"Ma voi due siete pazzi". Esclamó Marta guardando i nostri polsi con il piccolo tatuaggio sul lato.
"Confermo, siete pazzi". Mormoró Giulia scuotendo il capo divertita dalla situazione.
Erano almeno venti minuti che Marta ci rimproverava per la poca prudenza o per la poca serietà del gesto che avevano compiuto. Ma sia io che Marco sorridevamo, perché nessuno dei due si pentiva del gesto. Non me ne sarei mai pentita, anche perché avere Marco tatuato sulla pelle mi faceva sentire ancora di più la sua presenza nella mia vita. Erano le nove di sera ed era la vigilia di Natale, quindi la tavola del salone dell'appartamento era pieno di pietanze Natalizie. Date le nostre origini napoletane, io e Marta festeggiavamo proprio come al sud. Pietanze su pietanze, ma gustosissime.
"Marie, non tirare o ti sporchi". Disse Peter così spostando l'attenzione da noi due.
"Mangiamo?". Chiesi guardando Marta e lei annuì. Io e le ragazze l'aiutammo a preparare le ultime cose per poi sederci e iniziare a mangiare insieme agli altri.
Ero agitata, non per la cena del veglione di Natale e nemmeno per il Natale, ma ció che sarebbe successo il giorno dopo. Il 25 Dicembre non era solo Natale, era anche il compleanno di Marco e non sapevo proprio come avrebbe preso le mie sorprese.
Non gli avrei dato gli auguri a mezzanotte, avrei fatti come se me ne fossi completamente dimenticata.
La cena passó tranquillamente, tra chiacchiere, vino, arrosto e le continue foto che scattava Sofia, usando la scusa 'Voglio ricordare certi momenti'.
Marco era seduto accanto a me e continuava a guardarmi sorridendo.
Penso che quel gesto fatto poco prima abbia rafforzato il nostro rapporto, senza dubbio.
"Auguri di un Buon Natale". Esclamai abbracciando tutti e prima che gli altri potessero dare gli auguri a Marco mi congedai in camera mia con la scusa di aver bevuto troppo e che mi faceva male la testa: nessuno disse nulla, sapevano i miei piani.
Mi addormantai dopo aver messo la sveglia per la mattina successiva.MARCO.
Tris era andata via d'un tratto.
Stavo per andare con lei, ma venni trattenuto dagli altri.
"Buon compleanno, P". Esclamó Marta abbracciandomi.
"Grazie colonello". Dissi abbracciandola, stringendola fortemente a me.
Abbracciai anche Peter, Alessio, Giulia e Sofia dopo che mi augurarono un buon compleanno.
"Auguri zio Marco". Sussurró Marie arrampicandosi affinché io la prendessi tra le braccia.
La strinsi a me.
Mi ricordava troppo Tris.
"Grazie piccolina". Sussurrai per poi darle un bacio sulla fronte.
Brindammo ai miei ventisei anni, alla festività del Natale, a noi tutti e all'album. Dopo almeno un oretta decisi di tornare in camera.
Passai per la camera di Tris, quindi aprì la porta e vidi l'oscurità.
Mi avvicinai al letto di Tris e la vidi con un maglione largo, capelli arruffati e stretta nel piumone: era bellissima lo stesso.
Non pensavo davvero di riuscire ad innamorarmi ancora, ma lei mi aveva rubato tutto. Mi aveva rubato l'anima, il cervello, il cuore ed ero fregato. L'amavo. L'amavo senza freni, senza preoccupazioni, semplicemente amavo quella piccola donna e non me ne pentivo, per quanto strana potesse essere la situazione io non me ne pentivo, perché per la prima volta mi sentivo davvero bene, davvero in pace con me stesso.
Portai una mano sulla sua guancia accarezzandola dolcemente.
"Buonanotte piccola mia". Sussurrai sulla sua fronte per poi darle un piccolo bacio.
Mi allontanai da lei e andai in camera mia e dopo aver fatto una doccia indossai il pigiama e mi addormentai. Mi addormentai pensando e sognando lei.TRIS.
04:30 am.
Il cielo era ancora scuro, proprio come volevo. Ancora un'altra ora e il cielo sarebbe iniziato a schiarirsi.
Mi alzai dal letto con cautela e afferrai i pantaloni della tuta a vita alta grigi scuri, un top nero, felpa di lana dell'adidas larga nera che rimasi aperta e infilai le converse. Afferrai il telefono e lo zaino affrettandomi ad uscire dalla stanza. Uscì passando per il bar poco distante, dove il giorno precedente avevo un accordo con il ragazzo che mi avrebbe fatto trovare sei deliziosi muffin di gusti diversi. Uno al cioccolato, uno alla vaniglia, uno al pistacchio, uno ai frutti di bosco, uno al limone e l'ultimo alla banana. Pagai e dopo averlo ringraziato tornai in casa dove misi il piatto con i muffin e creai con essi una piccola piramide e accesi una piccola candelina su di esso e aggiunsi del caffé, succo e cappuccino.
Aprì la porta della camera di Marco una volta arrivata e appoggiai tutto sul comodino.
"Marco, sveglia". Sussurrai dolcemente al suo orecchio accarezzandogli dolcemente la guancia. Quella strana vicinanza mi faceva sentire più libera e il fatto che io non avessi più vergogna di lui mi rendeva serena.
"Ma che ore sono?". Sbottó Marco appoggiando la testa sul cuscino.
"Quasi le cinque.. devo portarti in un posto per le cinque e mezzo, dai alzati". Sussurrai ancora stampandogli un piccolo bacio sulla guancia. Marco accese la luce con il bottoncino e portó lo sguardo sul comodino.
"Buon compleanno, Mengoni!". Esclamai sorridendo.
Vidi le labbra di Marco aprirsi in un ampio sorriso dietro la sua barba folta.
"Ma sei pazza". Disse ridacchiando per poi attirarmi a lui per stritolarmi in un abbraccio.
Marco soffió la candelina e dopo che mi abbracció ancora andó a vestirsi, mentre io misi i muffin in un sacchetto così da portarli con noi.
Mise dei jeans scuri attilati, una t-shirt nera, il cappotto e le scarpe nere. Era bellissimo.
Per il tragitto continuava a voler sapere dove stessimo andando, mentre intorno a noi la città dormiva ancora. Solo poche automobili sfrecciavano e c'erano lunghi minuti tra lo sfrecciare di una macchina all'altra.
Dopo poco arrivammo.
Lontano dalla città, giorni prima, avevo trovato quel posto: una piccola collina dove potevi sederti su quei grandi sassi, che assomigliavano a degli scogli. Era completamente invaso da piccoli fiori secchi. C'era del verde spento a causa del clima e in qualche punto c'era qualche ammasso di neve dove si stava sciogliendo. Ci sedemmo su quei sassi e portai le gambe al petto.
"Forse sono egoista nel dirlo, ma volevo che la tua prima alba da ventiseienne fosse stata con me. E inoltre volevo condividere con te questo posto che ho trovato qualche giorno prima. In questi tre giorni ci sono venuta spesso, osservavo la città muoversi sotto i miei piedi, vedevo le persone continuare la loro vita, mentre la mia era ferma e immobile qui. Ho visto il cielo in alcune sfaccettature, soprattutto in quel colore grigio, proprio com'era il mio umore in questi tre giorni. Giulia e Sofia volevano sapere dove andassi, ma non le ho portate qui, perché anche se in poco tempo qui esprimevo i miei pensieri più intimi e profondi, ma tu Marco, tu sei così diverso, così differente dal mondo esterno. Tu mi riesci a capire solo guardandomi negli occhi, tu riesci a farmi stare bene anche solo sorridendomi. Ho sempre pensato che dopo l'accaduto dei miei nella mia vita non avrei avuto più certezze, ma mi sbagliavo. Tu sei una delle mie certezze, forse anche l'unica".
Diedi sfogo ai miei pensieri, senza vergognarmene, avevo bisogno di sfogarmi, ma non con una persona qualsiasi, avevo bisogno di sfogarmi con lui.
Per tutto il monologo avevo lo sguardo fisso in avanti, ma quando iniziai a parlargli di lui, voltai lo sguardo verso di lui per guardarlo fisso negli occhi.
Ogni volta che li guardavo mi ci perdevo totalmente, non mi sarei mai stancata di guardarli, era una così impossibile.
"Non so esattamente cosa mi spinga ad essere in questo modo con te, perché non lo sono stato mai e questo me lo ha fatto notare anche Marta o Claudia o mia madre. Non avevo mai avuto la necessità di proteggere qualcuno così assiduamente prima di ora. Non pensavo che qualche ragazza avrebbe preso il posto di Federica, la mia ex. Ma quel giorno di settembre sei arrivata tu nella mia vita e cristo santo, me l'hai totalmente cambiata. Non pensavo più a lei, non ne sentivo nemmeno la mancanza. Dal primo giorno ho sentito la necessità di tenerti stretta a me per tenerti al riparo contro le tempeste, di abbracciarti nei momenti di sconforto per darti la forza di andare avanti e di proteggerti contro il fuoco, il gelo, contro qualsiasi male. Tu mi fai bene, Tris e non lo dico per una frase fatta, tu davvero tiri il meglio di me fuori e non avrei mai immaginato che una ragazzina di diciassette anni potesse rubarmi cuore e mente.".
Marco aveva puntato le sue iridi scure contro le mie più chiare.
Rimasi in silenzio e portai la testa sulla sua spalla vedendo il sole iniziare a sorgere dietro i palazzi di Milano. Il cielo iniziava a tingersi di colori chiari come l'azzurro, il giallo e l'arancione pallido a causa del nascere del sole. Marco appoggió la mano sulla mia godendosi il meraviglioso spettacolo che si stava creando dinanzi a noi. Era una piccola ed insulsa alba, ma non avevo mai visto un momento migliore di quello. Si sentivano il continuo cinguettare degli uccelli intorno a noi, i nostri respiri, i nostri battiti. Accarezzai la sua mano con quell'altra e mi concentrai sulle nostre mani intrecciate: sembravano essere state create per essere in un futuro unite. In quel momento mi sentì serena, tranquilla e soprattutto felice. Marco mi rendeva felice.
"L'alba migliore della mia vita". Sussurró dandomi un bacio sulla tempia.
"Tutto é migliore con te". Sussurrai a mia volta prima di affondare il viso sull'incavo tra il collo e la spalla, ispirando a pieni polmoni l'odore di Marco. L'odore che in un modo o nell'altro mi ricordava casa.
"Ti daró riparo contro le tempeste e ti abbracceró per darti forza sempre". Sussurró.Hola Esercito!
Ho avuto un pochino di tempo in macchina durante il viaggio di aggiustare il capitolo ed eccolo qui. Mi dispiace tantissimo per l'assenza, ma spero di ritornare prima possibile.
Volevo ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la mia storia e che sopportano i miei lunghi tempi.
Grazie a tutti.
Fatemi sapere cosa ne pensate e aspettate con ansia il prossimo capitolo.
Un bacio, alla prossima!
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Indelible/ MM.
Fanfiction"L'alba migliore della mia vita". Sussurró dandomi un bacio sulla tempia. "Tutto é migliore con te". Sussurrai a mia volta prima di affondare il viso sull'incavo tra il collo e la spalla, ispirando a pieni polmoni l'odore di Marco. L'odore che in un...