Capitolo 4.

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La mattina mi alzai e dopo aver fatto una doccia infilai dei pantaloni bianchi a vita alta, una t-shirt rosa pastello, delle vans slip on bianche con un giubbino dello stesso colore. Lasciai i capelli ricadermi lungo la schiena e misi un filo di mascara per poi prendere lo zaino bianco di pelle mettendolo dietro alle spalle.
"Tris accompagni tu Marie a scuola? Peter é andato agli studi con Marco e io devo sbrigare delle cose per l'album". Mi disse porgendomi una tazza di latte e cacao.
"Va bene, ma muoviti peste!". Esclamai e vidi Marie correre verso la sua camera seguita da Marta per prepararla.

Da "Memo":
Buongiorno piccola Ariel, spero che tu sia riuscita a dormire ieri, dopo scuola ti vengo a prendere tutti a mangiare a casa Mengoni!

A "Memo":
Memo, buongiorno, ieri mi sono addormentata e va bene, ti aspetto fuori scuola, non dare troppo nell'occhio.

Dopo dieci minuti io e Marie eravamo per strada e le tenevo ben salda la mano. Adoravo camminare mano nella mano con Marie, anche per la sua età Marie era molto intelligente e durante le nostre camminate iniziava a parlarmi di tutto. Mi parlava dei suoi amichetti, del suo fidanzatino o di quanto fosse felice che io fossi con lei.
"Zia, chiama zio Marco". Disse Marie dopo essere arrivate davanti scuola sua, era ancora presto e dunque stavamo aspettando.
"Marco sta lavorando, amore". Dissi aggiustandole il grembiulino rosa.
"Dai, prova". Replicó lei guardandomi dolcemente.
"Marie dopo andiamo da zio Marco, ma ora non puó rispondere.. vuoi mandargli un video, sì?". Le chiesi cercando di non farla piangere. Marie era molto testarda, proprio come me e quando non otteneva ció che desiderava iniziava a fare la capricciosa. La vidi esultare e battere le mani felice. Registrai il video dove c'era una piccola Marie che sussurrava un "Ti voglio bene, zio Marco" e gli mandava un bacio. Accennai un ampio sorriso nel vederla sorridere e ridere. Era una delle mie ragioni di vita quella bambina. Appena suonó la campanella Marie mi diede un bacio e corse via insieme agli altri suoi amichetti. Dopo cinque minuti arrivai alla mia scuola, che per fortuna, la campanella suonava dopo pochi minuti di quella di Marie. Entrai in classe e mi misi seduta al mio ultimo banco accanto al muro accanto a Sofia. Visto che la prof tardava ad arrivare ne approfittai per pubblicare il video.

"*allegato foto*
Quando si nasce all'interno dell'esercito.. @marcomengoni"

Finalmente dopo le ultime ore uscimmo al suono della campanella. Non che odiassi la scuola, ma ultimamente i professori non facevano altro che ricordarci degli esami, non facevano altro che infonderci ansia fino all'anima. Sono sempre stata una persona che facilmente si lasciava prendere dal panico. Quando ero piccina ogni volta che mi esibivo nelle recite della scuola o dei saggi di pianoforte non dormivo per giorni e non mangiavo per giorni interi. Per questo Marta controllava spesso quanto mangiassi o cosa mangiassi, aveva paura che sarei ricaduta proprio come da piccola.
"Ma quello é Mengoni?". Disse una ragazza di seconda, penso, guardando un punto.
Mi girai verso la strada dove vidi Marco in tutto il suo splendore all'altro lato della strada. Jeans scuri, t-shirt nera, converse nere e giacca di pelle. Era appoggiato alla alla sua moto nera.
"Il tuo principe ti aspetta!". Esclamó Sofia attirando l'attenzione su di me da parte di quelle ragazzine.
"Dai, te movi". Disse Giulia ridacchiando.
"Siete due stronze". Mormorai.
"Scusa, ma conosci Marco?". Mi chiese quella ragazzina di prima, intromettendosi nella nostra conversazione.
"Sì.. mia sorella é la sua manager".
"Oh.. che culo". Mormoró la ragazza.
Salutai le due ragazze accanto a me con un bacio sulla guancia e scesi velocemente le scale. Tutti gli sguardi erano solo su di me. Mi avvicinai a Marco che appena mi vide buttó la sigaretta che aveva tra le mani sull'asfalto. Mi buttai praticamente addosso a lui, avvolgendo le braccia intorno al suo collo e le gambe intorno al suo bacino. Francamente poco mi importava se c'era quasi tutto il liceo che ci guardava, mi era mancato.
Marco avvolse le braccia intorno ai miei fianchi accennando una risata.
"Memo, avevo detto di non attirare l'attenzione". Mormorai per poi staccarmi da lui per poterlo guadare fisso negli occhi.

Indelible/ MM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora