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Venezia

Il concerto a Venezia è andato davvero bene. Gli italiani sono davvero simpatici.

Non ero mai andata in Italia, anche se ho sempre voluto visitarla.
Mi piaceva il romanticismo di Venezia.

La mattina dopo il concerto mi sono svegliata tranquilla, per fortuna non avevo sognato quell'incubo, e spero di non sognarlo mai più.

Sia io che Shawn avevamo la giornata libera, ma Shawn sembrava così distante da me: sembra essere tornato come all'inizio, come se non ci conoscessimo, mi trattava con professionalità, non prendendomi in giro e non chiamandomi più "Beth".

Come se il nostro rapporto si fosse raffreddato. E non ne capisco proprio il motivo, è così da quando sono uscita da quel bagno ai Video Music Awards.

Voglio capire cosa sta succedendo in quella sua testa testarda.
<Ehi Shawn, ci facciamo un giro per Venezia? È una città così bella!> propongo, sorridendogli entusiasta.

Lui mi guarda serio e scuote la testa.
<No, non ho tempo per queste bambinate.>
Il sorriso che c'è sul mio volto scompare. Non so perché, ma ci sono rimasta male per quelle parole.

<Shawn, che ti succede? È dai Video Music Awards che ti comporti così, ho fatto qualcosa che non va?> chiedo, seria.
Lui mi guarda negli occhi, e leggo la rabbia che ha.
Non mi degna di una risposta e fa per uscire dalla camera, ma io lo blocco.

<Shawn, è tutta la giornata che ti comporti così con me. Come se avessi fatto qualcosa che ti ha deluso enormemente. Facciamo un giro e mi spieghi tutto, eh?> dico, con tutta la calma che riesco a trovare.

<Ti ho detto di no.>
<Smettila di fare lo stronzo, tu vieni con me e basta!> esclamo, prendendolo per il polso e trascinandolo fuori dall'hotel.

L'hotel in cui dormivamo questa volta è molto vicino all'acqua.
Facciamo qualche passo, e vedo tante barchette poste alla riva.
<Facciamo un giro su quelle specie di barche Shawn? Per favore!> lo imploro.

Lui finalmente mi rivolge un piccolissimo sorriso.
<Si chiamano gondole, ma vabbè> ridacchia.
<Non m'importa!> esclamo sorridendo.

Alla fine Shawn parla con l'uomo vicino alle gondole e costui ci fa salire.
Shawn prende i remi e iniziamo a muoverci sull'acqua.
È davvero bellissimo: le luci delle case di Venezia che fanno da sfondo, l'acqua calma e scura (perché saranno le otto di sera) sotto di noi.

<Allora, vuoi spiegarmi che ti succede? Che ho fatto sta volta?> gli chiedo curiosa.
<Ti sembra che io non mi ricordi di quello che ti ho confessato durante l'incendio?> mi risponde con un' altra domanda, lasciandomi letteralmente senza parole.

Ero convinta che se lo fosse dimenticato, o che non diceva sul serio quella sera.

<T-tu te lo ricordi?> balbetto.
Lui annuisce.
<Non ho voluto parlarne subito, perché avevo paura di affrontare la cosa. Ma poi mi sono reso conto del fatto che, alla fine, ne avremmo parlato comunque.>

<È per questo che sei arrabbiato con me?>
Scuote la testa.
<No. Non è per questo.> fa una piccola pausa. <La vera domanda è: tu ricambi quello che provo io?>

Non sapevo cosa rispondere. Ricambiavo davvero il suo amore?
Oppure no?
Oppure si, ma non volevo ammetterlo a me stessa perché ho paura di amare.
Ho paura di affezionarmi dinuovo e poi rimanere delusa ancora.

Esito un secondo. <I-io non lo so.> mi passo una mano sul viso.<Io ho paura Shawn. Ho avuto un sacco di delusioni dalle persone che amavo, e ho paura di rimanere delusa dinuovo.>

<Non è solo per questo.> mi dice, ricevendo una mia occhiata confusa.
<Ah no?>

<Quando sei andata in bagno ai Video Music Awards mi hai chiesto di tenerti la borsa e il cellulare.
E ho visto dalla notifica un messaggio da parte di un certo Daniel che diceva "Non posso farci niente Elisabeth, io ti amo ancora". È per questo che non ricambi, vero?È per questo che non hai sollevato l'argomento.> mi dice, come se fosse triste.

<Io non ti ho detto che non ricambio Shawn!> esclamo, alzando un po' il tono della mia voce. <Ho detto solo che non lo so. Dammi un po' di tempo.> dico.
Lui distoglie lo sguardo da me e ferma la gondola, perché siamo tornati al punto di partenza.

<Forse è meglio tornare in hotel, domani dobbiamo partire presto.> dice, duramente, e io non lo sopporto quando fa così.

Si alza dalla gondola e torna sulla terra ferma, seguito a ruota da me.
<Non essere così freddo con me, Shawn.>

<E cos' altro dovrei fare? Alla persona di cui mi sto per innamorare non importa nulla di me, cosa dovrei fare, fingere di essere contento della situazione?> sbotta.

<Non ho detto che non mi importa nulla di te, Shawn! A quest'ora non saremmo neanche qui a discutere, cazzo!>

Arriviamo già davanti all'entrata dell'hotel.
<Senti, possiamo parlarne quando il tour sarà finito? Abbiamo entrambi un sacco di pensieri in testa, ci manca solo questo. Cerchiamo di rimanere con il rapporto che abbiamo sempre avuto, così io nel frattempo cerco di capire quello che sento.
Shawn, capiscimi.> dico. Non so che altro fare, questa mi sembra la soluzione migliore.

Lui fa un grande sospiro.
<Okay> mi dice.
Senza rendermene conto, lo abbraccio, ma sento degli scatti di macchina fotografica che mi fanno staccare immediatamente da lui.

<È meglio che entriamo, o saremo sommersi dai paparazzi e giornalisti> dice Shawn.
Io annuisco ed entriamo in hotel.
Una volta arrivati nelle nostre rispettive camere, io prendo il telefono e vedo due chiamate perse da parte di Josh.

Lo richiamo, e aspetto che risponde.
Dopo un bel po' di tempo, sento che qualcuno ha accettato la chiamata.
<Ehi Josh!> esclamo, contenta di risentire mio fratello.
Ma quello che mi risponde non è Josh.

<Elisabeth, non sono Josh, sono Ashley> mi dice. Sembra che ha appena pianto, e questo mi fa preoccupare.

<Ehi Ashley, come va? È successo qualcosa?> domando, cercando di non apparire così preoccupata.
<Elisabeth, Josh... Un incidente...mi dispiace> inizia a piangere violentemente, a singhiozzare, che non mi spiega bene quello che è successo.

<Come un incidente?! A Josh?! E come sta?! Ashley, che cazzo è successo, per favore, dimmelo!> esclamo, con le lacrime che minacciano di uscire.

Lei si calma, cercando di smettere di piangere. <Josh ha avuto un bruttissimo incidente Elisabeth e...> inizia dinuovo a piangere, il che mi fa incavolare.

<E...?> avevo paura della risposta che avrei potuto ricevere.
<...non ce l'ha fatta Elisabeth.. Mi dispiace davvero tanto> lei inizia dinuovo a piangere, e mi cade il telefono tra le mani.

Le mie gambe cedono, facendomi inginocchiare per terra.
Inizio a piangere violentemente, singhiozzo, le lacrime non vogliono piu smettere di uscire.
Mi copro il viso con le mani, piangendo ancora e ancora.

Non posso crederci. Mio fratello, che era la mia famiglia, l'unica persona che mi era rimasta accanto, se n'è andata. Mi vennero in mente le sue parole prima che partissi. "L'unica cosa a cui devi pensare da ora in poi, è realizzare quello che è sempre stato il tuo sogno. Ti voglio bene" queste le parole che mi disse prima di partire.

Lo sapevo, non dovevo andarmene da quella maledetta casa, dovevo rimanere con lui, dovevo stargli vicino e non pensare a me facendo l'egoista.

Voglio scappare, voglio tornare a New York e poterlo ribbracciare un' ultima volta.
E invece rimango lì, per terra, a piangere, e a pensare ad ogni momento passato insieme a mio fratello, e a quanto la vita è stata crudele con me.

Ma perché, perché proprio lui?
Perchè dovevano portarmi via l'unica persona che mi amava veramente?
Che non mi avrebbe mai voltato le spalle, come hanno fatto tutti!?
Perché portarmi via l'unica persona rimasta della mia famiglia, visto che i miei genitori ci hanno abbandonati a New York per farsi una nuova vita!

Piango, piango ancora, disperatamente.
Non riesco ad accettare che mio fratello se ne sia andato via.

The road to rock // Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora