Capitolo 24.

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LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE GIÙ, È MOLTO IMPORTANTE!

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"Tris.. piano, piccoli passi alla volta". Sussurrò Marco tenendo le mani verso di me pronto a prendermi nel caso dovessi cadere o perdere l'equilibrio.
Erano passati due mesi ed eravamo a a Luglio e la terapia dava i suoi frutti. Il dottore mi aveva detto che c'erano molte probabilità di poter camminare nuovamente e ciò mi aveva motivata molto ad andare avanti e a spingermi sempre di più anche se a volte avrei voluto mollare tutto. Come una normale adolescente avevo i miei momenti in cui non volevo ascoltare nessuno, non volevo nessun contatto umano con le persone e volevo soltanto mollare tutto e arrendermi. Ma quando a fine giornata lo vedevo entrare dalla porta, buttandosi accanto a me distrutto per le prove, ma comunque con il sorriso sulle labbra pronto a prendersi cura di me, mi ritornava il buon umore, riuscivo a sorridere nuovamente.
"Non mettermi ansia". Sbuffai tenendo le braccia in modo stabile ai lati dei miei fianchi per mantenere maggiormente l'equilibrio.
"Non so più qual è il mio posto troverò l'equilibrista". Canticchiò il ragazzo davanti a me accennando poi una risata.
Alzai gli occhi al cielo scuotendo il capo arrendendomi alla sua ironia.
"Marco, se ti prendo te meno". Sussurrai per poi avvicinarmi a lui a piccoli passi alla volta.
Non nascondevo assolutamente le smorfie di dolore che provocava la posizione in cui ero.
Portai lo sguardo sul ragazzo davanti a me fisso sui suoi occhi per guardarli attentamente. Erano pieni di luce, pieni di orgoglio. Mi guardava come se fossi l'unica cosa bella sul mondo, come se fossi l'unica ragazza sul mondo. E più i giorni passavano e più non mi accorgevo che davvero lui era accanto a me. Lui davvero era mio, davvero la sera dopo il suo lavoro, dopo i miei impegni potevo starmene su un divano, letto o quello che sia insieme a lui a baciarlo e a stare con lui.
"Marco sono stanca". Sussurrai reggendomi a lui sentendo le gambe farsi pesanti e perdere leggermente l'equlibrio.
Marco mi prese in braccio portandomi sul letto dove mi stese accarezzandomi poi il capo dolcemente.
"È tardi, meglio che ti lascio riposare che domani hai il tuo ultimo esame". Sussurrò guardandomi per poi lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra. Così Marco restò con me, Alessio, Giulia e Sofia alla nostra notte prima degli esami.

"Solo questo ultimo ostacolo e poi la nostra vita da liceale sarà finita". Sussurrò Giulia mentre mi reggeva mentre camminavamo a piccoli passi per i corridoi della nostra scuola.
"Sofi, porta qui la sedia". Dissi alla ragazza sentendo troppo peso sulle gambe e di conseguenza ero parecchio stanca.
Stavamo aspettando che arrivasse il nostro turno. La nostra classe.
L'unico ostacolo era l'orale, anche se a me non spaventava così tanto. Anzi ero abbastanza sicura delle mie tesine, dei miei argomenti.
Era stata una lotta davvero dura.
In nove mesi era cambiato tutto. Potevo finalmente dire che la ragazzina fragile e debole aveva lasciato spazio ad una donna forte e sicura.
Prima Marco, poi Alessio, poi il mio incidente. Un anno pieno di lacrime di gioia o semplicemente di tristezza.
E poi era errivato lui. Colui che ormai identificavo solo come uomo della mia vita.
A distrarmi dai miei pensieri fu Ivan, un ragazzo della nostra classe che ci chiamò.
Ci sedemmo tutti nel corridoio dove c'era la classe. Uno ad uno. Chi ci metteva di più, chi di meno. Ma i volti erano sempre quelli. Felicità, libertà. Lacrime di gioia, di tristezza.
"Tris.. tocca a te". Mi informò la professoressa di inglese.
La professoressa mi aiutò ad entrare e mi misi dinanzi alla commissione.
Ora o mai più.

"Marco, ti amo così tanto". Sussurrai gaurdando il ragazzo accanto a me.
Ero finalmente in piedi, senza reggermi a nessuno. Era una strana sensazione, ma davvero riuscivo a fare ciò che da tempo non riuscivo a fare, anche se le mie gambe diventavano molli a momenti.
"Sono così orgoglioso di te". Sussurrò Marco guardando insieme a me il mio adorabile 100 all'esame finale che avevo dato ormai qualche settimana prima sul foglio che eravamo passati a prendere poco prima dalla scuola. Il tour di Marco era ufficialmente finito e Marco aveva molto tempo da dedicare alla sua ragazza ed io non potevo che essere felice.
Ci baciammo lentamente, come se ogni sentissimo il bisogno delle nostre lingue in sincro.
"Ora.. tu sei la mia estate migliore". Sussurrò per poi prendermi in braccio pronto a stendermi sul letto di casa sua totalmente desolata e soprattutto disordinata.
"Marco credo di essere stesa su un paio di calzini.. e dall'odore saranno pure usati". Mormorai afferrano i calzini arrotolati tra le mani accennando una grossa risata.
"Sì.. dopo il tour metto sempre in ordine". Sussurrò guardandomi mentre era appoggiato accanto a me.
"Bene ed ora ordini insieme a me". Sussurrai mettendomi al centro del letto guardandolo attentamente.
"Tris, ma stai a scherzà?".
"Mai stata più seria". Sussurrai per poi alzarmi con cautela seguita a ruota da lui.
Iniziammo a rifare il letto, in modo lento dato che ci mettevo un po' per camminare da una parte all'altra, poi prendemmo tutti i vestiti sporchi dividendoli per colore per lavarli, asciugarli e riposarli nell'armadio o semplicemente nei cassetti dei comodini.
"Non mi dire che davvero le indossavi". Mormorai guardando dei boxer di sueprman che mi erano capitati davanti.
"Aho, se portvano na volta". Rispose lui difendendosi mentre posava la valigia ormai vuota nella parte superiore del suo armadio. "E poi me le ha regalate Davide ad un mio compleanno". Aggiunse scendendo dalla sedia richiudendo l'armadio girandosi completamente verso di me.
Ripiegai le ultime cose con il sorriso sulle labbra. Anche le cose più noiose di sempre con Marco diventavano così belle e divertenti. Ogni minuto passato insieme a lui era un ricordo da tenere all'interno di me e conservalo fino alla fine dei miei giorni. Marco era un qualcuno che dovevo conservarlo con me fino alla fine sei miei giorni. Le sue risate, le sue battute squallide, i suoi sorrisi e tutto l'amore che sapeva donarmi. Quello era proprio da tenerlo con me, per sempre.
"Penso proprio che saresti una buona conquilina". Sussurrò d'un tratto sedendosi sul divano dopo aver posato le ultime cose che toccava a lui posare.
"Tu pensi?". Chiesi voltandomi verso di lui, mentre appoggiavo la schiena contro la parete accanto a letto rilassando tutti i muscoli del corpo che erano ormai contratti per la fatica.
"La casa è grande, forse troppo per una sola persona.. vieni a vivere con me". Sussurrò infine Marco prendendo le mie mani per poter lasciare dei piccoli baci umidi sulle nocche.
Rimasi in silenzio. Stavo valutando l'offerta fatta dal mio ragazzo.
I pro erano che ogni giorno mi svegliavo accanto a lui pronto per regalarmi un bacio per iniziare in modo migliore la giornata. Potevo finalmente andare a letto la sera insieme a lui a coccolarci, a fare l'amore e a raccontarci la nostra giornata. Marco si sarebbe preso cura di me nel caso di febbre o malore, quindi coccole nel letto e continue attenzioni ed io avrei potuto fare lo stesso con lui. Fare colazione, pranzo e cena insieme. Poter rilassarci la sera nella sua vasca di bagno con acqua bollente e sali che collezionavo da una vita. Poter condividere anche la minima cosa insieme a lui.
Invece i contro erano che non avrei potuto ignorarlo quando commettevo qualcosa di sbagliato nei suoi confronti.
Solo quello riuscivo a dargli come contro.
"Oh, ma allora?". Mi disse dopo un po' che io mi persi nei miei pensieri.
"Speriamo che il Colonnello la prendi bene". Sussurrai per poi prendere il suo viso tra le mani per baciarlo.
Ovviamente dalla reazione di Marco capii che aveva inteso la mi ironia nella frase appena detta. Dietro di essa c'era un mega 'Sì'. Ero felice di questo nuovo passo con lui.
Marco mi portó con la schiena contro il letto pronto a mettersi su di me, tenendosi per non pesarmi, così da iniziare a baciare le mie labbra, ogni centimetro della mia pelle.
Ci spogliammo, rendendo nuovamente quella stanza un disordine di indumenti stesi sul pavimento, ma non ci importava. Eravamo noi due e il resto non importava, non sapevamo nemmeno che esistesse in quel momento.
Mi lasciò segni violacei lugo il collo e la spalla mentre io gli graffiavo la schiena con le unghie.
Ci amammo, ancora una volta. In modo più passionale, in un modo ancora quasi sconosciuto. Ma ci amammo davvero tra le lenzuola di casa sua, di casa Mengoni.
Mi corressi: Di casa nostra.

HOLA ESERCITO!
Mi scuso per il ritardo, ma ho cambiato telefono e lì avevo tutti i miei capitoli e amen, sono tutti morti.
Comunque volevo avvisarvi che la storia sta arrivando alla sua fine, ma non temete che sarà bellissimo come finale.
Fatemi sapere nei commenti cosa pensate della storia e se vi picerebbe vedere un sequel dopo questo.
Non deludetemi.
Un bacio, alla prossima.

Indelible/ MM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora