Capitolo 27

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(da qui da revisionare)

Anche se il meriggio era ormai inoltrato, una fame improvvisa spinse la mezza a correre in cucina e cercare, come chi non si nutre da mesi, qualcosa di commestibile. In cuor suo non avrebbe voluto ripulire la dispensa, ma da qualche giorno soffriva di attacchi di fame che sembravano attenuare la nausea meglio della tisana che tuttavia non evitava di prender la sera o la mattina. Perlustrando gli scaffali e sportelli trovò della carne e del formaggio che ripose sul tavolo e cominciò a divorare volentieri, con voracità. Tentò di non esagerare con il quantitativo di cibo ingurgitato e dopo alcuni bocconi ed una bevuta, per non soffocare, riuscì a riporre in fretta ciò che era rimasto incolume al suo assalto e lasciò svelta la stanza per il timore d'essere scoperta a mangiare fuori orario dalla dolce Amelia che non le avrebbe neppur fatto passare la mancata uniforme di accademia.

Tirato un sospiro di sollievo e rallentato il passo, si fermò a riposare nella sala comune e vi scorse Lean al quale sorrise dolcemente. Da sotto l'abito viola scuro, sul quale spiccava la spilla dell'accademia, cominciava a mostarsi qualche rotondità in più che i confratelli ormai notavano tutti. "Arcanum vobis Lean, lieta di vederti" disse mentre si avvicinava all'amico di studi. Il silvano ricambiò il sorriso con aria complice e replicò al saluto "Arcanum Vobis Manha, credo che la nostra Amelia sia al piano superiore" disse ridacchiando, "come state oggi?" Chiese con la sua solita delicatezza. Il plurale sottolineava il fatto che la domanda era indirizzata anche allo stato della creatura che portava in grembo. Del tutto tranquillizzata da quelle parole, la mezza si sedette su una poltrona "ci sentiamo abbastanza bene grazie" rispose cortesemente, accarezzandosi il ventre per indicare che pure il piccolo stava bene, "anche se non pensavo di riuscire ad aver costantemente fame" aggiunse con tono allegro. Quell'interesse le faceva sentire l'affetto di una famiglia. "Tu invece come stai? Non ti vedevo da alcuni giorni, ti senti bene?" domandò preoccupata. "Mi fa piacere che sia tu, sia la tua creatura stiate bene". Affermò ridacchiando l'altro "nel tuo stato è normale avere questi grossi attacchi d'appetito, ma non temere non dureranno, altrimenti ingrasseresti troppo", non riusciva a frenare il risolino. Manha scosse il capo un po' indispettita "non è colpa mia" si giustificò. "Non fare il furbo, cos'hai combinato in questi ultimi giorni?" Chiese nuovamente con insistenza, notando che la sua domanda non aveva ricevuto risposta.
"Che dire..." cominciò un po' imbarazzato Lean, "ho dovuto compiere un piccolo viaggio, al ritorno dal quale ho ottenuto il grado di alunno scelto ed il nuovo compito di scoprire dentro di me a quale elemento io sia legato". Lo disse d'un fiato, come se la cosa non dovesse far piacere all'amica. "Sono davvero felice per te!" Esultò invece con entusiasmo Manha che si alzò ed andò ad abbracciarlo, "da quando lo sai? Avresti dovuto dirmelo subito" lo rimbeccò fingendosi offesa ed assestandogli un pizzico sul braccio. "Hai ragione, è successo ieri e non ho trovato l'occasione per dirtelo. Spero che anche tu raggiunga presto questo livello, te lo meriti". Le augurò con sincerità. "Quando sarà il momento, Demetra sa quello che fa" sorrise felice, non sapendo ancora che entro pochi giorni avrebbe ottenuto la stessa carica dell'amico. "La fiducia che la custode dell'equilibrio ti ha dimostrato non verrà tradita, tu sei leale ed un amico che non avrei mai immaginato di trovare in questo regno". "Le tue parole mi fanno sentire ancora più degno della nomina ricevuta, sei davvero una buona amica, grazie" concluse il silvano. "Raccontami tutto, sono curiosa" riprese la mezza. "Sono tornato nel mio villaggio per un breve periodo di riflessione, portando con me un libro sulla storia della magia. In esso vi era la storia dei diversi ordini magici ed il mio compito era comprendere cosa ci distingue dai bianchi e dai neri", Manha ascoltava attenta ogni parola, "sono arrivato alla conclusione che chi come noi studia l'equilibrio, deve capire e comprendere la vera natura delle cose, vedendole da un punto di vista neutro. Devo ringraziare anche la mia famiglia per l'aiuto che mi ha dato ad arrivare a questa conclusione" terminò il discorso con tono calante di chi non vuol urtare i sentimenti dell'altro con le proprie parole. Lean sapeva che l'amica non aveva più una famiglia e quasi non riusciva a guardarla negli occhi, sentendosi troppo fortunato. "Non devi sentirti in colpa per aver avuto la possibilità di tornare dai tuoi familiari" disse la mezza accortasi dello stato d'animo di Lean, "tu non c'entri nulla" aggiunse, "vuol dire soltanto che io dovrò cercare un'altra strada per arrivare dove sei arrivato tu" dedusse con convinzione. "Hai ragione e non ci metterai molto...".
I due continuarono a chiacchierare tra loro, ignari di ciò che stava accadendo poco lontano.

Manha [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora