Piccole menti

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Guardo la facciata dell'orfanotrofio, grigia come il cielo minaccioso sopra di noi.

Paul e Cristofer al nostro fianco fissano la gente in cerca di minacce o pericoli, le mani in tasca e l'espressione arcigna nascosta dagli occhiali neri.
«Niente cavolate» sibilo guardando in particolare il trio allegria. Mi rispondono con un sorriso gigante e innocente.

Sospiro esasperata e suono il campanello, facendo un passo indietro.
Il trillo si propaga, lo sentiamo perpetuarsi nel tempo per altri dieci secondi. Inquietante come esordio.

Una manciata di secondi dopo, ecco il ticchettio delle scarpe e una donna ci apre la porta.

Chignon alto, capelli tirati, sguardo severo, bocca con gli angoli piegati all'ingiù ed un vestito castigato a collo alto e sformato color pece senza nessuna decorazione.

«Desiderate?» chiede con voce monotona. Ci guarda meglio e stringe la mascella. Mi accorgo subito del momento in cui lei realizza che non siamo persone ordinarie. Forse non sa ancora che siamo Universali, visto che i nostri segni sono nascosti dentro di noi.

«Guardiani.» La donna s'inchina leggermente con la testa e si sposta di lato per farci passare, tenendo la posa sottomessa. La sua espressione severa non cambia, la postura rimane rigida e altera.

«La direttrice Anastasia Hedlund?» chiede Cristofer, guardingo.
«Sì, sono io. Benvenuti nel mio orfanotrofio. Come posso esservi utile?» ripete con falsa gentilezza.

«Siamo i Guardiani Universali» dico all'improvviso facendomi avanti e guardandola negli occhi, «e io sono la Guardiana della Fenice.»
Le pupille della signora si dilatano per un attimo, poi si ricompone in due secondi.

«Quale onore» sussurra guardandoci uno ad uno. I suoi lasciano tradire agitazione, troppa per essere solamente preoccupata del nostro incontro. «Ma ora venite dentro, non rimanete nell'atrio.»

L'atmosfera è molto tesa, gli interni sono sobri e di colori scuri. Assomiglia ad una prigione, è monotona e senza allegria. La nota sinistra nell'atrio sono gli specchi posizionati in alto, sopra le nostre teste che frastagliano le nostre immagini.

«Cosa vorranno mai dei Guardiani Universali dal mio orfanotrofio?» dice la donna con voce algida. Guardo in fretta la tromba di scale stretta che porta al piano di sopra, poi mi giro, fissandola negli occhi.

«Semplice routine. Vorremmo solo controllare in fretta una cosa, poi leveremo le tende» spiego incrociando le braccia. La bocca di Anastasia si apre per dire qualcosa di certamente poco carino, ma si trattiene, ricordandosi chi siamo. Simula un sorriso di circostanza e annuisce con il capo.

«Questo edificio è a vostro servizio. Dovrete però fare a meno di me, purtroppo. Ho un sacco di lavoro da fare ed un orfanotrofio da portare avanti. In caso di bisogno sono nel mio ufficio, primo piano, terza porta a sinistra.»

«Senz'altro, e la ringrazio, Anastasia» replico, togliendomi di mezzo mentre la donna, impietrita nella sua sobria eleganza, mi passa accanto e sale le scale. Lancia delle occhiate ad alcuni inservienti che si sono affacciati per capire cosa succedesse e questi si sparpagliano. Aspettiamo fino a quando non la vediamo più, poi mi giro verso i miei compari.

«Sentite qualcosa?» domando pianissimo.

Le gemelle annuiscono. «Qui la traccia è molto forte, Amy. Siamo sicure al novantasette per cento che la Guardiana sia qui.»

Di fatti sento un brivido scorrermi sottopelle, un pizzicore piacevole sulla nuca.

Gli altri Guardiani sono d'accordo e si guardano attorno, cominciando a girovagare.

The New Age Of Guardians [Completa] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora