5. in trappola

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18.30

Una strana vibrazione mi costringe ad abbandonare il sogno che pensavo di star facendo, in realtà non ricordo altro che una festa e uno strano drink che mi ha fatta svenire, e sono sicura che quello non sia stato un sogno.

Apro lentamente gli occhi e mi porto le mani verso essi per strofinarli.
O almeno, ci provo.

Le mie braccia restano ferme nella loro posizione ed io non posso fare altro che sbattere ripetutamente le palpebre e provare a strofinare gli occhi sulle ginocchia che, piegate contro il mio petto, sono altrettanto irremovibili insieme ai miei piedi.

Quando finalmente la mia vista si fa chiara riesco a capire quello che ho davanti: un ragazzo svenuto e tanto legato a qualcun altro quanto me.

Giro velocemente il viso per la stanza cercando dettagli che mi possano aiutare a capire cosa stia succedendo ma la situazione peggiora ogni pezzo che vedo di questa.

Altri due ragazzi legati tra di loro e in fila indiana dietro e davanti a me. La stanza è quasi completamente vuota, ci sono un tavolo e una porta chiusa. Le pareti sono in legno chiaro e l'unica luce proviene da una piccola lampada a muro posta vicino alla porta.

Qualcuno sta parlando al di fuori di questa stanza ma la vibrazione continua della sveglia del mio cellulare mi impedisce di riuscire a distinguerne le parole.

Per qualche secondo resto immobile ancora confusa, poi inizio a scuotere le spalle e sbatto le mani contro quelle della persona con cui sono legata per diversi minuti.

«Mh.» si lamenta «Che succede?» un ragazzo.

Sento che prova a muovere le mani a sua volta ma tutto ciò che fa è muovere anche le mie.

«Che cazz-» prova a dire ma io lo zittisco subito.

«Ssh!» non voglio che chiunque ci abbia messo qui scopra che alcuni di noi sono svegli.

«Dove siamo? Cosa sta succedendo?» sussurra muovendosi verso destra e sinistra, probabilmente si sta guardando intorno.

«Non lo so, penso che ci abbiano drogati e portati qui per ucciderci.» ipotizzo la cosa più ovvia e improvvisamente realizzo la gravità di quello che ho appena detto.

Cazzo.

«Merda.» sussurra con rabbia il ragazzo «Sapevo che era una cattiva idea venire a questa festa.»

A chi lo dici.

«Cos'è questo rumore?» chiede guardandosi intorno.

«La sveglia del mio cellulare, l'avevo impostata nel caso mi addormentassi.» rispondo ringraziando me stessa mentalmente.

«Devi spegnerla o chi ci ha portati qui potrebbe sentirla.» afferma lui.

«Non arrivo al cellulare, è nella tasca posteriore destra.» gli spiego e sento lui muoversi finché la sua mano non arriva alla mia tasca e ne fa scivolare fuori il cellulare.

Mi giro e per qualche secondo riesco ad intravedere il suo viso, poi sposto lo sguardo verso il cellulare nella sua mano e vedo l'ora.

18.40

«Fai scorrere verso sinistra.» gli spiego e pochi secondi dopo la vibrazione cessa.

«Ho un accendino nel taschino della maglietta, provo a prenderlo con la bocca e brucio le corde, non ti muovere.» ordina e io ringrazio ancora una volta mentalmente chiunque ne sia il responsabile per avermi fatto legare a qualcuno di così intelligente.

Lo sento muoversi e mi avvicino alla sua schiena sentendomi tirare le braccia per poi seguire il movimento della sua mano per lasciargli più libertà di movimento.

«Okay, ce l'ho.» afferma dopo circa un minuto e io mi volto il più possibile vedendolo stringere tra le dita un accendino giallo «Non muoverti.»

Continuo a guardarlo accendere il piccolo oggetto e provare ad avvicinarlo alla corda.

«Non riesco a vedere dov'è il nodo.» sbuffa piano.

Io mi allontano dalla sua schiena quanto posso cercando di stendere le braccia per vedere meglio.

«Ci vedo.» affermo «Più a sinistra.»

«La mia o la tua?» chiede lui.

«La mia.»

Il ragazzo muove l'accendino tenendo il tastino rosso sempre premuto.

«Okay, fermo così.» la fiammella è giusto sotto un piccolo cumulo di nodi e piano piano inizia a bruciare la corda.

Dopo quello che sembra un minuto sento un bruciore improvviso al polso e tiro via istintivamente le mani trasalendo. La corda si spezza in due, la parte che divide i due lembi è totalmente bruciata.

Mi massaggio i polsi lentamente per poi slegare il nodo che tiene anche le mie caviglie incrociate e strette fra di loro.

Do un'ennesima occhiata al mio cellulare per poi girarmi e incrociare finalmente lo sguardo del ragazzo che potrebbe avermi appena salvato la vita.

Killer Game | Matthew Espinosa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora