Capitolo 10.

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MARCO.
Da quando eravamo entrati Tris era silenziosa. Aveva lo sguardo fisso sul tavolo mangiando o bevendo in assoluto silenzio. Aveva perso il sorriso sulle labbra, mi dispiaceva da morire, ma non potevo dirle che lei era la ragazza per la quale la notte non dormivo per pensarla o dormivo appositamente per sognarla. Era troppo piccola per me, non era nemmeno maggiorenne, non potevo non pensare agli scandali, ai paparazzi, all'esercito, a tutto. Sarebbe stato uno scandalo per tutti e io non potevo permettermi di dare scandalo a due mesi dall'uscita dell'album. Per l'ennesima volta stavo mettendo la carriera davanti alla vita privata e sapevo che un giorno me ne sarei pentito amaramente.
"Quindi é confermato per le vacanze natalizie? Si va a Milano?". Chiese Peter guardandomi.
"Assolutamente, ho bisogno di aria nuova, ispirazioni nuove". Risposi velocemente mangiando poi l'ultimo pezzo di carne dal piatto.
"Quindi partiamo davvero?". Chiese Tris sorridendo ampiamente.
"Sì, andremo a Milano, mi avevi detto che volevi andarci". Disse Marta.
"Oddio, grazie". Esclamó battendo le mani sorridendo ampiamente.
Era così dannatamente bella mentre sorrideva. Le fossette ai lati delle labbra, il suo ormai biondo naturale visto che aveva finalmente abbandonato i colori stravaganti.
I suoi occhi color nocciola, i suoi capelli biondi, le sue lentiggini sulle guance e sul naso, le sue labbra carnose e il suo sorriso.
Era troppo dannatamente bella per me, troppo.

TRIS.
21 Dicembre.
Trascinai la mia valigia per l'aeroporto. Io, Marta, Peter, Marie, Marco, Alessio e le mie due migliori amiche eravamo atterrati all'areoporto di Milano. Appena uscimmo fuori di esso Marco si fermó per fare delle foto con delle fan che lo stavano aspettando e a parlare insieme a Marta e io rimasi in disparte a guardarli, mentre Peter e Alessio erano ancora dentro per prendere le ultime cose.
"Marta, lei é tua sorella?". Chiese una ragazza indicandomi. Non ero mai stata fuori così con entrambi e le fan mi conoscevano poco.
"Sì, lei é Tris". Disse Marta e mi fece segno di avvicinarmi a loro e così feci.
"Sei identica a Marie". Disse un'altra ragazza sorridendomi.
Ed era vero. Marie mi assomigliava un casino: aveva i miei stessi occhi, le mie lentiggini, i capelli biondi come i miei e le labbra carnose come le mie.
"Tris, me mantieni sti occhiali?". Mormoró Marco guardandomi per poi passarmi gli occhiali da sole.
"Che palle che sei". Mormorai ridendo per poi prendere i suoi occhiali e li misi tra i capelli a mo' di frontino.
"Ora li ha persi?". Chiese una ragazza dai capelli neri riferendosi agli occhiali.
"É possibile". Dissi ridacchiando.
"Ma statte zitta". Mormoró Marco ped poi tirarmi a sé e abbracciarmi.
Sembrava quasi una cosa strana. Marco mi stava abbracciando in mezzo alla gente, davanti al suo esercito ed era una sensazione davvero bella e strana.
Le ragazze dopo poco andarono via e io e Marco stavamo ancora scherzando tra di noi. Saltai dietro alla schiena di Marco, avvolgendo le gambe intorno al suo bacino e le braccia intorno al suo collo e portai la testa all'incavo del suo collo. Ridevamo entrambi mentre Marta ci scattó una foto
"Due bambini ho oggi". Mormoró ridendo per poi guardarci.
Scoppiammo a ridere e insieme agli altri ci avviammo verso il taxi che ci avrebbe portati nel nostro appartamento che avevamo affittato per la durata delle vacanze Natalizie.
Dopo almeno una diecina di minuti arrivammo nell'appartamento. Era molto sereno e molto carino, mi piaceva da morire. Io, Giulia e Sofia avevamo una camera in comune. C'erano due letti a castello e uno singolo, ovviamente io scelsi il letto sopra di quello a castello e tra le risate e cuscinate inziammo ad aggiustare le nostre cose nell'armadio.

"Quindi stasera tutti in discoteca?". Chiese Alessio guardandoci mentre addentava una fetta di pizza.
"Assolutamente! Ci sto". Esclamai a mia volta battendo il cinque ad Alessio accennando una risata.
E così erano già le otto di sera e dunque presi un vestitino di camicia grigio chiaro che mi arrivava a metà coscia e chiusi tutti i bottoni fino alla gola, misi le parigine nere, platform lance up neri. Lasciai i miei lunghi capelli biondi ricadermi lungo le spalle leggermente mossi e mi truccai come al solito. Misi i rayban da vista, anello con una pietra nera, con il cappotto nero lungo fino alle ginocchia. Misi tutto nello zaino nero di pelle e dopo averlo messo alle spalle, insieme ad Alessio e le mie amiche scesi andando nella hall.
Alessio aveva messo dei jeans strappati sulle ginocchia, dr martens, camicia nera e giacca nera di pelle.
Era dannatamente bello.
Giulia aveva un vestitino nero con dei strass sul corpetto, dei decolté neri e la giacca di pelle, mentre Sofia aveva un vestitino rosa confetto, dei anche lei dei decolté bianchi come la giacca che indossava sopra l'abito.
"Ma come siamo belle stasera". Disse Alessio per poi darmi un bacio sulla guancia, guardando anche le altre due soffermandosi maggiormente su Giulia.
"Tu sei bellissimo". Sussurrai contro la sua guancia per poi baciarla ed entrammo in ascensore.
Alessio tiró dalle tasche della giacca il suo iphone e tutti e quattro ci mettemmo in posa per una foto che Alessio scattó dallo specchio.
Dopo che la pubblicó andammo nella hall così da avvicinarci a Marco.
"Ma ve movete che siamo in..". Disse Marco vedendo Alessio, ma appena vide me si bloccó guardandomi dalla testa ai piedi. Il suo sguardo percorreva ogni centimetro del mio corpo, dalle scarpe ai capelli.
"Aho, annamo". Disse Alessio guardandoci.
Marco era bellissimo, era fottutamente bellissimo.
Sempre stato di una bellezza particolare, di una bellezza che ti toglie il fiato e ti annebbia la mente, Marco era perfetto, anche se lui non lo credeva. Marco era così appena qualcuno gli diceva che era bello o cose del genere lui era pronto ad affermare il contrario balbettando come al solito. Arrivammo al pub, dove entrammo con poca facilità dato che avevano riconosciuto Marco. Restammo un po' a parlare mentre fumavamo una sigaretta e poi entrammo e presi Marco per la mano vedendolo leggermente spaesato e lui me la strinse dolcemente. Ci mettemmo al nostro tavolo dove intorno al tavolino c'erano i divanetti neri. Togliemmo il cappotto e ordinammo un drink.
"Ora faremo come ai vecchi tempi?". Mi chiese Giulia sedendosi accanto a me mentre il cameriere ci portava i drink ordinati.
Redbull e vodka alla fragola per me e mi porse un bigliettino.
Appena se ne andó aprì il bigliettino:
"Luca- 331*******".
"É il suo numero di telefono?". Chiese ancora Sofia mentre guardava il fogliettino bianco.
"Sì ed era anche carino". Risposi per poi scoppiare a ridere.
Marco parlava tranquillamente con Alessio e noi avevamo finito il nostro drink.
"Okay balliamo". Dissi a Giulia e ci alzammo dai divanetti per poi metterci in mezzo al nostro privé accanto alla ringhiera che separava il privé dal resto ed iniziammo a ballare sotto le note della canzone The sound dei The 1975.
Muovevo il corpo e il capo a ritmo di musica lasciando tutti i pensieri fuori da questo locale. A noi si unì anche Sofia e come al solito finì tra loro due mentre ballavamo. Molte volte loro due mi avevano fatto visita a New York e la sera finivamo nei pub a ballare e divertirci insieme ad altri nostri amici.
Ridevamo, ballavamo in modo sensuale e ci divertivamo: sembrava di essere tornata ai vecchi tempi.
Quei tempi in cui non mi preoccupavo dei miei sentimenti verso nessuno. Quella Beatrice che era solo una ragazzina con qualcosa da dimenticare, solo un brutto ricordo, non un amore platonico. Perché il mio amore verso Marco era questo: amore platonico.
Io lo amavo, lo guardavo e lo desideravo, ma non potevo averlo, era un obiettivo troppo lontano per me.
"Andiamo a prendere da bere". Disse Giulia tirandosi con sé anche Sofia.
Da lontano vidi un ragazzo raggiungere la mia postazione accanto alla ringhiera e mi chiese di ballare, quindi mandai giù l'altro mio drink e accettai.
Il ragazzo si avvicinó al mio corpo mettendo le mani sui miei fianchi per poter ballare insieme a me. Avvolsi le mie braccia intorno al suo collo così da avvicinarmi leggermente al suo corpo, muovendo il bacino quasi in sincronia con il suo, sotto le note di una canzone molto più sensuale.
Nei tempi in cui ero in America c'erano stati molti di quei momenti in quel pub anche, non mi ero mai preoccupata di provare sentimenti per qualcuno, volevo solo divertirmi. Sapevano tutti che lo facevo solo per divertimento e per niente più. Non c'erano sentimenti, solo divertimento.
"Prendi qualcosa da bere?". Mi sussurró all'orecchio il ragazzo per poi baciarmi appena sotto l'orecchio lasciando una piccola scia poi sopra al collo. Annuì e ci allontanammo per bere qualcosa.

MARCO.

Presi l'ultimo sorso dalla mia birra e appoggiai il bicchiere sul tavolino. Stavo parlando con Alessio di Giulia. Alessio e Giulia non smettevano di guardarsi da tutta la serata e gli stavo consigliando animamente di andare da lei per ballarci insieme.
Mi voltai per cercare Giulia con lo sguardo dove l'avevo lasciata poco prima con Tris e Sofia, ma ció che vidi mi fece bollire il sangue nelle vene. Tris era attaccata al corpo di un ragazzo, si strusciava su di lui e lui le baciava il collo mentre le accarezzava la gamba scoperta.
"Stai calmo, Marco".
La mia vocina interiore mi diede una piccola motivazione per non prendere quel ragazzo a pugni. Quello non ero io. Io non ero geloso di una ragazza, io non trovavo il desiderio di menare qualcuno solo perché sta toccando una ragazza che reputo mia. Vidi il ragazzo sussurrare qualcosa a Tris nell'orecchio mentre lei mandava giù il drink che le aveva dato poco prima Giulia, che ora ballava animamente con Alessio.
La vidi sorridere bevendo l'ultimo sorso del liquido ambrato per poi posare il bicchiere su un tavolino e lui la trascinó fuori dal privé.
Scattai all'impiedi appena uscirono dal privé e Alessio se ne accorse visto che in pochi secondi era avanti a me.
"Lasciala divertire". Mormoró Alessio mettendosi davanti a me.
Cosa avrei potuto dire? Niente.
Non avevo nessun potere su di lei, non potevo fermarla, non potevo tanto meno dirle di non divertirsi insieme ai suoi coetani.
All'età sua avrei fatto lo stesso. Mi sarei ubriacato e mi sarei scopato qualcuno in qualche posto di un pub, non potevo biasimarla. Questo mi faceva capire ancora una volta la differenza d'età tra me e lei.
Rimasi fermo immobile in quel punto, guardando la persone divertirsi intorno a me.
"Torno subito". Mormorai dopo poco ad Alessio per poi avviarmi verso i bagni. Entrai nei bagni maschili e aprì il rubinetto per bagnare prima le mani con l'acqua fredda e poi bagnai anche la fronte e il resto della faccia.
Aprì gli occhi di scatto sentendo cosa stava accadendo in un box del bagno dietro di me. C'erano dei gemiti, degli ansimi, dei respiri affannati.
"Beatrice". Ansimó un ragazzo il suo nome. La mia Beatrice era in quel bagno con qualcun altro.
Un nodo in gola, una fitta al cuore.
Scappai da quel bagno, come un ragazzino di sedici anni alla prima cotta, alla prima delusione d'amore.
Avvisai gli altri che mi sentivo poco bene e misi il cappotto uscendo dal locale. Iniziai a girovagare per le strade di una delle città più belle al mondo. Io in una delle mie città preferite eppure mi sentivo vuoto, senza un motivo per sorridere.
Mi misi seduto su una panchina al centro della città. Parole e parole mi scorrevano in testa, così senza pensarci, presi foglio e penna e iniziai a scrivere cosa mi passava per la testa. Un fiocco di neve sulla mia mano, poi due e poi tre. Il cielo scuro di Milano fioccava.
«Mi chiedi cos'é la neve un po' prima che cada, non é come noi che siamo due piume nell'aria».
E così sotto la leggera fioccata di neve, di quella splendida, ma orrenda, sera a Milano composi una delle canzoni che avrebbe fatto parte del mio nuovo album: dedicata completamente a lei.

Hola esercito!
Nuovo capitolo.
Allora volevo dirvi che come avete potuto notare mi piace fare le cose con molta calma, quindi tranquilli, prima o poi succederà qualcosa tra i due. Allora? Cosa pensate di Tris? Di Marco? Dai, via con i commenti.
Un bacio, alla prossima!

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