Capitolo 33

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Manha in compagnia della fata si diresse verso il molo più vicino per percepire con maggiore intensità il proprio elemento ed averne aiuto. Mentre camminava rifletteva, cercando di ricordare l'incanto che le necessitava per invocare le sirene, accanto a lei svolazzava Astrea che restava in silenzio. Giunta al limitare del molo si fermò ad osservare il mare calmo del porto, su di esso portò la propria concentrazione, tutto il resto in breve scomparve e rimase solo la melodia delle piccole onde. Placò i sensi e regolarizzò il battito cardiaco, chiuse gli occhi e dentro di sé vide le profondità marine e la loro quiete eterna. Raggiunse una profonda concentrazione e canalizzò in sé l'energia dell'acqua ed il contatto con essa. Con la mente invocò le sirene, conoscitrici delle profondità più recondite, implorandone il soccorso ed attese un loro responso, immobile. Astrea rimase ad osservarla, pronta a difenderla in caso di problemi, non potendo farlo la maga occupata nell'incanto; tuttavia un fischio disorientò Manha, facendole perdere la concentrazione e l'equilibrio, qualcosa non voleva che lei parlasse con le sirene.

Intanto, Tuck ed Ike riuscirono a scorgere una grossa nave ormeggiata all'ultimo dei moli e vi si diressero a passo svelto, mentre Sophya, Lunadora e le guardie cominciarono ad aggirarsi per il mercato chiedendo ai pescatori ed agli avventori e ricevendone in cambio alzate di spalle o occhiatacce.

Volendo capire cosa stesse succedendo, Astrea si accostò a Manha e recuperò, dalla propria piccola sacca, dell'incenso magico, l'acciarino ed un piattino di legno. Si pose con le spalle in direzione del vento e versò nel piatto da cerimonia una manciata d'incenso che accese, un fumo intenso cominciò ad alzarsi spandendo un profumo particolare. "Dobbiamo aspettare qualche istante" disse alla mezza che annuì riprendendosi un po'.

Al mercato, Sophya e l'elfo continuavano ad aggirarsi tra la folla domandando, invano, notizie sul traghettatore. All'improvviso il militare decise di fermarsi in un piccolo spiazzo, notando un gruppo di pescatori intento a sistemare il pescato in alcune casse. Intendeva attirare la loro attenzione, grazie all'aria di comando che il suo ruolo ispirava in tutti. "Scusate signori- iniziò ad alta voce- vi è capitato di recente o in passato di aver udito parlare di un uomo che si fa chiamare il «traghettatore» e che si dice sosti in uno di questi moli?" Tono cortese, non troppo autoritario ma deciso. Sophya scrutò i volti dei presenti con attenzione, cercando di capire se essi sapessero realmente qualcosa. "Andate a chiedere all'equipaggio dell'Esperia, loro ne sapranno sicuramente di più", rispose un anziano pescatore cotto dal sole ed i suoi compagni annuirono. "Vi ringrazio" disse l'arcistrega spostandosi di qualche passo, fermandosi in un punto un po' appartato e tirando fuori dalla propria sacca una piccola sfera di cristallo. La sorresse con entrambe le mani e cominciò a recitare una formula talmente a bassa voce che neppure l'elfo riuscì a comprenderne le parole. Trascorso qualche istante, la ripose e disse soltanto, "costoro non mentono, andiamo, avvertirò Lunadora"; un po' confuso il soldato annuì e la seguì.

Dall'altra parte del mercato, Lunadora e la guardia continuavano la loro perlustrazione, senza risultati. Il soldato si limitava a seguire la strega pensando d'esser stato fortunato a non dover aver a che fare con la magia e le sirene. Egli contava maggiormente sulle informazioni verbali, l'unica pista in grado d'aiutarli realmente. Tuttavia lasciava che fosse la giovane a precederlo di un metro buono, seguendola a distanza, tenendola d'occhio e cercando egli stesso possibili piste. Il suo sguardo sicuro scorreva dalla strega per poi seguire eventuali marinai, capitani, chiunque apparisse esterno al porto, magari appena giuntovi o avesse l'aria s'essere una minaccia. Lunadora, con la piccola sfera di cristallo tra le mani, continuava a vagare sempre più frustrata dall'insuccesso della ricerca. L'uomo cercava di non far sfuggire nulla al suo udito allenato, la mano sinistra appoggiata all'impugnatura della spada, pronto. Dopo qualche minuto la strega si fermò di fronte ad un gruppetto che confabulava rumorosamente, il soldato la raggiunse ed attirò la loro attenzione. "c'è qualcosa che non va?" Chiese con tono militare, ammutolendo tutti, "nulla, nulla, sir" si affrettarono a dire i presenti, cercando di disperdersi il più velocemente possibile. Il soldato si mise in posizione di difesa, pronto a difendere la sua accompagnatrice, quando questa lo tirò via per un braccio e lo trascinò in un vicolo, "non perdiamo tempo con costoro, Sophya mi ha appena comunicato telepaticamente di dirigerci al molo in cui è ormeggiata l'Esperia, i nani ci avevano detto il vero", convinto l'uomo rinfoderò la spada e la seguì silente.

Manha [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora