Sono tutti sciroccati

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Cammino molto lentamente mentre il cuore batte all'impazzata e mi mordo le unghie. L'uccellaccio invece è contento: continua ad ardere a intervalli regolari e a spegnersi poco dopo. Il mantello che fruscia dietro di me ad ogni passo mi fa senso. Mi ricorda il giorno in cui mi vestii da super eroina assieme a mio fratello il giorno di Carnevale.

Non divagare!

La ignoro e mi concentro di mettere un piede davanti all'altro. Arrivata ai gradini appoggio il palmo della mano contro il porfido delle colonne e un brivido mi sale lungo il braccio, paralizzandomi per pochi istanti.
Mi sforzo di stampare un sorriso decente e mi piazzo davanti alla porta con cautela.

Busso leggermente e faccio un passo indietro prendendo larghe boccate d'aria fresca. Aspetto un minuto, due, tre, ma nessuno risponde. Non si sente niente dall'altra parte, tranne qualche rumore ritmico dal piano di sopra.
«Ehi, c'è qualcuno?» dico a voce né alta né bassa. E dai, Amy, non sei timida, ce la puoi fare!

Tocco la porta di nuovo, quando mi accorgo che è socchiusa. Lancio uno sguardo verso la Fenice che annuisce lentamente.

Apro la porta che scricchiola sinistramente ed entro con calma.

La hall è veramente intimidatoria, un'anticamera con pareti rosse, un lampadario che scende maestoso dal soffitto, finestre centinate e qualche mobiletto d'epoca. Mi accorgo di uno zaino di tela verde per terra accanto alla porta. Di chi sarà?

Avanzo lentamente, i tacchi risuonano per momenti che sembrano non avere fine. Cammino verso l'unica porta che vedo, alla fine della stanza che è sormontata da un arco ad ogiva in pietra d'Istria. Non che io sappia cos'è, ma la Fenice sa praticamente tutto.

Allungo una mano per prenderne il pomello quando questa si apre da sola. Cioè, non proprio da sola: c'è qualcuno dietro e io ci vado praticamente a sbattere.

«Ahio!» mi lamento, toccando il naso e strofinandolo leggermente.
«Ahio!» ribatte il convoglio che mi ha investito.

Divertita, alzo lo sguardo e incrocio quello limpido di un ragazzo pressoché della mia età con un sorriso stampato in volto nonostante la botta. Quando guardo il suo abbigliamento capisco subito chi è.

Indossa una maglietta scura con stampato il nome di una squadra di calcio, giubbotto invernale, scarpe da ginnastica, pantaloni da corsa.

«Oh!» sussulta quando mi nota. Mi studia velocemente poi fa un ampio sorriso (molto più ampio dell'altro).

«Oh!» ripete, avvicinandosi con passo sicuro. «Sei nuova!» esulta facendo ondeggiare i suoi ricci castani.

«Ah... ehm... sì» rispondo balbettando. Sicuramente avrà notato la mia divisa, la mia sfera e il mio Segno. Non ci vuole tanto a fare due più due, ma non glielo faccio notare per educazione.

«Wow, sei la Fenice! Quindi sei il nostro capo! Finalmente, abbiamo un capo!» dice con tono felice. Ha uno strano accento, strascicante tipico delle Regioni dell'Est.

Mi gratto la nuca, imbarazzata.

«Sì, sono qui ora.»

«Oh, il resto ti aspettava con impazienza! Artemis impazziva dalla voglia di conoscere il nuovo capo!» esulta il ragazzo.

«Artemis...?»
«La conoscerai. Oh mio dio, che maleducato, mi presento. Il mio nome è Eddie e sono il Guardiano dello Sport.» S'inchina con reverenza fino a toccare il pavimento con la fronte. Molto elastico.

«Piacere di conoscerti, Eddie. E per favore non ti inchinare, mi fa un po'... senso. Io mi chiamo Amy, e vorrei che mi chiamassi così da adesso in poi. Se non lo fai, mi arrabbio» lo minaccio con un finto broncio e con il dito alzato.

The New Age Of Guardians [Completa] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora