Chapter thirty-five;

1.4K 106 41
                                    

— Dove mi stai portando? — gli chiedo, impaziente ed emozionata.
— Indovina. — dice, sorridendo.
Alzo le spalle.
Non insisto, pur morendo dalla curiosità.

Come pensavo, mi porta in spiaggia.
Rimango a bocca aperta, vedendo, però, ciò che ha fatto.
C'è un tavolo apparecchiato, sulla sabbia.
Sopra, ci sono delle candele, ed è apparecchiato in un modo a dir poco fantastico.
È una cena a lume di candela.
Le sedie sono davvero belle, direi comode, pur non avendole ancora provate, e sembra tutto perfetto.
Intorno al tavolo, c'è tutta un'altra serie di candele, che rendono l'atmosfera ancora più romantica e intima.

— Tu ... Tu hai fatto tutto questo? Per me? — dico, maledicendomi mentalmente per la stupidità della domanda.
È ovvio che è stato lui, e per chi altri avrebbe dovuto farlo?

Annuisce, sorridendo.
Non la smette di fissarmi, mentre io fisso il tavolo e tutto il resto.

— Avanti, sediamoci. — dice, trascinandomi dolcemente verso il tavolo, mettendomi una mano in prossimità della schiena.

Mi fa sedere sulla sedia, per poi accostarla al tavolo, come un gentiluomo.

— Mh, grazie. — dico, ridendo.
Lui ride, ma non si siede.

Noto anche qualcos'altro, a cui prima non avevo fatto caso.
C'è un lungo tavolo, simile a quello di un buffet.
Leggermente più piccolo, forse, ma è comunque lungo.

Lui va lì, prendendo del cibo e portandolo al tavolo.

— Questa sera, mi occuperò interamente di te. — dice, mettendomi del cibo nel piatto.
— Ma posso servirmi anche da sola, non ho bisogno di un cameriere. — dico, ridendo, sentendomi leggermente imbarazzata.
— Eh, no. Sei la festeggiata, e devi solo essere felice. — dice, in un modo che mi fa sciogliere.
— Sarei felice anche se mi riempissi il piatto da sola. — dico, ridendo e alzandomi in piedi.
— No, voglio servirti come una principessa. — dice, facendo per venirmi vicino e farmi sedere con la forza.

Sembra convinto, non mi sta prendendo in giro.
Mi siedo, senza neanche cercare di trattenere il mio sorriso da ebete.

Mangiamo, parlando, ridendo e scherzando.

— Piantala, sei geloso. — dico, ridacchiando.
— Dico solo le cose come stanno! — dice, giustificandosi.
— E se anche fosse? Se anche Chanyeol avesse le gambe storte, quale sarebbe il problema? — dico.
— Nessuno, nessuno. Non arrabbiarti. — dice, alzando le mani in segno di resa.
— Non prenderlo in giro, è uno dei pochi veri amici che ho. — dico, abbassando lo sguardo.
— Hai ragione, è solo un amico. — dice, sottolineando il termine amico.
Geloso! — esclamo, sorridendo, puntandogli l'indice contro.
— Lo ammetto. — dice, per poi fare un enorme respiro, molto didascalicamente.

Mi fa sorridere, quando ammette cose come questa con una tale facilità, anche scherzando.

— Hai finito di mangiare? — mi chiede, notando che il mio piatto è vuoto.
— Si, ho finito. — dico.
— Bene, perché ho una sorpresa per te. — dice, venendomi vicino, facendomi alzare e prendendomi la mano.

Mi conduce vicino ad un piccolo stereo, che non avevo notato.

Lo accende, facendo partire una canzone: Last request, di Paolo Nutini.
Arrossisco, davanti a quella scelta.

— Non so ballare. — dico, ritirando la mano.
— Non è vero. — dice, riprendendola.
— Ti calpesterei i piedi. — dico.
— A questo c'è un rimedio. — dice, per poi chinarsi verso le mie scarpe.

SUMMER PARADISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora