15

1.5K 110 0
                                    

Caro Josh,
non posso ancora credere che te ne sia andato.
Ti voglio troppo bene per accettare che tu non sia più nella mia vita, Josh.
Mi dispiace di non essere stata la sorellina modello, mi dispiace per tutti i guai che ti ho fatto passare, mi dispiace per tutte quelle volte in cui ti sedevi vicino a me e ascoltavi i miei problemi, in silenzio, sopportandomi.
Mi ricordo ancora quando parlammo dei nostri genitori e io mi misi a piangere, perché pensavo (e penso ancora) che se ne siano andati per colpa mia. Tu mi abbracciasti e mi baciasti la fronte, sussurrandomi che ci saresti sempre stato per me.
E l'hai fatto, ci sei sempre stato, mi hai fatto da fratello, da padre, da madre e da amico.
Eri la mia famiglia Josh.
Questa lettera tu non la leggerai mai, ma sai come sono fatta, quando devo sfogarmi mi metto a scrivere ed affogo nel mio dolore.
Mi ricordo tutte le volte in cui ti consideravo strano, pazzo, non molto sano di mente.. Ma era proprio questo che ti rendeva speciale: la tua stranezza, il modo in cui non ti univi alla massa, quella cosa che avevi dentro che ti rendeva diverso dagli altri.
Ti ricordi quando eravamo piccoli, quando giocavi con me Josh?
Quando facevamo la lotta con i cuscini la notte.
Quando stavamo serate intere a parlare e a scherzare.
Non ti dimenticherò mai, Josh.
D'altronde, come faccio a dimenticarti? Sei stata una persona fondamentale nella mia vita.
Non saprò mai come ringraziarti.
E mi dispiace di non averti detto in tempo quanto ti voglio bene.

Poso la lettera sul comodino, dopo averla riletta. Sono stata tutta la notte sveglia, deprimendomi e scrivendo questa lettera.
Alla fine mi sono addormentata verso le quattro, per poi risvegliarmi alle cinque e mezza perché dovevamo partire.
Vado in bagno e mi ci chiudo dentro.
Mi siedo in un angolo e ricomincio a piangere.
È come se tante lame taglienti mi stessero trafiggendo.
<Elisabeth, sei pronta per partire?> urla Shawn da fuori.

<Vattene via Shawn!> urlo a mia volta.
Non voglio che mi veda così, e non voglio nemmeno vederlo. Voglio solamente piangere e piangere fino ad esaurire le lacrime, ma faccio lo sforzo di alzarmi e sciaquarmi la faccia.
Mi guardo allo specchio: ho gli occhi gonfi per il pianto e due occhiaie da far paura. Mi trucco, cercando di nascondere tutto, e fingo un sorriso davanti allo specchio.

Quando esco dal bagno, spalanco gli occhi alla vista di Shawn accanto al comodino con la mia lettera di sfogo in mano, intento a leggerla.
Sussulta appena mi vede, ma subito dopo mi lancia un'occhiataccia.

<Chi cazzo ti ha detto di entrare e fare quello che ti pare?!> sbotto, con rabbia, strappandogli la lettera dalle mani e buttandola sul letto.
<Ti rendi conto di cosa mi hai nascosto?> dice Shawn, con rabbia anche lui.
Abbasso lo sguardo e non dico nulla.
Per poco.

<Vattene via, Shawn!> sibilo.
<Io non me ne vado di qui nemmeno morto!> sibila a sua volta.
<E invece si, devi andartene! Lasciami in pace!>

<Non dire cazzate Elisabeth!> diventa rosso dalla rabbia.<Ma mi spieghi perché fai così? Ti tieni tutto dentro, nel tuo mondo, e fai tutto da sola, come se ti bastassi. Come se non avessi bisogno d'aiuto, come se da sola riuscissi a superare tutto, quando in realtà non è così Elisabeth, e tu lo sai. Tu hai bisogno di una mano, e non c'è niente di male nel chiedere aiuto! Lasciati aiutare Elisabeth, lascia che ti dia una mano a superare tutto, perché ne hai davvero bisogno. Basta tenersi tutto dentro, perché così ti fai solamente del male. E va a finire che crolli tutto in una volta.
L'orgoglio ti rende forte, ma non ti rende felice, ricordatelo>

Non dico nulla, inizio solamente a piangere violentemente.
Mi metto le mani sul viso e piango ancora, così come ho fatto tutta la notte.
Crollo, crollo davanti all'ultima persona che vorrei mi vedesse crollare. E non posso farci nulla.
Crollo anche perché tutto quello che ha detto è maledettamente vero, e io non lo sopporto.

Shawn mi stava dicendo che voleva aiutarmi. Shawn era lì, nonostante io mi fossi comportata da stronza con lui, nonostante i litigi e le piccole discussioni, le prese in giro e tutti i casini che combinavo.
Shawn rimaneva accanto a me, restava anche quando io gli urlavo di andarsene, come adesso.
Chiunque mi avrebbe lasciato da sola con il mio dolore, mentre lui no.

Era sempre rimasto. E mi chiedo cosa abbia fatto di bello per potermi meritare una persona come lui.

Shawn si avvicina e mi circonda con le sue braccia. Io affondo il viso contro il suo petto e lo stringo a me, e mi sento meglio quando lui mi stringe anche più forte, mentre io continuo a piangere.
Mi bacia la fronte, e in quel momento mi ricorda tanto quando lo fece anche mio fratello.

<Dobbiamo tornare a New York, Shawn. Anche solo per qualche giorno, ti prego.> sussurro, così piano che penso non mi abbia sentito.
<Certo> mi risponde, invece.
Dopo un po', riesco a calmarmi e mi stacco da Shawn.

Lui prende il suo telefono e chiama qualcuno, ma non so chi, visto che mi distraggo guardando fuori dalla finestra.

<...devi procurarci un volo per New York, immediatamente. No, non andremo ad Amsterdam, dobbiamo per forza tornare a New York per qualche giorno. È importante! Sbrigatela tu!>
Shawn finisce la telefonata e si avvicina a me.

<Invece di andare ad Amsterdam oggi andremo a New York, okay? Potremo starci quanto vuoi. E poi quando vorrai ripartiremo, mh?> mi dice dolcemente mentre mi accarezza una guancia.

Annuisco e mi abbraccia dinuovo.
Avrei voluto stoppare per un secondo il mondo e rimanere tra le sue braccia il più tempo possibile. Forse fino a domani, o forse per sempre.

The road to rock // Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora