— Dove mi stai portando? — gli chiedo, impaziente ed emozionata.
— Indovina. — dice, sorridendo.
Alzo le spalle.
Non insisto, pur morendo dalla curiosità.Come pensavo, mi porta in spiaggia.
Rimango a bocca aperta, vedendo, però, ciò che ha fatto.
C'è un tavolo apparecchiato, sulla sabbia.
Sopra, ci sono delle candele, ed è apparecchiato in un modo a dir poco fantastico.
È una cena a lume di candela.
Le sedie sono davvero belle, direi comode, pur non avendole ancora provate, e sembra tutto perfetto.
Intorno al tavolo, c'è tutta un'altra serie di candele, che rendono l'atmosfera ancora più romantica e intima.— Tu ... Tu hai fatto tutto questo? Per me? — dico, maledicendomi mentalmente per la stupidità della domanda.
È ovvio che è stato lui, e per chi altri avrebbe dovuto farlo?Annuisce, sorridendo.
Non la smette di fissarmi, mentre io fisso il tavolo e tutto il resto.— Avanti, sediamoci. — dice, trascinandomi dolcemente verso il tavolo, mettendomi una mano in prossimità della schiena.
Mi fa sedere sulla sedia, per poi accostarla al tavolo, come un gentiluomo.
— Mh, grazie. — dico, ridendo.
Lui ride, ma non si siede.Noto anche qualcos'altro, a cui prima non avevo fatto caso.
C'è un lungo tavolo, simile a quello di un buffet.
Leggermente più piccolo, forse, ma è comunque lungo.Lui va lì, prendendo del cibo e portandolo al tavolo.
— Questa sera, mi occuperò interamente di te. — dice, mettendomi del cibo nel piatto.
— Ma posso servirmi anche da sola, non ho bisogno di un cameriere. — dico, ridendo, sentendomi leggermente imbarazzata.
— Eh, no. Sei la festeggiata, e devi solo essere felice. — dice, in un modo che mi fa sciogliere.
— Sarei felice anche se mi riempissi il piatto da sola. — dico, ridendo e alzandomi in piedi.
— No, voglio servirti come una principessa. — dice, facendo per venirmi vicino e farmi sedere con la forza.Sembra convinto, non mi sta prendendo in giro.
Mi siedo, senza neanche cercare di trattenere il mio sorriso da ebete.Mangiamo, parlando, ridendo e scherzando.
— Piantala, sei geloso. — dico, ridacchiando.
— Dico solo le cose come stanno! — dice, giustificandosi.
— E se anche fosse? Se anche Chanyeol avesse le gambe storte, quale sarebbe il problema? — dico.
— Nessuno, nessuno. Non arrabbiarti. — dice, alzando le mani in segno di resa.
— Non prenderlo in giro, è uno dei pochi veri amici che ho. — dico, abbassando lo sguardo.
— Hai ragione, è solo un amico. — dice, sottolineando il termine amico.
— Geloso! — esclamo, sorridendo, puntandogli l'indice contro.
— Lo ammetto. — dice, per poi fare un enorme respiro, molto didascalicamente.Mi fa sorridere, quando ammette cose come questa con una tale facilità, anche scherzando.
— Hai finito di mangiare? — mi chiede, notando che il mio piatto è vuoto.
— Si, ho finito. — dico.
— Bene, perché ho una sorpresa per te. — dice, venendomi vicino, facendomi alzare e prendendomi la mano.Mi conduce vicino ad un piccolo stereo, che non avevo notato.
Lo accende, facendo partire una canzone: Last request, di Paolo Nutini.
Arrossisco, davanti a quella scelta.— Non so ballare. — dico, ritirando la mano.
— Non è vero. — dice, riprendendola.
— Ti calpesterei i piedi. — dico.
— A questo c'è un rimedio. — dice, per poi chinarsi verso le mie scarpe.
STAI LEGGENDO
SUMMER PARADISE
Fanfiction#𝒌𝒊𝒎𝒋𝒐𝒏𝒈𝒊𝒏 Guardo la brochure. «Un mese nel campus estivo più esclusivo di tutta la Corea del Sud! Attività estive ogni giorno, non ci sarà neanche tempo per guardarsi allo specchio!» Già, mia madre pensa che così riuscirò a trovare degl...