Mai contare sul sostegno morale di una Fenice

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Sconfitta, torno a quello squallido edificio, dopo aver speso le lacrime che potrei versare nell'arco di due anni. Ho perso tutto.

Definitivamente.

Alzo la testa e sospiro. Devo essere forte. Coraggio.

Apro la porta e trovo James a telefono. Tale oggetto è ingarbugliato assieme ad altri nove apparecchi, quindi dalla cornetta pende un gomitolo di fili. La stanza è un Caos, il paradiso per topi e quant'altro.

Non oso andare in "cucina".

«Certo, è uscita.... Ma cosa ne sapevo io... lo so, è stato irresponsabile da parte mia, ma...» Mi vede sulla soglia e riaggancia di scatto. Mi aspetto una sfuriata, una ramanzina di quelle toste. E invece silenzio. James sembra dilaniato da una decisione, poi senza indugi copre i pochi metri che ci separano e mi abbraccia. Sono troppo sorpresa per reagire o per dirgli di lasciarmi in pace.

Lascio che il suo profumo di muschio mi avvolga e rimango immobile cercando di scacciare le lacrime.

«Pensavo ti fossi ribellata, Amy» dice con sollievo. Mi prende per un braccio e mi porta in salotto, mentre cerca qualcosa farneticando.

Ribellata? Cosa intende?

Sento all'improvvisa delle grida venire dall'ingresso.

«Ho smesso di salvarvi, se vuoi qualcuno che ti curi la tua malattia, va' a cercare in ospedale. Ora, fuori.» È Dana, molto, molo adirata.

«Ma io ho provato, ho dei figli da prendere in carico e....»

«Fuori!» urla la Guardiana chiudendo la porta.

Digrigno i denti e cerco di calmarmi, mentre sento i suoi passi avvicinarsi. Diventerò così egoista e fredda?

Dana entra nella stanza e mi guarda con severità, ma, come James, non dice nulla. Perché non mi sgridano? Forse perché sono in teoria il loro "capo"? In tal caso avrei qualche ramanzina io per loro.

«La Corte dei Giudici hanno annullato la tua sentenza, Amy Almar, per aver ucciso il sindaco di Davemiun. Quindi, sei assolta dalle tue colpe» annuncia guardandomi in faccia, con un tocco melodrammatico.

Non so se la cosa mi fa infuriare, piangere dal sollievo o dalla vergogna. Ecco perché tutti mi odiano, adesso. Non ci sarebbe stato nemmeno una misera punizione per l'omicida del beneamato sindaco, ed è così che la vedono loro. Le lacrime mi salgono agli occhi e abbasso il viso, mortificata.
«James, posso parlare in privato con lei?» domanda Dana senza rivolgere lo sguardo al diretto interessato. Lui annuisce, si stacca e mi sorride goffamente, prima di scomparire nei meandri della cucina. Guardo Dana, il suo caschetto lucente e il suo sguardo serio.

«Seguimi» ordina e mi fa strada. Sospirando, mi guardo attorno per un altro secondo, poi le vado dietro. Abbandoniamo il salotto, ci addentriamo in mezzo ai giornali e vestiti di uno studio e prendiamo una porticina laterale. Dana la apre e si rivela una grossa terrazza, spoglia se non un tavolo e due sedie, ma con una bella vista sulla città.
Dana indica una sedia con la mano, poi si siede sull'altra.

«Tè?» domanda. Il tavolo è vuoto, come vuoi che...? Prima che finisca di formulare il pensiero, tra le sue mani compare una tazza di porcellana bianca con decorazioni tribali. Il contenuto è un prelibato tè fumante ai frutti di bosco. Cerco di controllare la mia espressione stupita e ringrazio con un cenno.

Assaggio. Uhm, buono. Chissà se anch'io posso fare questo... Ma cosa sto a pensare, accidenti!

«Sei andata a trovare i tuoi cari, vero?» domanda, picchiettando le unghie sul tavolo. Ma non è arrabbiata, anzi sul suo volto si è dipinta una strana espressione per il suo volto aguzzo: la compassione.

The New Age Of Guardians [Completa] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora