trentuno.

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"alex?!"

il tono di tyler aveva mescolato al suo interno un insieme di sorpresa e paura.

appena sentì quel nome, pronunciato con tanto disprezzo, gli venne la pelle d'oca.

sentì il moro imprecare più volte, rispondendo aggressivo alla voce che stava urlando dall'altro capo del telefono.

alex stava urlando così forte che persino josh riusciva a sentirlo.

finì di asciugarsi i capelli e indossò un asciugamano alla vita, raggiungendo tyler in camera sua.

il ragazzo era lì, vicino alla finestra, fermo ad ascoltare le parole aspre dell'altro.
distrattamente, stava picchiettando le dita contro il vetro freddo.

"dove cazzo sei adesso?!"
sentì chiaramente quella domanda

"fatti i cazzi tuoi, alex," si bloccò appena, passandosi una mano sopra il viso "non siamo più bambini, non devi farmi da balia" quella risposta sarcastica fece sorridere josh

"ah, ho capito. sei ancora con quella checca di dun?!" dall'altro lato si udì una risata "che ne penserebbe tuo padre? mh?"

"vaffanculo alex, non puoi controllarmi"

"attenzione a come parl--"
tyler chiuse la chiamata, buttando il cellulare lontano, sul letto con un gesto esasperato.

josh si avvicinò a lui, abbracciandolo di colpo.
"che sta succedendo? perché ti ha chiamato?"

l'altro ricambiò la stretta, sospirando tristemente.
"niente, vallo a capire quel coglione.."

rimasero abbracciati una manciata di secondi, poi josh si staccò e ruppe di nuovo il silenzio.

"lascia la scuola"

"cosa?!"

"sì, i-io... lascia la scuola e lavora con me al negozio," scrutò il suo viso in cerca di un'espressione, ma l'altro era impassibile, bloccato dalla sorpresa "hai diciassette anni, giusto? puoi farlo."

tyler ci pensò su un po', era una cosa fattibile.
in fondo, i suoi genitori glielo avevamo già proposto l'anno prima.

tirò un sorriso ed annuì, accettando la sua offerta.

lo baciò

per quanto fosse felice, però, non riusciva a smettere di pensare alle parole di alex.

aveva paura? era terrorizzato.

fin da piccolo era sempre stato riluttante sul dover giocare e passare tempo a casa di suo cugino.

suo zio era rozzo, bigotto, ignorante e tutto quello di peggio che l'america potesse offrire e aveva cresciuto alex  a sua immagine e somiglianza.

da bambini, mostrava loro la sua collezione di armi, promettendo che un giorno tutto quello sarebbe passato in eredità al figlio.

con la mente piena di quei ricordi agghiaccianti, sfiorava il corpo di josh, con le dita tremanti di paura.

røck 'n' røll suicide || jøshler Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora