Capitolo 15.

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Erano passati alcuni giorni e io e Marco avevamo deciso di dirlo solo ai familiari o gli amici, non volevamo rendere pubblica la relazione per il momento. L'idea era stata sua io ero pienamente d'accordo con lui, perché non ero ancora pronta a dire al mondo intero la mia relazione con qualcuno di famoso, non ero sicura di avere sempre occhi e fotocamera puntati su di me anche al supermercato.
"Mi stai ascoltando, Tris?". Chiese Sofia guardandomi mentre sfogliava noiosamente la pagina di un catalogo preso dall'auto di Giulia.
"Come?". Dissi riprendedomi dal mio stato di trance.
"A scuola fanno una mostra d'arte, pensavo che forse potresti partecipare, sei sempre stata brava a disegnare". Rispose alla mia domanda.
Io, Sofia e Giulia eravamo appena uscite da scuola ed ora stavamo in macchina per tornare a casa.
"Forse potrei". Risposi pensandoci su.
Era un tempo infinito che non disegnavo e dipingevo e mi mancava molto questa parte di me. L'arte rappresentava una grande parte della mia infanzia o della mia adolescenza. Ero sempre spinta dai miei genitori a dipingere, visto che anche mio padre dipingeva, e quando morirono non riuscivo a prendere più un pennello tra le mani.
Visto che Marco quel giorno era impegnato in studio decisi di passare la giornata con le mie amiche e dopo aver preso Marie a scuola andammo a casa, dove c'eravamo solo noi.
Cucinammo un po' di pasta, ovvero Giulia cucinó visto che ereditava la bravura in cucina dai nonni, e la mangiammo parlando tra di noi e rispondendo alle mille domande che Marie era solita a fare.
Alle otto le mie amiche tornarono a casa e Marie andó a sedersi in salotto a guardare la TV.
Andai di sopra per posare il mio zaino e passai accanto alla mia vecchia camera dove dipingevo.
Aprì la camera e mi appoggiai sotto l'arco della stanza aperta. Caos ovunque. Al centro c'era la tela ricoperta da un lenzuolo, poi c'erano bottiglie di pittura vuote per terra, altre piene e altre aperte. Pennelli e pennelli su un tavolino di legno sporco di tinta. In un angolo c'erano varie tele per terra finite e di fronte, all'altro lato, c'era una scrivania con pile di fogli A4, pastelli, pastelli a cera, matite, temperini, pennelli, penne o altre tinte. Quello era il mio vecchio mondo, lo era sempre stato e mi mancava da morire.
Tolsi il lenzuolo lasciando così vedere la tela ancora bianca. Chiusi per un secondo gli occhi immaginandomi quella tela finita così con un gesto rapido andai in camera mia per togliermi i vestiti e indossare un vecchio maglione largo e delle parigine di lana per poi ritornare nella camera di prima. Presi la tavolozza di legno e ci spruzzai sopra dei colori come l'azzurro, il rosa, il giallo. Avevo in testa la mia idea. Volevo rendere una tela un qualcosa di significativo, per tutte le cose orrende che il mondo ci sta dando, per tutte le persone che vengono uccise e massacrate per mano di qualcun'altro.
«Mentre alla TV passa un'altra notizia degli sbagli del mondo».
Il mio dipinto aveva un qualcosa che urlasse "Libertà". Una ballerina in punta di piedi, nuda, con le braccia all'indietro piegata verso dietro. Mi sembrava un urlo di liberà ed ora era tutto quello che serviva al mondo intero. Il mondo intero dovrebbe avere la liberà di amare chi si ama. Una persona dovrebbe essere libero di amare una persona dello stesso sesso, una persona con la religione diversa, con il colore della pelle diverso. Una persona dovrebbe essere libera di credere nella religione che voglia, dovrebbe essere libera di credere nel Dio che egli ritenga appropiato a lui stesso. Una persona dovrebbe essere libera di portare i capelli colorati, di avere tanti piercing, di aver tatuaggi intorno per il corpo. Nessuno dovrebbe dire a qualcun altro cosa lei debba fare, ognuno dovrebbe essere libero di esprimere il suo essere in qualsiasi forma, senza vergognarsene e senza pentirsene.
Immersi il pennello nell'acqua e successivamente presi del colore iniziando a muovere il pennello sulla tela iniziando a dipingere.
Forse passarono minuti o ore, ma il mondo intorno a me non esisteva. C'ero solo io con quella tela, con i miei colori e la mia libertà.

MARCO.
"Dai fermati a cena, non avrai nulla in casa, ne sono sicuro". Mi disse Peter guardandomi per poi accennare una piccola risata.
In effetti aveva ragione, non avevo avuto il tempo di passare al supermercato per far rifornimenti al mio frigo.
"Solo perché hai ragione". Accennai una risata anche io.
Salimmo e Marta aprì la porta con le sue chiavi, andai nel salone e salutai Marie e ci restai a parlare per un po'.
Dopo un po' Marie mi disse che Tris era di sopra e dunque mi avviai in camera sua, ma non la trovai, ma sentì una musichetta da una stanza sempre chiusa.
Mi avvicinai lentamente fino a vedere quella porta aperta. Mi appoggiai con la spalla accanto allo stipite della porta, avvolgendo le braccia in modo conserto portando lo sguardo sulla figura della ragazza dinanzi a me.
Beatrice era impegnata con un pennello tra le mani a muoverlo con calma e precisione sulla tela. Era tanto impegnata mentre canticchiava distrattamente la mia canzone e dipingeva che non si accorse della mia presenza.
"Hai ripreso a dipingere?". Chiesi semplicemente mentre la vidi fare un piccolo passo indietro appena sentì la mia voce, girandosi verso di me per guardarmi negli occhi.
"É per una mostra che organizza la mia scuola..". Mormoró lei mordicchiandosi il labbro. "Non ti azzardare a vederlo, nessuno puó prima della mostra". Disse guardandomi, minacciandomi puntandomi il pennello sporco contro di me.
Accennai un piccolo sorriso per la sua affermazione e mi soffermai a vedere il muro dietro alla scrivania completamente invaso da disegni o frasi fatti direttamente sul muro.
"Posso?". Chiesi guardandola indicando il muro.
Rimase pelpressa per un po' e poi posó il pennello avvicinandosi a me e annuendo. Mi avvicinai al comodino per prendere una penna per scrivere in uno spazio vuoto.
«Ti solleverei anche se, io fossi a terra e tu là in piedi».
Scrissi velocemente, aggiungendo come firma un MM proprio come il suo tatuaggio sul polso. Si avvcinó alla frase per leggerla e passó un dito sull'inchiostro appena scritto da me leggendolo attentamente. Giró il copro completamente verso di me così appoggiai le mani sui suoi fianchi così da attirare il suo corpo verso di me, mentre lei avvolse le braccia dietro al mio collo.
"Mi sei mancata oggi". Sussurrai contro le sue labbra per poi stamparle un bacio su di esse.
"Anche tu..".

TRIS.
"Dai, Marco muoviti". Mormorai per l'ennesima volta al ragazzo accanto a me.
Avevamo deciso di andare al cinema per guardare un film horror ovvero The Conjuring 2 e Marco aveva ancora la sigaretta tra le mani fuori da esso.
"Me sembri na bambina". Mormoró guardando la sigaretta consumarsi tra le sue mani.
Sbuffai prendendo un pop corn dal sacchetto che avevamo preso precedentemente e per fortuna si decise a buttare la sigaretta per terra ancora non finita trascinandomi all'interno con lui. Scegliemmo due posti al lato sinistro della sala in ultima fila, cercando di non dare nell'occhio, anche se alle dieci di sera ne erano poche le persone in sala.
Mi tiró a lui avvolgendo il braccio intorno alle mie spalle così che io potessi appoggiare il capo sulla sua spalla.
Quel contatto con Marco mi faceva stare così bene che non me ne rendevo conto ancora di averlo tutto per me. Non riuscivo ancora a credere di poterlo baciare quando volevo, di poterlo guardare per ore e ore senza che io pensassi che lui si facesse strane idee. Potevo fare qualsiasi cosa io voglia e questo mi rendeva felice come non mai.
Si abbassarono le luci, mangiando quei pop corn abbracciati, ma del film capimmo poco o niente, perché passammo quelle due ore a baciarci nell'oscurità della sala mentre tutti erano impegnati a guardare il film.
E non me ne fregava del film, mi importava di lui e delle sue labbra che ormai erano una droga, una dannata droga per me.

HOLA ESERCITO.
Questo capitolo lo scrissi un po' di tempo fa quando alla TV si parlava si attentati. Volevo portare un mio pensiero a quelle persone che nella loro vita non hanno fatto nulla di male, ma solo essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Purtroppo sono riuscita a pubblicarlo solo ora, un po' in ritardo.
Grazie ancora per tutte le persone che seguono la storia e come sempre fatemi sapere il vostro parere.
Un bacio, alla prossima!

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