Un sottile raggio di sole filtrava dalle imposte semi chiuse di una finestra e delicato faceva capolino sulla guancia addormentata di Manha. Il lieve calore ridestò la fanciulla dal torpore che l'avvolgeva e lei lentamente aprì i suoi occhi indaco-blu e cominciò a guardarsi intorno, scrutando tutta la stanza e cercando di rammentare come fosse finita lì.
La camera quadrata non era molto ammobiliata, tipico stile essenziale dei nosocomi: vi era il letto sul quale era distesa, con accanto un piccolo mobiletto basso di legno scuro sul quale era stata appoggiata una boccetta, il rimedio contro la febbre, una bottiglia d'acqua ed un bicchiere. Ai piedi del letto una poltrona, vicino al mobile, un separé che celava un altro letto con accanto un mobiletto di legno simile a quello di Manha. Di fronte a lei vi era una grande finestra, a sinistra di questa quello che sembrava uno spogliatoio ed a destra un piccolo armadio di legno scuro che completava l'arredo.
La stanza sembrava completamente vuota e dal forte silenzio che aleggiava, dedusse di essere sola, anche se la piega rimasta sulla poltroncina vicina a lei faceva pensare che vi fosse stato qualcuno fino a poco tempo prima.
Respirò profondamente un paio di volte ma la memoria non l'aiutava; provò a mettersi seduta e con sua soddisfazione vi riuscì.
Come era arrivata in quel posto? Da quanto tempo si trovava lì? Ma soprattutto dove si trovava? L'ultima cosa che ricordava con chiarezza era il suo maestro che le diceva che la madre era morta, poi ogni cosa veniva inghiottita dall'oblio, interrotto da qualche frammento di immagine che rimaneva confusa.
Un'ondata di sconforto e tristezza l'avvolse. Non era riuscita a salvare la madre. Lacrime di rabbia affiorarono sul suo viso. L'aveva delusa, non vi era altro da aggiungere. Cercò di calmarsi, di darsi un contegno, Altarie le doveva di certo una spiegazione. In ogni modo, quello non era né il luogo né il momento per perdere la testa. Aveva altri problemi. Cosa era successo? Doveva e voleva capirci qualcosa.
Lentamente si alzò dal letto, guardandosi attorno ed intuendo di trovarsi in una stanza di un nosocomio, ma come vi era arrivata? Scosse il capo: non riusciva a ricordarlo. Nella sua mente affiorarono solo alcune immagini: il sole, il volto di Helena, il rumore degli zoccoli di un cavallo ed una voce, "non mollare, altrimenti mi arrabbierò". A chi apparteneva? Ad Helena, ne era certa.
Con cautela andò alla finestra per far entrare il sole. Aprì le ante, la camera venne inondata dalla luce mattutina ed una piacevole brezza riuscì a rinvigorirle l'animo facendole ondeggiare la chioma color delle viole, leggermente arruffata e spettinata a causa della non breve permanenza a letto. Completamente sveglia si mise ad osservare la strada e le diverse creature che la occupavano. La sua mente cominciò a vagare libera, come volesse sganciarsi da ogni pensiero negativo.
C'erano uomini che tiravano il loro carretto di legno carico di frutta e verdura, diretti al vicino mercato; un gruppetto di elfi appartenenti alla congrega dei cacciatori che a passo svelto si dirigeva verso il bosco fuori città; un folletto saltellante inseguito da un nano dall'aria arrabbiata; alla mezza sembrò persino di vedere una graziosa fata dalla chioma color del sole al tramonto, con delle grandi ali da farfalla che brillavano al sole, svolazzare trillando sonoramente accanto ad una nana bionda che l'accompagnava. La prima indossava un abito rosa con piccole balze, le scarpette da ballo ed appuntato al vestito una spilla a forma di chiave di violino; la seconda un vestito più semplice di color blu scuro e portava con se un liuto in una mano ed un tomo nell'altra. Le due gesticolavano animatamente e sembrava avessero molta fretta.
Non ne era del tutto certa ma la fata doveva essere la rettrice dell'accademia d'arte che aveva visto presentare la bella commedia vista poco tempo addietro in compagnia della virago.La via era piena di vita ed i suoni che giungevano a lei sembravano una melodia che le mise allegria. Una luce le si accese dentro, non doveva lasciarsi annegare dalla disperazione, sua madre non sarebbe stata felice di questo. Una piccola lacrima solinga le scivolò lungo la guancia, finendo sul davanzale, accompagnata da una nuova consapevolezza.
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Manha [in revisione]
FantasyLa vita pone dinanzi ad ognuno delle scelte che conducono a sentieri divergenti ed a volte oscuri, vie che occorre percorrere per arrivare a scoprire il finale. Storia di una mezz'elfa, alla ricerca del suo posto nel mondo, tra pregiudizio e discrim...