20. thank you

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00.45

Corriamo ancora senza neanche fare caso alla direzione, inciampo più di una volta ma la sensazione di calore alle mie spalle mi convince a riprendere la corsa ancora più velocemente.
Un'altra fiammata illumina la strada, e vedo Matthew sussultare, la sua mano afferra ancora una volta la mia, e un po' dell'ansia che mi stava divorando viva fino a pochi secondi fa brucia via alle nostre spalle insieme alle fiamme ardenti. La sua presa sicura e gentile mi dà quell'adrenalina che mi convince ancora una volta a correre più veloce.

«C'è un'uscita.» grida, ma con tutto il baccano provocato dai ragazzi dietro di noi sono sicura di essere l'unica in grado di sentirlo.

Mi guardo intorno a mia volta, mantenendo la corsa svelta, e quando le fiamme ci illuminano ancora la fuga la vedo: una scalinata. Dobbiamo aver percorso quasi un'intera fermata di metropolitana per ritrovarci qui.
Matthew continua a tirare la mia mano in avanti, costringendomi a correre più veloce, e quando svolta all'improvviso a destra lo seguo a ruota, iniziando a correre per i gradini più veloce che mai.
Il rumore del motore non si ferma, e nonostante la speranza che quei ragazzi ci abbiano lasciato perdere sia più che abbastanza secondo me per fermarci e riposarci, Matt non è d'accordo.

«Dove siamo?» chiedo tra un respiro affannato e l'altro. Lui si guarda intorno cercando di trovare un punto di riferimento, ma i palazzi sono tutti alti e uguali tra loro, le porte d'ingresso agli edifici barricate, e le strade deserte e riempite di sangue. Come ogni altro punto di Manhattan.

«Ho già visto questo posto, siamo vicini.» risponde lui con aria più tranquilla ma non riuscendo comunque a nascondere l'affaticamento. «Andiamo, non è sicuro qui.» mi sussurra poi prima di afferrarmi la mano con la sinistra e iniziare a fare strada, stringendo la sua arma nella destra.

Fisso la sua schiena mentre cammina avanti a me, e come i suoi muscoli si contraggono sotto la maglietta strappata. I capelli castani corti sono bagnati dal sudore e, in alcuni punti, dal sangue. Mentre il primo gocciola lungo il suo collo fino ad essere assorbito dalla stoffa della maglia, penso che non sarei qui se non fosse grazie a lui, ma che allo stesso tempo mi stia portando incontro ad una morte certa.
Non so esattamente come voglia arrivare al luogo in cui si svolge il vero e proprio Killer Game, mi spaventa anche solo il fatto che lo conosca così bene e che abbia partecipato già per due anni, ma le sue intenzioni sono buone, nonostante le sue azioni fino ad ora non siano state altrettanto.

Quello che siamo e quello che dobbiamo fare per sopravvivere, sono cose molto diverse. Queste parole mi risuonano nella testa, e penso che non potrebbero essere più azzeccate che per Matthew in questo momento. Non lo conosco abbastanza da poterlo dire con certezza, ma sento che è una brava persona, e in questo caso magari il fine giustifica davvero i mezzi.

«Come sta il tuo braccio?» mi chiede dandomi un'occhiata, il suo tono è calmo e, per la prima volta in questa notte, sincero e senza maschere o finzioni.

Io lo guardo, poi il mio sguardo si sposta sulla mia spalla e rabbrividisco, una vampata di dolore si diffonde lungo il mio braccio e mi lascio scappare un lamento. Non pensarci mi aveva quasi fatto dimenticare di questa costante sensazione di bruciore e pulsazione.

Matthew mi guarda ancora per qualche secondo, poi torna concentrato sulla strada. «Appena questa cosa sarà finita andiamo in ospedale, va bene?»

Il suo tono premuroso mi fa sorridere, nessuno si era rivolto a me con un interesse spontaneo del genere in tanto tempo, probabilmente l'ultima persona a farlo era stata mia madre. E a pensarci bene lui me la ricorda a grandi linee.
È tutta la notte che non sta facendo altro che prendersi cura di me e cercare di salvarmi, vorrà pure ricavarne qualcosa per il suo interesse personale, ma nessuno aveva mai fatto tanto per me.

«Grazie.» gli dico, e la mia voce quasi risuona nel vicolo stretto che stiamo attraversando.
Lui mi sorride leggermente senza rispondere, e dopo essersi fermato si guarda attorno.

«Sì, siamo qui. Qui abitano i genitori di Cameron.» afferma rivolgendo lo sguardo ad un portone.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2019 ⏰

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Killer Game | Matthew Espinosa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora