Capitolo 22.

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Resta con me che tutto questo adesso parla di te.

TRIS.

Non pensavo che tutto quello che stavo vedendo con i miei occhi fosse reale, tante volte leggevo nei libri e tante volte lo vedevo nei nei film, ma ora lo stavo vivendo. Non mi sembrava reale eppure sapevo che tutto quello stava accadendo a me. Sapevo che dovevo camminare verso quella luce, verso quella voce che riconoscevo tra mille. Perché sapevo che Marco era lì accanto a me, ad amarmi anche in quel momento. Perché mi avrebbe amato sempre. Sapevo che lui era lí ad aspettarmi sia in quel momento che per sempre.
"Raggiungilo". Una voce alle mie spalle mi fece girare verso di lei.
Una voce che mi era mancata da morire.
"Mamma! Papà!". Esclamai correndo verso di loro per abbracciarli.
Mi erano mancati così tanto, sembrava quasi che potessi sentire il loro profumo ancora una volta.
"Come ti sei fatta grande". Sussurrò mio padre accarezzandomi la guancia per asciugare le lacrime che intanto erano cadute dai miei occhi.
"Siamo orgogliosi di te. Ma ora devi tornare da lui". Sussurrò mia madre accarezzandomi i capelli.
"Perché non mi hai detto di Alessio?".
"Ti vuole bene, siete la cosa più importante per lui. Non dimenticatelo". Rispose papà alla mia domanda.
"Ora vai".
"Voglio stare qui con voi". Sussurrai con le lacrime agli occhi.
"Non è ancora il tuo momento, vai da Marta e dille che è siamo orgogliosi anche di lei. Saluta la piccola Marie e ringrazia Peter, perché si sta prendendo cura di voi".
"Vai da Marco". Sussurró questa volta mia madre. "È il ragazzo migliore per te".
"Vi voglio bene". Dissi ad entrambi.
"Anche noi". Dissero all'unisono per poi lasciarmi.
E iniziai a camminare. Camminavo verso quella luce, verso le voci delle persone che amavo e che mi amavano, lasciandomi dietro di me le due persone più importanti per me. Mi voltai e li vidi abbracciati mentre mi salutavano con la mano e man mano le loro figure si sbiadivano.
"Grazie di tutto". Sussurrai un'ultima volta ai miei genitori con le lacrime agli occhi e la voce tremante. Non volevo lasciarli, ma loro avevano ragione, non dovevo mollare. Dovevo essere forte e tornare da Marta, Marie, Alessio.. da Marco. Dovevo tornare da loro, perché non dovevo essere egoista, non potevo far del male alle persone che mi amavano.
E in un attimo una luce mi abbaglió e mi costrinse a chiudere gli occhi, portando un braccio davanti al mio viso coprendomi maggiormente.
Poi aprii lentamente gli occhi, portando lo sguardo verso il soffitto, muovendo la mano, ma intorno alla mano sentivo una presenza, un qualcosa di caldo che me la stringeva. Non ero piú in quel posto, quel posto bianco. Ero in una stanza di un ospedale, lo riconoscevo dall'odore acido, dalle pareti verdi e il rumore della macchina per il battito del cuore
"Amore mio.. sei sveglia". Sussurrò Marco alzandosi dalla sedia per portermi guardare dall'alto.
Era così bello vedere la felicità nei suoi occhi stanchi.
Chiamò i medici che mi fecero varie visite.
Mi ero svegliata dal coma dopo dieci giorni, mi spiegarono, proprio come un film. Ma purtroppo era la vita reale e non un film, nella vita reale non va tutto bene, proprio come questa volta. Entrarono quasi tutti per salutarmi e abbracciarmi. Erano tutti felici nel vedermi ed era bello vedere i loro sorrisi.
Restammo in camera solo io, Marta, Peter e Marco per parlare con i dottori. Marco mi teneva la mano dolcemente, stringendola a sé.
"Purtroppo l'incidente é stato davvero brutale ed è un miracolo che lei sia viva. Ma per ora ha una lesione alla spina dorsale, non sappiamo se sarà permanente o potrà guarire".
"Non posso camminare?". Sussurrai al medico accanto al mio letto.
"Dovrà fare delle terapie e prendere dei farmaci, dobbiamo solo sperare". Mi disse con tono dispiaciuto.
Un incubo.
Non avrei più potuto camminare.

Erano passati diversi giorni e finalmente tornai a casa. Con la sedia a rotelle, ma tornai comunque a casa.
Avevo capito che dovevo essere grata di essere ancora in vita, anche se non potevo camminare. E tutti la pensavano come me. Mi avevano chiamato i miei amici dall'America e appena arrivato giugno sarebbero venuti qui per farmi visita. Lo apprezzavo molto, anche perché mi mancavano tanto quei pazzi.
"Bentornata a casa, amore mio". Esclamò Marco trascinando la mia sedia a rotelle all'interno della casa.
"Oddio uno striscione!". Esclamai osservando il salone addobbato.
«E non importa se poi cadró, ci riproverò ripartendo da qui.
Bentornata a casa, Tris».
C'era scritto sullo striscione in salone. Poi c'erano tutti, dai soliti in casa alla band, i genitori di Marco, le mie amiche e Alessio.
Mi abbracciarono tutti e vidi delle lacrime sugli occhi delle mie due migliori amiche.
"Ehy.. io sono qui e ci sarò sempre, non dovete piangere". Sussurrai alle due asciugando le lacrime dalle loro guance. "Mi sopporterete tipo per sempre". Sussurrai guardandole accennando una risata.
Mi diedero dei regali e poi mangiammo il pranzo che avevano preparato Marta, Claudia e Nadia.
Era un ambiente caldo e accogliente, mi sentivo davvero bene. Certo, avrei voluto aiutarle quando era il momento di togliere tutto dalla tavola e lavare le stoviglie. Avrei voluto spostarmi con le mie forze e non con quelle dei miei amici o il mio ragazzo. Ma dovevo accettarlo e dovevo fare tuto il possibile per stare meglio, di camminare con le mie gambe e di non stare su quella stupidissima sedia a rotelle. Per tutta la durata del pranzo o anche delle ore successive Marco aveva lo sguardo fisso su di me. Mi osservava mentre mangiavo, bevevo o mi spostavo i capelli da un lato. Vedevo la sua felicità negli occhi, vedevo quanto era grato di avermi con lui e questo mi rese felice.
Quando ormai furono le cinque tutti rientrarono nelle loro case lasciandomi con la mia famiglia e Marco.
Marco mi adagiò sul divano sedendosi accanto a me. Appoggiai la testa sulla sua spalla socchiudendo per un attimo gli occhi. Ero ancora parecchio debole e stando tra il casino, la dimissione, mi aveva resa abbastanza stanca.
"Sono così felice di averti qui con me". Sussurrò Marco.
"Prima di svegliarmi ho visto i miei genitori..". Sussurrai aprendo gli occhi.
Da quando mi ero svegliata non facevo altro che pensare all'accaduto prima di svegliarmi. Li avevo visti, mi avevano detto che amavano me come amavano Marta, Marie e Alessio. Mi avevano spronato a tornare qui.
"Cosa ti hanno detto?". Chiese Marco accarezzandomi i capelli con una mano.
"Che dovevo tornare da te e che sei il ragazzo adatto per me". Sussurrai.
"Allora diamoli ascolto".
E in un attimo le sue labbra erano a contatto con le mie. Si muovevano in modo lento e dolce, sfiorandole, quasi come avesse paura di farmi male. Portai dunque una mano sul suo collo per attirare maggiormente il suo volto contro il mio per approfondire il bacio.
"Non aver paura". Sussurró contro le mie labbra. "Ricordi? Sono il tuo guerriero".
"Lo ricordo e lo ricorderò sempre..".
Marco portò lo sguardo su di me, portando poi l'indice sotto al mento per alzare il viso verso il suo per guardarmi meglio. Mi stava capendo per l'ennesima volta solo guardandomi negli occhi.
"A cosa stai pensando?".
"Se mai ti stancherai di me in queste condizioni". Risposi onestamente guardandolo attentamente per scrutare qualsiasi reazione dal suo viso.
"Guarda che se ti alzo dalla sedia al letto posso anche toccarti, non é che mi dispiace". Mormorò fingendosi serio per poi scoppiare in una risata alla quale mi unii.
Marco era la mia unica certezza.

HOLA ESERCITO!
Sono cosí brava che pubblico già.
Sono molto fiera di questo capitolo perché ha un po' di mio. Ho voluto portare un po' della mia realtà in questa storia. Mio nonno purtroppo dopo alcuni problemi come arresto cardiaco e ictus é finito su una sedia a rotelle. É come se stessi dedicando qualcosa a lui.
Comunque fatemi sapere se vi piace.
Mi aspetto i commenti!
PS: Cosa pensate di Sai che? Io la trovo perfetta e Marco si supera sempre di piú.
Comunque.. un bacio, alla prossima!

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