Capitolo 34

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Riposati e di buon mattino lasciarono il porto, dirigendosi verso sud-ovest. Il viaggio durò esattamente 5 giorni, al termine dei quali gli 8 si ritrovarono a varcare i confini del regno di Efferia, governato dai nani e conosciuto per le tante miniere disseminate in tutto il paesaggio e per l'ottima lavorazione dei metalli dei suoi abitanti.

Nessuno di loro vi era mai stato, anche se ne avevano sentito parlare tutti, fatta eccezione per Ike che vi era capitato nel corso del suo tanto vagabondare. Si fermarono ad Ahenea, una cittadina situata appena oltre il confine, con l'intento di cercare informazioni ed indizi che li potessero condurre ad una miniera che al dire della voce-guida doveva essere ormai abbandonata.

La città da loro scelta si abbarbicava tenacemente sul fianco di una collina e mostrava orgogliosa d'essere completamente, o quasi, abitata e pensata da nani. Tutto era nato dalla terra, dalle case in ferro e mattoni, alle strade ben lastricate, fino alle tante botteghe che si affacciavano piene di vita sui margini delle vie. Ogni cosa possedeva uno scopo, un'utilità pratica e nulla era stato lasciato al caso o aveva un uso puramente decorativo. La compagnia ammirava meravigliata tutto ciò che la circondava, persino Ike che era stato nel regno si ritrovò a guardarsi intorno come un novello visitatore. Decisero d'iniziare la loro ricerca da una locanda, avrebbero avuto la possibilità di riposarsi e rifocillarsi, Manha ed Astrea erano visibilmente esauste, e l'occasione di parlare con l'oste che è sempre colui che conosce tutto della propria città e non solo. Non impiegarono molto tempo nel trovare una taverna, tutto era talmente ordinato ed accessibile per le vie, che sarebbe stato impossibile non scovare ciò che si stava cercando.

I nani guardavano gli stranieri con diffidenza ma rispetto, vedendoli come possibili acquirenti per le loro merci, l'unico che sembrava essere malvisto era il druido che con il passare del tempo cominciò a sentirsi sempre più a disagio. Varcata la soglia del locale, «ferrum ictum», si resero conto che né i commensali né il locandiere si astennero dal commentare o lanciare occhiatacce nella direzione del povero folletto, non appena lo ebbero visto mettere piede all'interno, assieme al resto del gruppo. Tuck non sapeva come comportarsi e si limitava a sorridere, cercando di nascondere l'imbarazzo ed il nervosismo che gli attanagliavano le viscere.

Il mago dell'aria convinse Manha, Astrea e le 2 streghe a prendere una camera, mentre lui, il druido e le 2 guardie avrebbero chiacchierato con l'oste.
Dopo qualche resistenza, Ike ebbe la meglio ed ottenuta la stanza le 4 si ritirarono con la promessa di tornare non appena si fossero sentite riposate. Rimasti soli, i 4 maschi decisero di dividersi, per ascoltare con più facilità i discorsi che riempivano l'ordinato locale. I due soldati si scelsero dei tavoli sistemati ai lati opposti della sala, Tuck ne trovò uno al centro e l'elfo, il più spigliato ed a proprio agio di tutti, si diresse al bancone e con la sicurezza di un logorato viaggiatore si sedette ad uno sgabello e richiamò l'attenzione del taverniere. "Arcanum vobis mio buon amico, cosa consiglia ad uno stanco viandante che desidera riacquistare le forze e ristorare l'animo, in questa meravigliosa ed efficiente città?" Il nano dietro al bancone, dapprima lo guardò con diffidenza ma le parole, il tono ed il viso del mago dell'aria lo fecero desistere, conquistandone la fiducia; d'altronde nessuno riusciva a resistere al fascino di Ike. "Siete un viaggiatore, dunque..." cominciò porgendogli un bicchiere che riempì di uno strano liquido color ocra, "cosa vi porta fin qui?" l'altro, senza neppure chiedere cosa gli fosse stato servito, trangugiò la bevanda tutta d'un fiato e ripose, sonoramente, il bicchiere vuoto sul bancone. L'azione fece piacere all'oste che annuì soddisfatto per la prova di fiducia ricevuta, "siete coraggioso quasi quanto un vero nano", l'elfo sorrise sapendo che quello era un complimento. "Il mio nome è Ike e provengo dalle terre del nord" si presentò, facendo cenno di voler il bicchiere nuovamente riempito, "io ed i miei compagni cerchiamo avventura e notizie interessanti, non so se m'intendo", strizzò l'occhio destro in modo complice e furbo allo stesso tempo. Il nano annuì e versò il forte liquore al suo commensale, "capisco, siete un avventuriero..." e dopo aver riflettuto un istante riprese, " il mio nome è Nàdir, gestisco questo posto da 20 anni..." Ike vuotò il secondo bicchiere e osservò il suo interlocutore con interesse, ormai lo aveva conquistato con il suo modo di fare e di fatto l'altro cominciò a dirgli ciò che al mago dell'aria serviva conoscere. "Da queste parti ne passano tanti in cerca d'avventura, di notizie, buone armi o un rifugio..." gli si accostò e sussurrò, "gente alta che scappa dalla forca, credete a me", ridacchiò e tornò al proprio posto. "Nessun problema se non si creano noie a noi brava gente lavoratrice", fece spallucce e riprese, "di storie ne ho sentite moltissime ma una di recente mi ha davvero colpito..." riempì ancora il bicchiere dell'elfo e ne versò uno per se, "alcuni contadini e minatori di un piccolo villaggio a sud di qui sono passati a raccontarmi che la montagna sulla quale sorgono le loro case ha cominciato a ringhiare come un cane feroce durante il giorno, mentre la notte dalle sue viscere provengono diverse voci come d'attori che provano una commedia, accompagnate da risa malvagie". Nàdir rise divertito ed alzò il bicchiere come a voler brindare e poi bevve d'un fiato, Ike lo imitò e questi riprese il discorso. "In realtà non è una comune montagna, ma una miniera che oltretutto non da più argento. I minatori sono troppo spaventati per cercare di capirne il motivo, credono che sia colpa delle tante anime intrappolate all'interno di quel dedalo di cunicoli ed il villaggio è stato praticamente abbandonato. Non vi sembra una storia alquanto bizzarra?" L'elfo annuì, era il posto che stavano cercando, "si, strana ma interessante", si protese in avanti, "ditemi, dove posso trovare questo villaggio?" L'oste ci pensò su un attimo, "Non è difficile, si trova a circa 2 ore di cammino, a sud della città. Lo riconoscerete subito, perché dicono che anche la terra sia diventata arida ed è questo che ha fatto scappare i contadini. Uno in cerca d'avventura come voi dovrebbe andare a dare un occhio, magari per scoprire che era tutta un invenzione dei paesani, stufi di quel posto dimenticato dagli Dei", concluse divertito per la storia raccontata. "Vi ringrazio, siete stato davvero gentile", rispose Ike ma non ebbe neppure il tempo di terminare la frase che l'urlo impaurito di Tuck riempì l'aria ed egli si precipitò in soccorso dell'amico. "Cosa sta succedendo?" Disse, rivolto al nano robusto e con la lunga barba nera che aveva appena fatto volare il folletto da una sedia. "Non vogliamo piantagrane" intervenne il locandiere, rivolto all'indifeso druido che annaspando cercava di rimettersi in piedi. "Costui è un mio amico e sono certo che non volesse mancare di rispetto a nessuno", disse Ike mentre si avvicinava a Tuck e lo aiutava a rialzarsi, "tuttavia, vi faccio le mie più profonde scuse, da parte sua se inavvertitamente vi ha recato offesa" aggiunse, per poi attendere il da farsi. "Lascia perdere Rupert, non ne vale neppure la pena" furono le parole del taverniere, l'altro nano mugugnò qualcosa d'incomprensibile ed andò via. "Tenete con voi quest'essere inutile, i folletti portano solo guai, fate attenzione e guardatevi le spalle..." disse rivolto all'elfo che non lo degnò di risposta, e poi tornò al proprio lavoro senza aggiungere altro. "Cos'hai fatto?" Chiese il mago dell'aria al druido dopo averlo portato in disparte, "nulla, ho soltanto domandato in giro ma, mi sa che da queste parti quelli come me non sono ben visti", alzò le braccia in segno di resa, sconsolato. "Capisco, resta vicino a me, evitiamo di creare altri disordini" ed insieme si riportarono al bancone. "mio buon Nàdir, come mai pensate che un folletto vi procuri fastidi?" I suoi modi cortesi, uniti ad uno smagliante sorriso, ottennero di placare l'animo del locandiere che si avvicinò nuovamente. "Facile, di queste creature non si ci può fidare..." disse lanciando un'occhiataccia in direzione di Tuck che cercò di farsi ancora più piccolo, "sempre occupati a cantare, saltellare, perdere tempo e piantare grane invece di lavorare e guadagnarsi da vivere onestamente. Se questo tipo è vostro amico, vi consiglio di non perderlo di vista" concluse, passando un panno sul bancone. "Comprendo ciò che dite e seguirò il vostro consiglio. Il folletto è sotto la mia responsabilità e vi assicuro non vi darà noie".
A quelle parole il nano si mostrò sollevato, "oltretutto domani mattina presto partiremo per il sud..." aggiunse strizzando l'occhio destro all'altro che comprese, ridacchiò e tornò al proprio lavoro, dimenticandosi del druido.

Manha [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora