CAPITOLO 1

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Tornare in questo posto è come farsi una doccia gelida in pieno inverno. Tornare significa RIVIVERE ciò che è successo anni fa. Non sono pronta, non voglio ricominciare.

Qui...ormai non conosco più nessuno, i miei compagni delle elementari non so più chi sono, ricordo poco di loro...ero affezionata solo a quelle poche persone...

Tornare nella vecchia casa è tremendo. Nessuno pensa più a ciò che è successo, cercano di dimenticare il dolore con cui convivono e lasciano credere che tutto è passato,

che la sofferenza prima o poi svanisce e soprattutto che la rabbia non si trasforma in odio. Con "Nessuno" mi riferisco alla mia famiglia che sembra aver dimenticato il passato, ma ciò che è successo li tormenterà per tutta la vita.

<<Belle, Caren siamo arrivati,eccoci di nuovo nella nostra vecchia casetta!>>

 Papà mi riscuote dai miei pensieri con questa affermazione...chiamarla "casetta" mi sembra tutto meno ciò che è, ovvero una super mega villa! Come le altre, però questa è quella più bella, ma allo stesso tempo la più brutta per tutti noi, perché i ricordi del passato cominciano a vagare nella mente.

Entrati nella villa, noto subito il lungo viale di pineti da percorre con la macchina, le fontane di marmo, i piccoli alberi con forme perfettamente geometriche, il laghetto con i pesci e le papere, la magnifica piscina che risplende con la luce del sole, le aiuole piene di fiori di tutti i tipi...sembra una reggia, ecco la tipica fortuna di chi ha una madre imprenditrice e un papà classificato come uno dei dottori più bravi e importanti al mondo...spesso però questo punto di vista può creare brutti svantaggi, come il fatto che sono conosciuta e che molte persone si allontano da me perché credono di non essere al mio livello, oppure si avvicinano solo per avere un certo tipo di reputazione e per essere conosciuti...così negli anni ho imparato che è meglio stare da sola.

Entriamo in casa e vado dritta nella mia ex camera. Mi sento vuota, senza nessuna ragione per continuare questa vita che mi hanno rovinato. Le lacrime ormai le ho finite tutte ed è inutile cercarle perché non ci sono più, convivo con il mio dolore da anni ed è inutile piangere tanto ciò che è andato via non tornerà mai più.

Prima di aprire la porta guardo le due stanze con le porte chiuse vicino la mia e poi giro la maniglia...tutto è come ho lasciato, il letto, il divano, i giochi, le foto...c'è ne è una che attira subito la mia attenzione, siamo io e Allegria, giocavamo nel giardino, lei era bellissima, con un sorriso bellissimo, avevamo otto anni, eravamo felici...ora sembra tutto così...vuoto!

Lo sapevo che tornare a Miami avrebbe fatto questo effetto e la mia rabbia sta diventando sempre più forte! Non lo capiscono i miei genitori che così ci facciamo del male?

Come hanno potuto accettare di tornare solamente per uno stupido lavoro! Visto che la maggior parte del tempo papà sarà fuori e tornerà a New York!

Per qualche soldo in più mia madre ha davvero deciso di tornare qui? In questo luogo dove neanche lei riuscirà a vivere con il tremendo dolore continuo? Non li capisco.

<<Mamma,papà...io vorrei andare a fare una passeggiata nei dintorni, posso prendere la macchina?>> chiedo velocemente per uscire da questo posto il prima possibile.

<<Va bene tesoro, torna prima di cena che questa sera tuo padre ci porta nel migliore ristorante della città>> risponde mia madre entusiasta.

<<Ok. Siete sicuri che Phil ha portato la mia adorata macchinetta?>>  <<Certo, è entrato poco fa con essa...se non ti senti pronta per guidarla puoi farti accompagnare da Phil.>>

Salvami finché puoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora