volto in modo naturale con dell'eyeliner e mascara. Infilai il cappotto lungo fino alla fine del vestitino e sorrisi alla mia immagine riflessa nello specchio. Mi piacevo davvero e i capelli quella sera mi davano un tocco di luce con quelle ciocche blu che uscivano al di sotto dei miei biondi. Mi avviai verso la cucina dove vidi già Marta, Marco, Marie e Peter.
Marta aveva un pantalone elegante nero a vita alta, una camicetta bianca, una giacca da sopra e dei tacchi. Era bellissima.
Marie aveva un adorabile vestitino rosa con una giacca e delle ballerine con i suoi soliti ricci eridati dalla madre.
Marco invece aveva dei pantaloni eleganti neri, una camicia nera, un cappotto nero e delle scarpe classiche nere.
Era spettacolare.
"Piccola Ariel".Esclamó Marco e non ci volle tanto che mi ritrovai tra le sue braccia per stringerlo in un caldo abbraccio.
"Memo".Sussurrai sorridendo.
Memo era il soprannome che diedi a Marco. Marie quando era piccola invece di dire 'Marco' diceva 'memo' e da quando vidi un video in cui lo diceva non smettevo di chiamarlo così. Mentre Marco mi diede il nome di 'Ariel' sapendo che la sirenetta era la mia principessa disney preferita.
Dopo mezz'ora arrivammo al ristorante e mi accorsi che avevano prenotato la sala solo per noi.
C'erano dei festoni appesi per la nostra saletta, dei petali rossi sui tavoli, palloncini neri e bianchi ed infine un piccolo piano bar dove c'erano i ragazzi della band come Giovanni, Peter e Davide.
"Vi avevo detto che non volevo niente".Mormoró guardandoci.
"Tutta l'idea é stata di Memo e Peter".Le dissi.
Mi girai verso di Marco e gli sorrisi.
"Grazie".Sussurró dolcemente.
"Questo e altro per te Colonello".Le sussurró.
Venni tirata per un braccio da Davide che mi strinse in un abbraccio. In quel mese avevo stretto anche con lui, anche se sapevo chiaramente Davide dove voleva arrivare.
"Concedimi questo ballo, principessa".Mi sussurró al mio orecchio, mentre la musica lasciava posto ad un lento ovvero una bellissima canzone di Arisa cioé Meraviglioso amore mio. Adoravo quella canzone. Così avvolsi le braccia intorno al suo collo, appoggiando la testa all'incavo del suo collo, lasciandomi trasportare totalmente dalla melodia dolce e soave e dalle bellissime parole di quella canzone. Eppure in quel 'meraviglioso amore mio' non pensavo minimamente al ragazzo con il quale stavo condividendo quel lento, pensavo a quel ragazzo dagli occhi color nocciola che era seduto accanto a Peter su un divanetto. Non sapevo esattamente cosa mi stesse succedendo, ma non riuscivo a smettere di pensarlo.Salve Esercito!
Questa é la prima storia che scrivo, o meglio, che pubblico e spero che vi stia piacendo.
Tutto questo volevo almeno dirvi il mio nome ovvero Camy.
Fatemi sapere se la storia vi stia piacendo o no, fatemi sapere un po' dei vostri commenti!Alla prossima.
Camy.
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Indelible/ MM.
Fanfiction"L'alba migliore della mia vita". Sussurró dandomi un bacio sulla tempia. "Tutto é migliore con te". Sussurrai a mia volta prima di affondare il viso sull'incavo tra il collo e la spalla, ispirando a pieni polmoni l'odore di Marco. L'odore che in un...